Università 54 commenti

Studiare a Vienna: le università

Oggigiorno sono sempre di più i giovani che lasciano l’Italia oltre che per lavorare anche per studiare all’estero.

Io stesso dopo aver iniziato i miei studi in Italia mi trasferii e frequentai per vari anni l’università di Vienna, un’esperienza che posso consigliare a tutti.

Per questo motivo in una serie di articoli vi aiuterò a conoscere il mondo universitario austriaco e viennese con informazioni e consiglio per studiare a Vienna.

Con più di 150.000 studenti Vienna si distingue come una delle città universitarie più importanti dell’area germanica.

Oltre a studenti da tutta l’Austria, la capitale attira anche moltissimi studenti provenienti dalla Germania – per le condizioni universitarie più favorevoli – e da molti Paesi confinanti e dell’area dei Balcani.

In questo primo articolo andiamo a scoprire le più importanti università di Vienna:

Universität Wien (UniVie)

Fondata nel 1365 l’universität Wien o Hauptuni (da Hauptuniversität) è una delle università più antiche d’Europa e di grande tradizione.

Con più di 130 corsi di studio divisi in 15 facoltà è un’università a carattere generalista dove confluiscono la maggior parte degli studenti.

La sede centrale è situata nel cosiddetto “Hauptgebäude” presso Schottentor, ma molti istituti si trovano sparsi in altri palazzi della città.

Altra sede molto importante dell’Universität Wien è il NIG (Neue Institutsgebäude) dove si trovano oltre a molti istituti anche varie aule di informatiche e la mensa.

Maggori informazioni: http://www.univie.ac.at

Technische Universität Wien (TU Wien)

Il politecnico di Vienna venne fondato nel 1815 dall’imperatore Francesco I come “k. k. polytechnisches Institut” (Istituto politecnico imperiale e regio) e conta oggi circa 30.000 studenti iscritti.

L’offerta di studio prevede 70 corsi di laurea in tutti i campi delle scienze naturali, dell’ingegneria, dell’architettura e dell’informatica.

La sede centrale si trova presso Karlplatz e nei palazzi vicini risiedono i vari istituti.

La maggior parte degli istituti universitari, tra cui la sede centrale, si trovano presso Karlsplatz e nelle vie adiacenti.

Maggori informazioni : http://www.tuwien.ac.at/

Wirtschaftsuniversität Wien (WU)

Fondata nel 1898 con il nome di k.k. Exportakademie (accademia imperiale e regio per le esportazioni), si è evoluta nel corso degli anni diventando una delle più importanti università al mondo.

Con più di 25.000 studenti l’università di economia e commercio di Vienna è infatti la più grande d’Europa nel suo campo.

E’ sicuramente caratterizzata da una forte internazionalizzazione, infatti più del 20% degli studenti sono stranieri, soprattutto provenienti dall’europa centrale e orientale, che si riflette anche sull’offerta formativa.

Attualmente la sede centrale è nel complesso tra la Franz-Joseph-Bahnhof e la stazione della metropolitana Spittelau. Nel 2013 è previsto il trasloco nella nuova e più capiente sede nelle vicinanze del Prater (2. distretto).

Maggiori informazioni: http://wu.ac.at

Universität für Bodenkultur Wien (BoKU)

L’università delle “risorse naturali e scienze della vita” di Vienna è specializzata nella ricerca e nello studio delle risorse rinnovabili.

Con più di 10.000 studenti offre moltissimi corsi di studio che vanno dalle biotecnologie all’agricoltura passando per l’ingeneraria ambientale fino alle scienze dell’alimentazione.

Una caratteristica di questa università è la stretta collaborazione con industrie e aziende austriache e internazionali tramite progetti continui di cooperazione.

Maggior informazioni: http://www.boku.ac.at/

Medizinische Universität Wien

L’università di medicina di Vienna nasce ufficialmente dopo il distacco dall’Universität Wien nel 2004.

La sede centrale si trova presso l’ospedale generale di Vienna (Allgemeines Krankenhaus – AKH) che funge come ospedale universitario.

Gli studenti iscritti per i corsi offerti di medicina e di odontoiatria sono più di 7.000

Maggiori informazioni: http://www.meduniwien.ac.at

Universität für angewandte Kunst Wien & Akademie der bildenden Künste Wien

Le due più importanti università artistiche di Vienna sono l’Accademia di Belle Arti e l’Università per le arti applicate.

La prima, fondata nel 1692 ed orientata principalmente alle arti visive come pittura e scultura, è di stampo più classico e di grande tradizione culturale a Vienna.

La seconda ha invece uno stampo più moderno ed è maggiormente incentrata sulle “arti applicate” come architettura, moda e design.

Maggori informazioni:
http://www.akbild.ac.at
http://www.dieangewandte.at

Nel prossimo articolo di questa guida parleremo delle modalità, costi e tempi di iscrizione all’università di Vienna.

Italiani a Vienna 100 commenti

Non lasciate l’Italia per l’estero se…

Il dibatto tra chi vuole lasciare l’Italia e chi invece vive già all’estero e vorrebbe tornare in Italia è uno dei temi più discussi di questo blog.

Un’interessante contributo a questa discussione viene da Eireen, autrice del blog Die Italienerin che ha pubblicato una interessante ricetta per un espatrio di successo.

