Su questo blog si è discusso più di una volta di quanto il tedesco sia una lingua veramente difficile. Per impararla ci vuole qualche anno, per perfezionarla una vita intera.
Ammetto sinceramente che, anche dopo più di 20 anni in Austria, quando scrivo un testo di una certa complessità qualche errore capita sempre.
Per fortuna oggigiorno ci sono vari strumenti online che possono aiutare sia chi è alle prime armi che chi ha già una conoscenza avanzata del tedesco per scrivere meglio e senza errori.
Il primo che vi consiglio è il vocabolario online Leo. Tra i più completi e aggiornati, nasce agli albori d’internet (la prima pagina è del 1992), e ancora oggi è tra i siti web più visitati nei paesi di lingua tedesca. Oltre al dizionario italiano – tedesco offre anche versioni in 11 lingue, tutte disponibili gratuitamente.
Per quanto riguarda l’aiuto nella traduzione di frasi o testi completi invece, fino a qualche anno fa vi avrei consigliato di utilizzare Google Translate.
Per molto tempo è stato il leader indiscusso in questo settore, e rimane utilissimo nella traduzione automatica d’interi siti web per esempio, ma da qualche anno è disponibile un nuovo servizio che secondo me lo ormai ha superato, DeepL Translator. Questo strumento nasce all’interno della stessa azienda che ha sviluppato Linguee, un dizionario online che utilizza testi multilingua presenti sul web per mostrare il contesto delle possibilità traduzioni di un termine.
Deepl sfrutta gli stessi algoritmi ma riesce a tradurre automaticamente qualunque testo e – forse perché è stato sviluppato in Germania e quindi i produttori hanno una maggiore attenzione verso il tedesco – il risultato l’ho trovato sempre eccellente (supporta anche traduzioni in altre 24 lingue). Certo non ci si può aspettare di ottenere un testo perfetto, ma offre sicuramente un prezioso aiuto per tradurre velocemente una frase o avere una base di testo in tedesco da migliorare manualmente.
Per chi invece è già abituato a scrivere in tedesco ma vuole comunque un controllo sia grammaticale che dello stile posso consigliare Languate Tools e Duden Mentor. Entrambi offrono un servizio online di correzione sia della grammatica che dello stile. Basta scrivere o incollare un testo e immediatamente vi verranno segnalati possibili miglioramenti.
Duden Mentor nasce dalla casa editrice del famoso dizionario ed è solo in tedesco, mentre Language Tool offre il servizio in 31 lingue. Forse a causa della complessità del tedesco ho notato che entrambi hanno sempre difficoltà a riconoscere molte delle possibili migliorie stilistiche che invece un madrelingua potrebbe suggerire, ma riescono comunque a evidenziare molti aspetti che altrimenti potrebbero sfuggire.
Se conoscete altri servizi online per scrivere meglio in tedesco segnalateli nei commenti!
In base agli ultimi dati disponibili (1 gennaio 2025) dell’ufficio nazionale per le statistiche austriache (Statistik Austria) attualmente sono 41.033 gli italiani residenti in Austria, su una popolazione complessiva di 9.198.214 abitanti (di cui austriaci 7.342.590 e stranieri 1.855.624).
Il maggiore polo di attrazione risulta essere ancora la capitale Vienna, con 15.484 italiani residenti, seguita da Tirolo (8.843) e Carinzia (3.266). Le altre regioni a seguire sono Alta Austria (3.141), Stiria (2.930), Salisburgo (2.592), Bassa Austria (2.294), Vorarlberg (2.208) e infine il Burgenland con 275 italiani residenti.
La presenza italiana in Austria è in costante crescita. I primi dati disponibili riguardanti il 2002 riportano infatti una presenza italiana di 10.656 residenti in Austria, che in particolare dal 2013 è aumentata costantemente e risulta oramai più che triplicata. Rispetto al 2024 vi è stato un aumento di 1.598 unità.