L’articolo è un ritratto di tutti i problemi e le difficoltà a cui si va incontro quandi ci si trasferisce all’estero in cui l’autrice cerca di mettere in guardia chi ha intenzione di lasciare l’Italia ma non ha bene in mente cosa significhi vivere in un nuovo Paese con una nuova lingua e cultura.

Sebbene la “ricetta” sia basata sulle esperienze dell’autrice in Germania ha sicuramente molti punti in comune anche con Vienna e l’Austria su cui riflettere.

Nella sua “ricetta per un espatrio di successo” Eireeen sconsiglia di lasciare l’Italia per l’estero se:

  1. Lo state facendo per risolvere tutti i vostri problemi. L’espatrio non risolve i problemi, li moltiplica. Quantomeno i primi anni.
  2. Emigrate pensando che andrete a vivere nella terra di cuccagna, dove il lavoro si raccatta per strada, gli stipendi sono altissimi, le case enormi e a prezzi ridicoli, la gente è amichevole e accogliente, il clima favoloso, i servizi eccellenti, la città mozzafiato. Ora, d’accordo che ad esempio la Germania è uno dei pochi paesi in Europa che ha resistito alla crisi, ma questo non significa che essa sia un Eden. Va bene: avete letto che un operaio tedesco prende il doppio di uno italiano; ma vi siete chiesti quanto di quello stipendio va in tasse? E il costo della vita, com’è? E poi voi, venendo qui, potreste fare l’operaio? O essendo stranieri dovreste adattarvi a fare il gelataio? Siete disposti? E comunque anche per fare il gelataio, oggi in Germania ci vuole un corso di formazione certificato. Quindi….
  3. State scappando da qualche situazione interiore difficile. Se, ad esempio, fuggite perché “qua sono infelicissimo, ma all’estero troverò la gioia di vivere”, state pur sicuri che anche nel vostro paese di destinazione sarete infelicissimi. Se invece state venendo via da casa perché, esempio classico, il vostro problema è uno stipendio da ricercatore ridicolo e altrove vi offrono il triplo, allora il discorso cambia.
  4. Non siete flessibili. Dovunque andrete, ci sarà da adattarsi a vari livelli. Sia che vi spostiate da Barberino del Mugello a Wellington, Nuova Zelanda, sia che vi trasferiate da Milano a Lugano, dovrete affrontare cambiamenti più o meno ingenti. Dovrete – tra gli altri – adattarvi ad un clima diverso, a gente nuova, ad usi apparentemente bizzarri, a costumi ai vostri occhi incomprensibili, ad una lingua che spesso non è la vostra, a modi di fare forse inconsueti, ad un’alimentazione curiosa, a mentalità diverse e con cui a volte vi scontrerete anche con violenza. E siete a casa loro, non vostra. Quindi, come detto, siete voi a dovervi adattare.
  5. Non siete disposti a fare della gavetta. Anche se siete un professionista ultra-qualificato, che viene trasferito dalla propria ditta a una sede estera, dovrete comunque, per certi aspetti, ripartire dal basso. Tanto più se volete invece emigrare allo sbaraglio, con nessun titolo in tasca e nessuna certezza. Tanto per ribadire quanto detto al punto 2: magari in Italia avete conseguito una strepitosa laurea in giurisprudenza con lode e dignità di stampa, ma arrivati in Germania, ad esempio, al massimo potrete aspirare a diventare addetto call centre in Italiano, almeno all’inizio.
  6. Non avete voglia di imparare una lingua straniera. Il discorso vale in generale, tranne ovviamente se nel paese di destinazione si parla la stessa lingua del vostro paese di provenienza. Per il tedesco, come ho detto più e più volte, il discorso vale doppio. Imparare questa lingua raffinata e machiavellica richiede un’enorme costanza, dosi industriali di pazienza, secchiate di precisione e molto molto amore. Se, che ne so, siete una persona a cui già imparare lo spagnolo sembrerebbe difficile come mandare a memoria la Divina Commedia, allora lasciate proprio perdere da subito.
  7. Non avete messo in conto diversi momenti drammatici tra senso di solitudine e disorientamento, flash di machimelhafattofarismo, giorni cupi, noia, nostalgia di casa tipo mal d’Africa, depressione e certe volte anche distillati di disperazione pura. Non sto dicendo che vi verranno tutti questi sintomi insieme o che starete sempre male; anzi, magari non ve ne verrà neppure uno e sarete felicissimi fin dall’inizio. Molto dipende dal vostro carattere, va da sé.

Detto ciò, se avete controllato la check-list e constatato che, nonostante tutto il desiderio di espatriare vi è rimasto, il coraggio non vi manca, la voglia resiste, la curiosità domina, lo spirito di avventura urla dentro di voi; se bramate un cambiamento, se siete curiosi, aperti, flessibili, se piace la vita con tutto quello che porta con sé, ma davvero tutto, allora partite senza remore; non indugiate. Vi divertirete.

Negozi Un commento

I migliori mercati contadini con prodotti locali di Vienna e dintorni

Per chi ama i prodotti biologici e desidera fare una spesa genuina (ed economica) con prodotti locali, anche a Vienna è possibile.

Sparsi per la città sono infatti presenti moltissimi mercati contadini dove è possibile acquistare frutta e verdura di stagione, carne, salumi, formaggio, uova, riso, vino, confetture e miele realizzati artigianalmente direttamente dai produttori.

Per chi vuole essere sicuro che il proprio cibo provenga dai dintorni, sia biologico e fresco, ecco quindi una lista dei migliori mercati contadini presenti a Vienna:

Biomarkt Freyung

Sicuramente non il più conveniente tra i mercati contadini, il “Biomarkt” al Freyung offre però una ampia scelta di prodotti. Pane, pesce, vino, succhi, formaggi e miele, non c’è prodotto biologico che qui non sia possibile trovare. Oltre ai prodotti alimentari è inoltre possibile acquistare anche prodotti artigianali come cesti, prodotti in legno e utensili da cucina.

Biomarkt Freyung
Dove: 1., Freyung
Venerdì e Sabato: 9:00 – 18:00

Naschmarkt

Il più conosciuto (e turistico) dei mercati presenta ogni sabato uno spazio anche per i prodotti biologici di qualità. Qui è possibile trovare carne, pane e vino dai contadini viennesi e delle regioni circostanti.

Naschmarkt
Dove: 4., Wienzeile
Sabato: 6:00 – 17:00

Rochusmarkt

Anche il Rochusmarkt è un mercato non esclusivamente dedicato a prodotti alimentari, ma è possibile trovare molti prodotti biologici austriaci. Le bancarelle contadine offrno oltre a frutta e verdura anche pane e produzioni proprie come miele, succhi e marmellate.

Rochusmarkt
Dove: 3., Landstraßer Hauptstraße, Höhe Rochusgasse.
Sabato: 6:00 – 17:00

Yppenmarkt

L’Yppenmarkt è diventato nel corso degli anni insieme al Brunnenmarkt una istituzione tra i mercati di Vienna. Mentre al Brunnenmarkt l’offerta si concentra ad una clientela orientale, presso l’Yppenmarkt è possibile trovare il meglio dei prodotti biologici viennesi. La scelta di frutta e verdura è estremamente varia e da non perdere.

Yppenmarkt
Dove: Yppenplatz
Sabato: 9:00 – 13:00

Karmelitermarkt

Fiore all’occhiello del 2. distretto, tutti i sabati al Karmelitermarkt sono presenti oltre ai negozi fissi una serie di bancarelle di contadini dai dintorni di Vienna. Sebbene il mercato sia relativamente nuovo, è possibile trovare tutto quello di cui si ha bisogno: carni e pollame e addirittura pesce di coltura biologica, frutta, verdura e formaggi.

Karmelitermarkt
Dove: Karmeliterplatz
Sabato: 8:00 – 13:00

Meidlinger Markt

Il Meidlinger Markt si trova nella zona pedonale della Meidlinger Hauptstrasse tra la Niederhofstraße e la Reschgasse. Luogo di incontro degli abitanti della zona, è un insieme di bancarelle e negozi. Oltre ai molti negozi con prodotti internazionali sono presenti circa 20 bancarelle di contadini e venditori di prodotti locali. Alcuni sono presenti ogni mattina, ma per una scelta più ampia conviene andare il venerdì o il sabato.

Meidlinger Markt
Dove: Meidlinger Hauptstrasse (tra la Niederhofstraße e la Reschgasse)
Sabato: 6.00 – 13:00

Sobieskiplatz & Servitenmarkt

Il nono distretto è una vera e propria mecca per chi è alla ricerca di prodotti locali. Sia presso la Sobieskiplatz (vicino alla Nußdorferstrasse) che davanti ala Servitenkirche ogni sabato è presente un mercato biologico. Frutta, verdura, pane, formaggi, salumi e molte altre specialità regionali sono presenti in entrambi i mercati.

Sobieskimarkt
Dove: Sobieskiplatz
Sabato: 8:00 – 13:00

Conoscete altri mercati contadini con prodotti locali e biologici a Vienna?

Curiosita', Vienna Lascia un commento

Dove nuotare gratuitamente a Vienna

Per scappare dal caldo che in questi giorni sta colpendo anche Vienna cosa c’è di meglio di una bella nuotata rinfrescante?

Oltre alle costose e affollatissime piscine comunali, è possibile rinfrescarsi anche nelle “acque viennesi“: sto parlando ovviamente del Danubio ma anche dei molti e poco conosciuti laghetti naturali del Lobau.

Ecco quindi una lista delle migliori zone dove è possibile nuotare a Vienna gratuitamente:

Alte Donau

L‘Alte Donau è un’antico ramo del Danubio ora scollegato da esso. L’acqua sgorga dal sottosuolo creando in pratica un grandissimo lago naturale. Su entrambe le sponde sono presenti varie zone con prati liberamente accessibili dove poter nuotare e prendere il sole.

Neue Donau

Il Neue Donau è il ramo più piccolo del Danubio, il cui scorrere dell’acqua viene regolamentato ed è quindi balneabile.
Sia dalla sponda delle Donauinsel che da quella opposta è possibile immergersi nelle acque.
Nella zona tra il Nordbahnbrücke (U6) e il Brigittenauer Brücke è stata creata una zona apposita per famiglie con zone di ristorazione e bagni (Info).

Obere Lobau

Nel parco naturale del Lobau sono presenti vari insenature e laghetti nel mezzo della natura che possono essere facilmente raggiunti con una passeggiata. Nelle zone verdi sono presenti tavoli e panche gestite dal comune.
Indicazioni precise riguardante la locazione di queste aree naturali le trovate sul sito del comune di Vienna.