Nella classifica delle nazionalità straniere maggiormente rappresentate in Austria, l’Italia si posiziona al 13 posto (uno in piú rispetto al 2024, “superando” la Bulgaria). La prima è la Germania con 239.519 residenti, seguita da Romania (155.721) e Turchia (124.775) e poi a scendere da Serbia (122.551), Ungheria (112.412), Croazia (109.367), Siria (104.747), Bosnia-Erzegovina (100.747), Ucraina (87.949), Polonia (67.554), Afghanistan (50.788) e Slovacchia (50.417).
A Vienna, dove al 01.01.2025 risiedono 2.028.399 persone, di cui 738.918 stranieri, il 36,4% della popolazione), la situazione è abbastanza simile.
La presenza italiana è in costante crescita (più 793 rispetto all’anno scorso) e la nostra comunità si trova al 15 posto tra le minoranze straniere.
La prima è quella originaria della Serbia (76.092), seguita da Siria (62.873), Germania (62.451), Turchia (47.519), Polonia (44.366), Romania (43.705), Ucraina (39.350), Ungheria (29.946), Croazia (28.138), Afghanistan (24.103), Bulgaria (23.631), Bosnia-Erzegovina (21.738), Russia (19.747) e infine Slovacchia (17.546).
Un’ultima considerazione: se avete la possibilità di consultare i dati AIRE, noterete che questi riportano un numero più alto d’italiani in Austria. Questa differenza è causata da coloro che hanno la doppia cittadinanza (per esempio bambini nati qui da coppie miste). Mentre infatti l’Italia li conteggia giustamente come parte della statistica italiana, l’Austria li considera invece solamente come propri cittadini, creando quindi questa discrepanza nei numeri.
La tragedia dell’Olocausto è un orrore che non credo sia necessario spiegare. Il ricordo di un avvenimento di tale portata dovrebbe essere sempre forte anche nelle generazioni successive come la nostra.
In Austria la presa di coscienza della propria responsabilità in questi avvenimenti è stato un percorso molto lungo. Per molto tempo dopo la guerra il tema è stato minimizzato se non nascosto sotto il mito della “prima vittima” (Opfermythos), e solo a partire dagli anni ’80 si è lentamente presa consapevolezza e sono state ammesse le proprie colpe nel genocidio. Spesso non ci si pensa, ma anche Vienna e tutta l’Austria sono stati coinvolti in prima persona negli orrori del nazionalsocialismo, con la sistematica uccisione di più di 65.000 cittadini austriaci.
Il primo monumento costruito a ricordo della vittime della guerra è stato il memoriale contro la guerra e il fascismo (Mahnmal gegen Krieg und Faschismus) realizzato nel 1988 da Alfred Hrdlicka nella Helmut-Zilk-Platz (parte della Albertinaplatz). L’opera è composta da più parti per ricordare tutte le vittime del nazionalsocialismo, sia dell’Olocausto che della guerra in generale, come anche il ritorno alla repubblica.
Questa opera venne però molto criticata dalla comunità ebraica e in particolare da Simon Wiesenthal, ritenendola non sufficiente e troppo generica, e si impegnarono in una campagna per ottenerne un memoriale dedicato in particolare all’eccidio del popolo ebraico. Questo venne infine inaugurato 25 ottobre 2000 nella Judenplatz: si tratta del monumento alle vittime ebraiche austriache della Shoah (Mahnmal für die österreichischen jüdischen Opfer der Schoah) ideata dalla scultrice inglese Rachel Whiteread.
L’opera è un parallelepipedo con le pareti ricoperte di libri con il dorso rivolto verso l’interno, a rappresentare sia il legame del popolo ebraico con il libro come parte fondamentale della loro religione (la Torah), sia la storia di ognuna delle vittime come un libro a se stante, che la distruzione della cultura ebraica in Europa durante l’Olocausto. Idealmente i libri in questa posizione non possono essere presi o letti, e anche la grande porta disegnata all’ingresso rimane impenetrabile, per simboleggiare appunto l’impossibilità di cambiare i terribili avvenimenti occorsi. Sulla base del monumento sono riportati i nomi dei campi di concentramento dove vennero deportati e uccisi gli ebrei durante l’Olocausto.
Un’altro progetto a ricordo delle vittime dell’Olocausto sono le cosiddette “pietre della memoria” (Steine des Gedenkens o Steine der Erinnerung), una versione viennese delle “pietre d’inciampo” (Stolpersteine) dell’artista tedesco Gunter Demnig. Forse le avete viste anche voi camminando per Vienna: davanti a molte case una volta abitate da cittadini di origine ebraica sono state incorporate sul marciapiede o sulla facciata delle targhe di ottone dove sono incisi il nome della persona, l’anno di nascita, il luogo di deportazione e la data di morte.
L’idea è di ricordare le persone come singoli individui e non solo come “popolo ebraico”. Coloro che sono stati deportati e uccisi nei campi di concentramento erano uomini, donne e bambini come noi, che vivevano in quelle case che abitiamo ora noi e camminavano sugli stessi marciapiedi che percorriamo tutti i giorni. L’iniziativa non è solo a Vienna ma in tutti i Paesi dove ci sono state vittime dell’Olocausto. Nel corso degli anni sono state depositate più di 50.000 pietre in tutta Europa, molte anche in Italia.
Nel 2017 é stato infine presentato il nuovo memoriale presso la ex-stazione ferroviaria di Aspang (Aspangbahnhof) nel 3. distretto. Da qui negli anni 1941-1942 vennero deportati più di 47.000 persone, di cui solo 1.073 sopravvissero. L’opera degli artisti Prinzgau/Podgorschek è composta da due binari di cemento di circa 30 metri che finiscono in una cavità di cemento di cui non si vede la fine, per rappresentare la morte e la dimenticanza di questi avvenimenti, accaduti nel centro di Vienna.
Per concludere vi voglio naturalmente segnalare che la comunità ebraica di Vienna non vive solo nel ricordo: seppur ridotta (circa 7.000 persone) continua ad essere presente e molto attiva in città, sia presso le proprie istituzioni che tramite musei ed iniziative.
Foto (c) shutterstock / Angelina Dimitrova
Se siete tra quelli che seguono gli eventi mondani di Vienna durante l’anno, saprete sicuramente che tra gennaio e febbraio ha il culmine la “stagione dei balli”. Per quelli che non li conoscessero ancora, i balli che si tengono a Vienna sono vere e proprie serate di gala, con centinaia (se non migliaia) di partecipanti in palazzi magnifici, abiti eleganti, orchestre, cibo, drink e vini, il tutto fino all’alba.
La cosiddetta Wiener Ballsaison inizia in realtà già a novembre, per la precisione l’11 alle ore 11.11, ovvero con l’inizio del Faschingszeit, il periodo di carnevale, e dura fino al martedì grasso, ma il momento più interessante è sempre nei primi due mesi dell’anno nuovo.
In questo periodo sono infatti oltre 400 gli eventi in cui è possibile danzare a suon di valzer, polka o quadriglia, e ce n’è per tutti gusti: si va dal ballo della Wiener Philarmoniker a quello dei cacciatori (Jägerball), medici (Ärzteball) o giuristi (Juristenball), passando per il sempre discusso e contestato ballo degli accademici (Akademikerball), fino a quelli più estravaganti come il Regenbogenball o il BonbonBall.
Il più famoso rimane sempre il Ballo dell’Opera (Opernball), luogo di incontro della società “alta” di Vienna, tra politici obbligati a essere presenti e personaggi più o meno eccentrici. Il momento più tradizionale della serata è la cerimonia di apertura, visto in Austria anche come il momento dell’ingresso in società dei rampolli delle famiglie più in vista di Vienna, trasmesso anche in televisione dai canali pubblici ORF. Conclusa la cerimonia, al comando “Alles Walzer” la pista da ballo viene aperta per tutti i presenti e viene suonato “Sul bel Danubio blu” di Johann Strauß.
Il partecipare ai balli è una tradizione della vita di tutti gli austriaci. Già negli ultimi anni di scuola superiore infatti tutti gli studenti sono soliti frequentare un corso di ballo per essere così pronti al ballo finale della scuola, che si svolge ogni anno per salutare le classi uscenti.