Donaustadt

Negli antichi rami secondari del Danubio all’interno della Donaustadt è possibile trovare oasi di tranquillità a pochi passi dalla città.
Il Mühlwasser e il Schillerwasse si diramanno per diversi kilometri nel 22. distretto e offrono moltissime possibilità per rilassarsi nelle loro acque.

Per chi avesse dei dubbi sulla qualità delle acque viennesi, il comune di Vienna controlla costantemenete la qualità dell’acqua in tutte le zone balneabili. I risultati aggiornati sono pubblicati sulla pagina Badewasserqualität in Wien.

Conoscete altre zone di Vienna dove è possibilie nuotare gratuitamente da consigliare?

Vienna Lascia un commento

Augustin: il giornale di strada di Vienna

“Augustin! Augustin!”

Nelle stazioni della metropolitana, davanti ai supermercati o agli angoli delle strade: ogni giorno si sente il richiamo dei venditori dell’Augustin, il più famoso giornale di strada di Vienna.

Nato nel 1995 da una cooperativa di assistenti sociali e giornalisti, Augustin è diventato nel corso degli anni il giornale di strada con la più alta tiratura nei paesi di lingua tedesca, con 30.000 esemplari venduti ad ogni uscita (viene pubblicato ogni secondo mercoledì del mese).

La rivista viene venduta da circa 450 persone con difficoltà economiche o impossibilitate a lavorare, come per esempio senza tetto, disoccupati di lungo periodo o  persone richiedenti asilo politico. La metà del prezzo di copertina (€ 2,50) va direttamente al venditore.

Augustin si autodefinisce uno “Stadtzeitung” (giornale cittadino): i contenuti spaziano infatti dall’informazione sui gruppi più emarginati della città ai progetti e iniziative per migliorarne la situazione, passando per la cronaca cittadina più scurrile e arrivando infine alla letteratura e all’intrattenimento puramente viennese.

Per rimanere completamente indipendente, la rivista non riceve nessun finanziamento pubblico. I costi vengono coperti dalle vendite del giornale, dalla pubblicità e dalle donazioni di privati, oltre che dal lavoro volontario di giornalisti e grafici per la realizzazione.

All’interno del progetto Augustin sono stati inoltre creati altri progetti per offrire nuove possibilità a tutte le persone che la società cerca di mettere in un angolo.

Oltre a Radio Augustin (su Radio Orange tutti i lunedì e venerdì dalle 15.00 alle 16.00) e Augustin TV (sul canale OKTO) sono presenti anche un  laboratorio di scrittura, il coro  Stimmegewitter Augustin, il gruppo teatrale 11%K-Theater e la squadra di calcio Schwarz-Weiß Augustin.

Augustin viene spesso definito “la coscienza di Vienna”, lo comprate anche voi? 

Informazioni utili 35 commenti

Kirchenbeitrag: informazioni e consigli sul contributo alla Chiesa Cattolica in Austria

In Austria tutti i membri della Chiesa Cattolica hanno l’obbligo di versare annualmente un contributo finanziario, il cosiddetto Kirchenbeitrag (o Kirchensteuer).

A differenza dell’Italia – dove l’otto per mille viene versato da tutti i contribuenti e suddiviso poi tra le varie confessioni religiose – in Austria ogni confessione è responsabile per il contributo finanziario versato da parte dei suoi credenti.

Il Kirchenbeitrag deve essere versato sia dai cittadini austriaci che dai lavoratori stranieri residenti in Austria (di religione cattolica) in quanto anch’essi appartenenti alla comunità cattolica austriaca.

Storia del Kirchenbeitrag

Il Kirchenbeitrag venne istituito nel 1939. Prima di questa data la Chiesa cattolica austriaca aveva a disposizione per il proprio mantenimento il cosiddetto Religionsfond, un fondo statale istituito nel 1782 dall’imperatore Joseph II. creato dalla confisca e gestione statale dei possedimenti della Chiesa.

Il regime nazista dopo la presa del potere confiscò tutti gli introiti del Religionsfond ed istituì il Kirchenbeitrag.

Dopo la fine della guerra si decise di continuare a mantenere questo contributo finanziario per il sostentamento della Chiesa Cattolica in Austria.

Come funziona il Kirchenbeitrag?

Al momento della consegna del Meldezettel per l’iscrizione della propria residenza in Austria, è possibile indicare il proprio credo religioso in un apposito spazio.

Indicando l’appartenenza alla religione cattolica il Comune comunicherà la vostra presenza in territorio austriaco all’ufficio competente della Diocesi.

Dopo poco tempo verrete contattati dalla Diocesi con una lettera di benvenuto che oltre a varie informazioni relative alla comunità cattolica del vostro luogo di residenza vi invierà la richiesta del pagamento del Kirchenbeitrag.

Quanto bisogna versare?

L’ammontare del contributo da pagare (annualmente) equivale al 1,1 percento del reddito imponibile annuo (Lohnsteuerbemessungsgrundlage), meno 50 € di esenzione fissa (comunque minimo € 90 annuali).

La prima volta l’Ufficio delle Imposte della Diocesi vi richiederà una somma da pagare calcolata in base ad una stima dei vostri possibili guadagni, chiedendovi di mettervi in contatto con loro o di inviare una copia del vostro stipendio per poter calcolare esattamente l’importo da pagare.