Se anche voi siete incuriositi e volete partecipare a uno dei tanti balli di Vienna è naturalmente possibile: la partecipazione è aperta a tutti, indipendentemente da quale associazione o gruppo li organizza. Il costo parte dai 30 Euro di quelli più piccoli fino ai 250 Euro – e oltre – per entrare al Ballo dell’Opera.
Naturalmente per partecipare a un ballo non può mancare l’abito adatto! In base al codice di abbigliamento richiesto per gli uomini può essere un frac oppure uno smoking mentre per le donne quasi sempre un abito lungo. Se non volete fare un investimento eccessivo potete sempre affittare un abito in uno dei tanti negozi di Vienna, per esempio Rottenberg o Flossmann.
Sicuramente molti di voi si staranno chiedendo se tra le tante serate organizzate a Vienna ce n’è anche uno “italiano“. Purtroppo la risposta al momento è negativa. Negli anni ’90 venne organizzato per alcuni anni un ballo degli italiani, che dai resoconti di cui ho sentito ebbe anche un ottimo successo, ma l’organizzazione venne poi purtroppo interrotta. Chissà se in futuro tornerà un evento del genere? Io parteciperei volentieri, e voi?
Come vola il tempo, tra pochi giorni è già Natale! Se trascorrerete questi giorni a Vienna o semplicemente volete saperne di più sulle tradizioni e usanze austriache legate a questa festa, ecco l’articolo che fa per voi!
In Austria già tutto il periodo che porta al Natale è particolarmente sentito, con le domeniche dell’Avvento e (di solito) i mercatini di Natale, ma è il 24 il giorno in cui per tradizione si giunge al culmine dei festeggiamenti.
Durante la Vigilia si attende infatti l’arrivo del “Gesù Bambino“(Christkind) che non è come alcuni pensano il Cristo del Vangelo ma un angelo o spirito che ha le sembianze di un bambino con i capelli biondi, una veste bianca e ali angeliche. Il nostro Babbo Natale rimane invece ancora marginale, ed è assimilato alla figura di San Nicolò, che si festeggia il 6 dicembre.
Secondo la tradizione Gesù Bambino passa in tutte le case la sera della Vigilia e senza essere visto – in particolar dai bambini – porta sia i doni che l’albero di Natale già addobbato e il presepe.
A proposito di alberi di Natale: in Austria la maggior parte delle famiglie ci tiene ad averne uno vero. Anche chi non è in possesso di un bosco da cui attingere, non deve preoccuparsi. Già da inizio dicembre in tantissime piazze di Vienna si trovano venditori che offrono pini e abeti di tutte le dimensioni.
Anche se viene spesso acquistato in anticipo questo non verrà mostrato ai bambini fino alla sera del 24, quando dopo il passaggio di Gesù Bambino, segnalato dal suono di una campanella (“Glöckchen“), farà la sua comparsa in casa.
Durante la Vigilia ogni famiglia segue poi le proprie tradizioni: c’è chi canta delle canzoni natalizie, chi legge delle poesie legate al Natale e chi parti del Vangelo.
Mentre si aspetta l’arrivo di Gesù Bambino non può mancare naturalmente una cena di Natale. Per tradizione questa è composta da un piatto semplice, come salsicce arrosto (Bratwürstel), una zuppa o un piatto freddo di salumi e formaggi, anche se da anni si sta diffondendo sempre più l’usanza di mangiare pesce, in particolare la carpa.
A mezzanotte tutta la famiglia si reca infine alla messa di Natale (Christmette). Per chi ha bambini piccoli nella maggior parte delle parrocchie viene celebrata anche una funzione nel primo pomeriggio.
Il 25 – e spesso anche il 26 dicembre – sono dedicati alla visita di amici e parenti. Non può mancare qui il classico pranzo di Natale, con pietanze a base di oca, anatra o carpa, in base ai gusti della famiglia.
E per concludere non possono mancare i classici biscotti di Natale. È tradizione preparali durante il periodo dell’Avvento con i bambini e – se ne sono ancora avanzati – mangiarne a più non posso durante i giorni di Natale. Tra i formati più classici si trovano i Lebkuchen, col classico sapore di cannella e cioccolato, i Vanillenkipferl, cornetti di vaniglia ricoperti di zucchero e i Linzeraugen, con un cuore di marmellata di albicocca.