Per varie categorie sono presenti esenzioni dal pagamento, per esempio studenti o disoccupati, o riduzioni, per esempio se si è genitori single e in base al numero di figli. Inoltre effettuando il pagamento tramite

Da ricordare inoltre che è possibile detrarre dalle tasse il Kirchenbeitrag fino a € 400.

E’ possibile calcolare il contributo da versare tramite un sistema online presso il sito ufficiale www.kirchenbeitrag.at.

E’ possibile non pagare il Kirchenbeitrag?

Il Kirchenbeitrag è un contributo finanziario per l’appartenenza alla Chiesa cattolica in Austria, e l’unico modo ufficiale per non pagarlo è distaccandosi dalla Chiesa.

Le conseguenze di questa uscita dalla Chiesa sono tra l’altro l’impossibilità di ricevere la comunione, di sposarsi in Chiesa o di ricevere una funziona religiosa in caso di decesso.Questo significa che i sacramenti ricevuti verranno annullati, in pratica una sorta di “scomunica”, sebbene in base alle mie ricerche da un punto di vista teologico non sarebbe mai possibile uscire dalla Chiesa cattolica, poiché il battesimo non può essere annullato.

Una possibilità per non versare questo contributo è eventualmente non dichiarare l’appartenenza alla Chiesa Cattolica alla presentazione del Meldezettel (lasciando semplicemente in bianco l’apposito spazio Religionsbekenntniss).

In questo nessuno conoscerà la vostra religione e i vostri dati non verranno comunicati all’ufficio competente. Questo è ovviamente possibile solamente la prima volta che presentate il Meldezettel.

Se avete già ricevuto i bollettini di pagamento è sconsigliato ignorarli, in quanto le successive ingiunzioni di pagamento conterranno una multa aggiuntiva da pagare. Inoltre non è nemmeno possibile distaccarsi dalla Chiesa per non pagarli. La migliore cosa da fare è mettersi in contatto con l’Ufficio di Riscossione della Diocesi e accordarsi su un importo da pagare per le “rate arretrate”, dopodiché sarà possibile distaccarsi dalla Chiesa cattolica.

Una riflessione per concludere

Molti italiani che vengono a conoscenza dell’obbligo di pagamento di questo contributo sono contrariati e cercano spesso in tutti i modi di non pagarlo, probabilmente dimenticando che in Italia esiste l’otto per mille, che tutti – credenti o meno – sono obbligati a pagare.

In questo senso il modello austriaco mi è sempre sembrato molto più coerente con le scelte di una persona.

Se non si è credenti o si appartiene ad un Credo che non richiede alcun contributo da parte dei fedeli, allora non si è obbligati a pagare nulla.

Chi invece appartiene ad una comunità che lo richiede, allora dato che si ricevono dei benefici sarà necessario accettarne anche le regole e gli oneri.

In conclusione quindi un appartenente alla religione cattolica in Austria se è coerente e ne condivide le regole dovrebbe sentirsi quindi “moralmente obbligato” al sostegno della propria comunità tramite un contributo comune di tutti i fedeli alla causa (che poi vuol dire sostenere se stesso nel proprio credo religioso).

 

Italiani all'Estero 5 commenti

Vivere fuori dall’Italia vuol dire…

Tramite il blog Vediamo, dai scopro questo bellissimo articolo di SmilaBlomma in cui racconta la sua esperienza di vita lontana dall’Italia (in Inghilterra).

E’ un racconto che nella sua semplicità riesce a descrivere i motivi per cui ha lasciato l’Italia e a raccogliere sia gli aspetti positivi che quelli negativi di una vita all’estero, e che per questo vi propongo:

Questo post me l’avete praticamente strappato dalla penna. Tutti voi (tanti, cazz!) che ogni giorno iniziate la vostra emigrazione cercando su google “andare via dall’Italia”. E arrivate qua e incominciate a farvi un’idea di quello che possa voler dire farla veramente, quella cosa che vi viene in mente a ogni visione di TG, a ogni curriculum senza risposta, a ogni nuova tassa sulle mutande a pois, a ogni De Gennaro nominato sottosegretario.

Questo post ve lo scrivo in una giornata qualunque fuori dall’Italia e fuori dall’Euro, durante una tipica pioggia battente tra i raggi del sole. Durante una pioggia forte e duratura che non è un acquazzone estivo, non anticipa nessuna bella giornata e non porterà nemmeno l’arcobaleno. Alzerà vagamente le temperature, portandole a mala pena sopra la soglia del numero a due cifre.

Scrivo oggi – in una pessima giornata grigia e senza aprire i giornali italiani online – nel tentativo di essere razionale. Ché se per puro caso oggi qua ci fosse il sole o stessi leggendo uno di quei titoli dei nostri giornali mainstream (schifosi in forma e contenuti), questo post reciterebbe più o meno così: “sì, dobbiamo andarcene tutti dall’Italia”.

Quando sono partita per Manchester la sensazione era di aver preso una decisione molto importante in un tempo molto piccolo. Pensavo di aver fatto le valigie in quattro e quattr’otto senza essere stata a rifletterci troppo. Pensavo che la mia partenza fosse stata una diretta derivazione di pochi fattori che si erano sistemati in modo da tracciare una via irrinunciabile: perdita del lavoro, trasloco inevitabile, S. direzionato verso Manchester.

E invece non era così. Quelli sono stati solo gli episodi scatenanti. Latente, da molti anni oramai, c’era la consapevolezza di non stare bene, di aver bisogno di cambiare aria e soprattutto di smettere di vivere l’umiliazione quotidiana di lavorare in Italia, con una paga che non era uno stipendio, senza ferie, senza permessi, senza malattia, senza orari stabiliti, senza poter mettere da parte un soldo. La mia non-carriera italiana, fatta di lavori che mi piacevano molto e non pagavano e lavori che non mi piacevano e pagavano poco, fatta di giorni liberi dal primo lavoro per andare a fare il secondo, serate passate a lavorare da casa a cose interessanti e giornate passate in ufficio con gente meschina e approfittatrice, mi aveva stancato. Era chiaro che “fare gavetta” era una frase vuota. Perché quando esperienza, responsabilità e competenze aumentano mentre lo stipendio e i diritti diminuiscono, quello non si chiama gavetta, ma sopraffazione.

Allora mi sono trovata all’improvviso in un’altra nazione. Con l’entusiasmo e la paura delle cose nuove, quelle grandi, che cambiano la storia della tua vita.

Vivere fuori dall’Italia vuol dire accorgersi, con imbarazzo, di provare stupore per cose che dovrebbero essere la norma ma da noi non esistono: il tuo capo che ti dice grazie, un lavoro a tempo intedeterminato, il tuo stipendio che cresce ogni 3 o 6 mesi, assieme alla tua esperienza. E poi la possibilità di affittare una casa vera, intera, solo per te, anche se fai un lavoro umile, l’autobus che passa all’ora stabilita, le visite mediche con l’interprete nel caso tu non sia ancora pratico con la lingua. I figli di ragazze giovani, nati perché essere incinta non vuol dire anche essere licenziata. Le serate che iniziano alle 6.30 perché 8 ore di lavoro sono abbastanza e nessuno viene insultato per essere uscito dall’ufficio all’orario stabilito dal suo contratto. Essere considerato adulto e non ragazzo a 30 anni, con tutte le responsabilità del caso.

Vivere fuori dall’Italia è vedere una televisione che oltre alle scemenze presenta anche programmi interessanti, é vedere i film nella loro lingua originale. E’ ascoltare la gente comune fare domande a politici che rispondono per davvero. E’ ritrovare una dignità di persona e lavoratore che da noi non esiste più.

Vivere fuori dall’Italia vuol dire anche essere lo straniero: immergersi in una cultura nuova e sconosciuta, non capire le battute nazionalpopolari e non conoscere i personaggi famosi, sperimentare la guerra tra un cervello che pensa con la sua cultura e una bocca che parla una nuova lingua. Vuol dire sentirsi rispondere “è per questo che l’Italia è fallita” ogni volta che commenti il prezzo esagerato dell’insalata, vuol dire comprare i pomodorini a decine anziché a chili, rinunciare al pane vero.

Vivere fuori dall’Italia vuol dire essersene andato e cioè stare lontano: da quegli amici cui non devi raccontare il passato perché l’hanno vissuto con te, dalla famiglia, dal tuo locale preferito, dal profumo della peperonata al giovedì e della pasta col sugo avanzato il giorno dopo. Vuol dire dover rendere tua un’altra casa, senza i mobili di sempre e lo specchio nel quale ti vedi più magra. Vuol dire litigare col tuo fidanzato e non poter sbattergli la porta in faccia per andare a parlar male di lui con la tua amica. Vuol dire non esserci quando succedono le cose importanti a quelli che conosci e aspettare di essere tutti connessi a skype per dirsi le novità. Dover andare al matrimonio con un vestito inglese, cercando quello che sembri meno inglese possibile. Tenere sotto controllo quotidiano le offerte delle compagnie aeree.

Vuol dire provare frustrazione al ventesimo giorno di pioggia, a maggio, quando il tuo corpo è pronto alle maniche corte ma fuori ci sono 11°. Vuol dire cominciare nuove relazioni, conoscere nuovi locali e nuovi indirizzi, con tutta l’eccitazione dei primi mesi e la stanchezza dei mesi successivi. Vuol dire nostalgia costante, più o meno intensa, ma presente, come compagnia fissa.

Vivere fuori dall’Italia vuol dire sapere cosa succede in patria dai giornali e dagli amici, senza vivere in prima persona lo spirito del tempo e senza contribuire in nessun modo. Vuol dire vedere il tuo paese che continua la sua caduta e sentirti vigliacco ed egoista per non aver provato a metterci del tuo.

E poi vuol dire molte altre cose: divertenti, estenuanti, piacevoli o insopportabili. Vuol dire diventare più ricchi di esperienze e più poveri di relazioni, più forti per alcuni versi e più deboli per altri. E mille altri contrasti e sensazioni difficili o facili da vivere a seconda del tuo umore o del clima o dell’avvicinarsi del tuo prossimo rientro in patria.

Insomma non è facile. Ma nemmeno così difficile. Si fa, lo possono fare tutti. Secondo me quello che ci vuole più di tutto è non programmare troppo in là, procedere un po’ per giorno. E vedere come va.

Eventi 5 commenti

Andare o non andare alla Donauinselfest… questo è il problema!

Come ogni anno ritorna a Vienna il più grande festival all’aperto d’Europa, con più di 3 milioni di visitatori, da venerdì 22. a domenica 24. giugno 2012.