Come per tutte le feste ogni famiglia ha inoltre le sue tradizioni speciali. Se anche voi festeggiate il Natale in Austria raccontatele nei commenti!
Questa notte in tutta l’Austria i bambini metteranno fuori dalla porta uno stivale o un piatto per aspettare la visita di un signore dalla barba bianca, vestito con il suo lungo mantello rosso, un bastone d’oro ed un grande libro della verità.
Si tratta di San Nicolò (Heilige Nikolaus) che secondo la tradizione tra il 5 e 6 dicembre va a visitare tutti i bambini più meritevoli e gli porta in dono mandarini, frutta secca e cioccolatini.
Il vescovo è accompagnato dai Krampus, la rappresentazione del diavolo che puniscono i bambini che invece non si sono comportati bene durante l’anno. Al posto dei regali portano carbone e e minacciano di rapirli chiudendoli in un grosso sacco.
La tradizione di San Nicolò ha origini antichissime: il Santo fu infatti vescovo di Mira – in Turchia – nel 3. secolo dopo Cristo. Secondo la leggenda aiutò tre fanciulle povere perché potessero andare spose, invece di essere vendute come schiave, regalando loro una dote.
Nel Medioevo si diffuse poi in tutta Europa l’usanza di commemorare questo episodio con lo scambio di doni nel giorno dedicato al Santo – il 6 dicembre – evolvendosi poi fino alla versione attuale, ancora oggi molto presente in tutta l’Austria come in Germania, nei Paesi Bassi, ma anche in Italia.
San Nicola è infatti anche patrono di Bari, dove si trovano alcune sue reliquie (altre sono a Venezia), ma la versione “austriaca” della tradizione è anche festeggiata in Alto Adige e in Friuli. Non bisogna poi dimenticare che il suo culto è arrivato poi fino agli Stati Uniti – portato dagli olandesi – dando origine alla figura di Santa Claus, ovvero il nostro Babbo Natale.
Nei paesi e nelle valli dell’Austria ogni anno il 5 dicembre si organizzano sfilate con San Nicolò e i suoi aiutanti – rappresentati dagli angeli – e tutto intorno i Krampus che creano scompiglio ma vengono tenuti a bada dal vescovo. Sono eventi molto caratteristici e se avete la possibilità da visitare almeno una volta.
A Vienna non ho purtroppo mai visto eventi di questo tipo nelle strade, ma sono spesso le parrocchie a organizzare incontri con San Nicolò oppure anche le stesse scuole e asili.
Festeggiate anche voi la tradizione di San Nicolò? Raccontate come nei commenti!
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta sul blog nel 2015 e ve lo ripropongo ora per il periodo dell’avvento.
Casette di legno, addobbi e decori per l’albero e la casa, tante idee per i regali, un inebriante profumo di vin brulè che circola nell’aria e melodie musicali in sottofondo che ci riportano con la mente a caldi ricordi d’infanzia. Sì, i Chirstkindlmarkt di Vienna ci fanno vivere in un mondo più bello e spensierato, tanto da poter esclamare: “Quant’è bello il Natale”.
E sì, è bello il Natale, peccato però che non lo sia ancora, almeno fino al 25 dicembre! E qualcosa ce lo indica costantemente, nelle strade, negli alberghi, nei ristoranti, nelle sale da concerto, nelle chiese, financo nelle case delle famiglie: sto parlando dell’Adventskranz, ovvero la “corona dell’Avvento”.
La corona dell’Avvento è formata da rami di sempreverdi (di preferenza abete) sistemati in forma circolare, sulla quale sono poste quattro candele rosse a rappresentare le quattro domeniche del periodo dell’Avvento. Al centro della composizione vi è, o vi sarà aggiunta all’ultimo, una candela di colore bianco che rappresenta il giorno di Natale. La tradizione collega questa “decorazione” prenatalizia alla liturgia cristiana, ed in effetti ogni candela ha un suo specifico nome (e significato) e andando con ordine sono: la candela del Profeta, la candela di Betlemme, la candela dei Pastori e la candela degli Angeli.