Sto ovviamente parlando della Donauinselfest, una 3 giorni di musica e spettacolo sulla Donauinsel (Isola sul Danubio) dove si esibiranno più di 200 bands e artisti da tutto il mondo.

Quest’anno, ripensando alle esperienze passate, mi sto però chiedendo se valga veramente la pena partecipare o meno, ecco qualche dubbio che mi frulla per la testa:

Il viaggio

Se normalmente per raggiungere la Donauinsel ci vogliono circa 15 minuti con la U-Bahn, durante tutti i giorni del festival il viaggio diventa una vera e propria odissea.

Sebbene gli intervalli delle metropolitana vengano ridotti, aspettatevi file chilometriche fino all’esterno della stazione e di essere poi pressati (nel vero senso della parola) all’interno dei vagoni.

Il ritorno ovviamente è uguale… quante Ubahn ci vogliono secondo voi per spostare 1 milione di persone?

L’isola

Se giunti sulla Donauinsel pensavate che il peggio fosse già passato, purtroppo vi sbagliate: mentre nel pomeriggio l’isola può sembrare un bel prato spensierato, la sera diventa un luogo buio ed estremamente caotico.

Quasi subito perdere di vista tutti gli amici con cui vi siete avventurati al festival e trascorrete ore al telefono per ritrovarvi (consigliata corda da alpinisti per rimanere insieme…).

Infine se finalmente avrete raggiunto il palco dove volevate andare, spero per voi che non vogliate più muovervi. Andare verso un’altro palco significa infatti una camminata di anche un’ora, ovviamente tra masse di persone mezze ubriache e nel chaos della notte.

La gente

Siamo ad un festival e quindi la gente si vuole divertire. Purtroppo molti capiscono il divertimento solo come ubriacarsi fino a non riuscire più a capire dove sono, e la Donauinselfest si riempie sempre più di queste persone nel corso della serata. Insomma se vi piace vedere la gente che casca nel Danubio, siete nel posto giusto.

I prezzi

All’interno del festival è proibito portate qualunque tipo di bevanda alcolica.  Ovviamente nei vari stand gastronomici vengono però venduti birra, vino e superalcolici senza problemi e soprattutto a prezzi incredibilmente alti. Per quanto riguarda il cibo offeto negli stessi chioschi, i prezzi sono ovviamente anche qui estramente maggiorati e di una qualità per cui ogni commento è vano.

Artisti e band

Quest’anno gli artisti principali sono Simple Minds, Samy Deluxe, Silbermond, James Morrison e molti altri prevalentemente austriaci. Certo, il festival è gratuito e quindi non si possono pretendere Bruce Springsteen o Madonna, però qualcosa di più si potrebbe sicuramente fare.

Diverstamente dagli altri anni, in questa edizione non è inoltre presente nemmeno un’artista dall’Italia che mi possa invogliare nell’odissea di raggiungere la Donauinsel. L’unico che mi aveva quasi illuso è stato tale “Nino de Angelo” che purtroppo (o per fortuna) ho scoperto essere solo un omonimo del nostrano Nino d’Angelo…

Le alternative

Se vi ho convinti e anche voi quest’anno lascerete perdere la Donauinselfest, quali sono le attività alternative per questo fine settimana?

Ovviamente in questi giorni ci sono ancora gli Europei di Calcio, quindi ogni sera è possibile guardare una delle partite. Queste verranno sicuramente trasmesse anche sugli schermi della Donauinsel, ma credo che in quei giorni il WUK sarà deserto e si troverà un posto a sedere anche a metà del primo tempo.

Se non amate il calcio potrebbe essere invece una buona possibilità per andare alla scoperta di Vienna in tutta calma, visto che quasi tutti saranno alla Donauinsel.

Se non vi ho comunque convinto e volete partecipare alla Donauinselfest, vi rimando al sito ufficiale della manifestazione per tutte le informazioni dettagliate su artisti e band.

Parteciperete alla Donauinselfest 2012?

Notizie 137 commenti

5 motivi per non venire a lavorare a Vienna

Negli ultimi tempi sembra che tutti gli italiani vogliano andare a lavorare all’estero.

Gli articoli più letti del blog sono quelli relativi alle possibilità di lavoro a Vienna e quasi ogni giorno mi giungono messaggi di persone che chiedono consigli su come trovare un lavoro in Austria.

La situazione lavorativa è oggettivamente migliore rispetto all’Italia: la disoccupazione è la più bassa d’Europa, l’assistenza sociale è molto più estesa e in generale trovare una occupazione non è difficile.

Ma come si suol dire, non tutto è oro quel che luccica, e per questo motivo ho messo insieme 5 motivi su cui riflettere prima di lanciarsi all’avventura alla ricerca di un lavoro a Vienna:

1) Il tedesco

Per la maggior parte dei posti di lavoro in Austria è ovviamente necessario sapere il tedesco, e se non avete conoscenze almeno basilari le offerte lavorative si restringono molto velocemente.

Sebbene in certi settori e aziende sia certamente possibile lavorare anche con l’inglese e in alcune rare occasioni anche con l’italiano, la conoscenza del tedesco rende molto più facile sia la vita lavorativa che quella di tutti i giorni.

Per capire meglio quanto sia importante la conoscenza della lingua del Paese dove ci trova, io faccio sempre un facile paragone: quante aziende conoscete in Italia dove si lavora con l’inglese? E che lavori potrebbe fare uno straniero che non sappia parlare italiano?

2) Il clima

A Vienna d’inverno fa freddo… molto freddo. La temperatura può arrivare fino a 20 gradi sotto lo zero, anche a causa al famigerato vento che riesce a penetrare qualunque giacca a vento.

Per compensare solitamente negli uffici e soprattutto nei mezzi pubblici il riscaldamento è acceso al massimo a tutte le ore.

Quindi se siete freddolosi pensateci due volte prima di venire nelle “steppe viennesi” o preparate in valigia una giacca veramente pesante.

Ultimo appunto: lasciate a casa gli ombrelli, a Vienna (non so perchè) non li usa nessuno (molto meglio una giacca con cappuccio).

3) Gli austriaci

Il modo di relazionarsi degli austriaci (sia sul lavoro che al di fuori) è molto diverso rispetto a quello italiano, e per alcuni può essere inizialmente un vero e proprio shock.

Mentre noi siamo aperti, socievoli e “chiacchieroni”, gli austriaci sembrano invece più freddi e distaccati.

In realtà (in base alla mia esperienza) è semplicemente un atteggiamento riservato e tranquillo.

Infatti basta uscire a bere una (e più) birre insieme e si diventa quasi subito amiconi.

4) Il cibo

Vera e proria spina nel fianco degli italiani che vengono a Vienna: non ho mai conosciuto nessuno (me compreso) che non si lamentasse della cucina austriaca e avesse nostalgia dei prodotti italiani.

Se siete grandi amanti della cucina italiana o iniziate già da ora ad abituarvi a mangiare wurstel e cotolette, oppure inizierte a fare lunghi viaggi dall’Italia con valige piene di mozzarelle, mortadelle e biscotti Mulino Bianco…

5) La lontanza da amici e parenti

Lasciare tutto per una nuova città straniera significa anche lasciare indietro la propria famiglia e le amicizie create nel corso degli anni, e rivedersi solo poche volte all’anno.

Sebbene anche a Vienna si faranno sicuramente nuove amicizie, ci vuole tempo prima di riuscire a ricreare lo stesso tipo di relazione come quella con i “vecchi amici” o con la famiglia.

Se all’inizio questo non può sembrare un problema, con il tempo ci si accorge che le amicizie lentamente si perdono, e anche che non è facile far capire alla propria famiglia la propria vita.

Venire o non venire?

Con questo articolo non voglio scoraggiare nessuno – se io vivo a Vienna senza ripensamenti da così tanti anni ci sarà sicuramente un motivo.

Questi vogliono solo essere degli spunti di riflessione per chi vuole lasciare l’Italia per venire a lavorare a Vienna che secondo me devono essere tenuti in considerazione.

Nessuno dei punti elencati è infatti insuperabile, e anzi in poco tempo verrete sicuramente “austriacizzati” anche voi e questi atteggiamenti vi sembreranno la normalità quotidiana.

Cosa pensate di questi motivi per non venire a lavorare a Vienna? Sono giusti o sbagliati? Ne conoscete altri?

Informazioni utili, Vienna 2 commenti

Car2Go : il carsharing per muoversi in macchina a Vienna

Da alcuni mesi avrete forse già notato moltissime Smart bianche e azzurre parcheggiate in molti angoli di Vienna.

Sono le auto del servizio di carsharing offerto da Car2Go, un’azienda presente in più di 20 città in tutto il mondo e da inizio 2012 anche a Vienna.

Il modello di carsharing offerto da Car2Go si basa sul noleggio delle automobili per un breve periodo per spostarsi in città.

L’idea innovativa risiede nel fatto che la macchina dopo l’uso non deve essere riportata nella centrale di prestito ma può essere lasciata in un normale parcheggio a disposizione del cliente successivo nelle vicinanze.

Come funziona il servizio?

Per utilizzare il servizio bisogna innanzitutto registrarsi tramite il sito web car2go.com ad un costo di € 9,90.

Dopo la registrazione è possibile ritirare la propria carta car2go presso la sede di Vienna di car2go (Hintere Zollamtsstraße 9, 1030 Wien) con la quale potrete anche accedere alla macchina.

Per trovare una auto libera potete girovagare per Vienna oppure (più comodamente) utilizzare l’applicazione per smartphone o il sito web che segnala le macchine libere in tempo reale.

Quali sono i costi?

La tariffazione per l’uso delle auto è al minuto: fino a 21 km di percorso (per ogni utilizzo) il costo è di 29 cent al minuto, per i chilometri successivi bisogna aggiungere altri 29 cent per chilometro.

Se il vostro viaggio dovesse durare più a lungo o per più chilometri, il costo per un’ora di noleggio sarà comunque al massimo di € 12,90 ed eventualmente di € 39,00 per tutto il giorno.

Inoltre la benzina è inclusa nel prezzo, e se farete il pieno dopo l’utilizzo presso una delle stazioni adibite, vi verranno abbuonati 20 minuti di viaggio.

Riassumendo…

L’idea è sicuramente interessante e per quelle zone di Vienna dove non arrivano i mezzi pubblici anche conveniente.

Le piccole Smart non permettono sicuramente di effettuare un trasloco, ma sono comode ed è facile trovare parcheggio.

Maggiori informazioni le trovate sul sito car2go.com

Avete già utilizzato il servizio di carsharing car2go? Cosa ne pensate?