Anche la sua forma ha una simbologia precisa: il cerchio rappresenta l’anello, e l’anello rappresenta la fedeltà, in questo caso è la fedeltà di Dio che mantiene le promesse al suo popolo. Per chi vuole vi sono anche preghiere specifiche da recitare prima dell’accensione di ciascuna candela. Le candele vengono accese il sabato sera o la domenica mattina, e normalmente tenute accese durante la settimana la sera, o durante i momenti di ritrovo della famiglia. Alla fine delle quattro settimane dell’Avvento, la prima candela sarà ridotta a poco più di un mozzicone mentre l’ultima sarà ancora pressoché intatta… ma a quel punto saremo veramente a Natale!
La corona dell’Avvento può illuminare le case anche di chi non è un assiduo frequentatore di messe, in quanto esso può fungere da “antistress”. Ormai siamo abituati a vedere nei negozi e nei centri commerciali già le decorazioni natalizie subito dopo il ponte dei Santi, e conseguentemente anche nelle nostre case sempre prima si anticipa il periodo delle feste addobbando l’albero e accendendo le luminarie sul balcone in alcuni casi già da metà novembre, arrivando così a ridosso del 25 dicembre con un gran rifiuto per il Natale e con la non più tanto nascosta voglia di esser già a gennaio! E se ci pensiamo questo è assolutamente normale, in quanto viviamo sempre meno il presente, proiettandoci sempre più avanti e non assaporando più la bellezza dell’attesa del momento stesso.
Ecco quindi come può aiutare la corona dell’Avvento a misurarci con il tempo presente, a non anticipare ciò che avverrà (anche in lauti pranzi con amici e parenti) e attendere che la festa arrivi, per poi viverla veramente appieno! Non dimentichiamoci che in passato, soprattutto nel mondo mitteleuropeo, l’albero veniva addobbato la sera della Vigilia di Natale, quale momento di inizio della festa.
A questo punto cari lettori non mi rimane che augurarvi…buon Avvento a tutti!
Una delle tradizioni austriache di Ognissanti (Allerheiligen) e del Giorno dei Morti (Allerseelen) è lo Striezel, un treccia dolce che viene servita solitamente quando la famiglia si ritrova dopo aver visitato le tombe dei defunti.
Si tratta di un pan brioche intrecciato in maniera particolare, e la difficoltà maggiore più che nell’impasto sta proprio nella sua composizione prima d’infornarlo.
Naturalmente lo si può comprare già pronto nei panifici o nei supermercati, ma con un po’ di tempo e di buona volontà ci si può anche cimentare in una preparazione casalinga.
Se volete provare vi riporto qui una ricetta tradizionale (con queste dosi avrete impasto per 2 Striezel):
Preparare l’impasto unendo il latte con l’uovo. Aggiungere poi la farina e il cubetto di lievito sbriciolato. Infine inserire il sale, lo zucchero, il burro ed eventualmente l’uvetta e amalgamare il tutto fino ad avere un impasto omogeneo. Lasciarlo riposare coperto per circa 30 minuti.
Bisogna poi ottenere 12 porzioni di peso uguale e lavorarle ricavando da ognuna un salsicciotto abbastanza lungo, che dovranno essere uniti per ricavarne una treccia.
Essendo questa la parte più difficile vi lascio qui un video illustrativo del processo:
Quando completata lasciare riposare ancora 10 minuti la treccia e spennellare la superficie con uovo o latte, poi cuocere a 180 °C in forno statico per circa 30 minuti.
Lo Striezel viene servito ricoperto di zucchero a granelli e tagliato a fette e si può gustare da solo o accompagnato da burro e marmellata.
Quali altre tradizioni austriache di Ognissanti conoscete? Scrivetele nei commenti!
Come ogni anno il 26 ottobre in Austria è festa nazionale, e sebbene ogni austriaco conosca questa data a memoria, non sono molti quelli che sanno esattamente per quale motivo sia stato scelto questo giorno (provate a chiedere ai vostri amici e conoscenti!).
In effetti la storia riguardo alla scelta del 26 ottobre è abbastanza “complicata” e interessante, e merita di essere raccontata.
La prima volta che venne festeggiata una festa nazionale in Austria fu il 12 novembre 1919, data della proclamazione della Repubblica austriaca l’anno precedente. Questo venne mantenuto fino al 1934, quando sotto l’austro fascismo venne invece spostato al 1 maggio (simbolo anche della fine della prima repubblica austriaca), e così rimase anche durante il periodo nazionalsocialista.
Dopo la fine della guerra e fino al 1955, durante il periodo di occupazione delle truppe alleate – non venne festeggiato alcun giorno di festa nazionale. In quell’anno ci fu però un importante cambiamento in Austria: il 15 maggio venne infatti presentato lo “Staatsvertrag”, con il quale l’Austria otteneva nuovamente la sovranità nazionale. Il documento per essere valido dovette prima venire approvato da tutti gli stati occupanti (Francia, Gran Bretagna, Unione Sovietica e Stati Uniti), cosa che avvenne il 27. giugno 1955.
In base agli accordi da quel giorno tutte le truppe straniere avrebbero dovuto uscire dal Paese entro 90 giorni. L’ultimo soldato straniero lasciò quindi l’Austria il 25 ottobre 1955 e il giorno seguente venne dichiarata la “neutralità” austriaca e inserita nella Costituzione. Nel 1956 il presidente del consiglio del tempo Heinrich Drimmel decise d’indire un giorno di festa per ricordare questo giorno, chiamandolo “Tag der Fahne” (giorno delle bandiere).
Solamente nel 1965 il governo austriaco e il parlamento iniziarono infine una discussione su quale giorno dovesse venire dichiarato “festa nazionale”. Le date che vennero prese in considerazione furono le seguenti:
A grande maggioranza venne scelto infine il 26 ottobre, che quindi da 53 anni viene festeggiato come giorno di festa nazionale austriaca.
Ogni anno il 26 ottobre presso la Heldenplatz si svolge la tradizionale presentazione dell’esercito con la cerimonia di giuramento delle reclute (dalle 10:00). Nella piazza sarà inoltre come sempre possibile vedere e “toccare” da vicino carri armati, elicotteri e molto altro.
In questo giorno alcuni centri della politica apriranno le loro porte a tutta la popolazione, come il Parlamento, la Presidenza del Consiglio e il Ministero degli Esteri, con visite e possibilità di incontrare i politici.
Spesso anche alcuni musei offrono ingresso gratuito o ridotto durante il giorno di festa nazionale, vi consiglio di controllare il sito web di quelli a cui potreste essere interessati per aggiornamenti specifici.
Foto (c) shutterstock / RossHelen
Molti italiani che arrivano a Vienna e sono alla ricerca di una occupazione scelgono la ristorazione per trovare un primo impiego.
Per molti si tratta della prima esperienza in Austria e possono non essere chiari i propri diritti (e doveri) sul posto di lavoro. Purtroppo ho sentito spesso storie di offerte di lavoro poco chiare, con orari e paghe al di fuori di ogni regola o situazioni in cui i diritti di base non vengono minimamente rispettati.
Se state cercando lavoro in questo settore (o magari ci lavorate già) vi lascio quindi una serie di consigli da tenere sempre a mente, sono validi sia per Vienna che per tutta l’Austria:
1) Mai lavorare senza contratto: può sembrare ovvio ma capita spesso che un datore di lavoro chieda di iniziare da subito, per vedere se tutto funziona bene e solo in seguito “chiarire i dettagli”. La legge austriaca parla chiaro: ancor prima di iniziare qualunque attività deve essere presente un contratto firmato con diritti e doveri di entrambe le parti.
2) Controllare che i contributi vengano versati: se guadagnate più della “soglia minima di occupazione” (Geringfügigkeitsgrenze – 518,44€ / mese per il 2024), il datore di lavoro è obbligato a versare per voi i contributi di previdenza sociale per malattia e pensione. Per legge la comunicazione alla cassa malati deve essere fatta al più tardi il giorno di inizio del contratto di lavoro e vi deve consegnare una conferma dell’avvenuta iscrizione.
3) Leggete il contratto collettivo: come per quasi tutti i settori lavorativi, anche per la ristorazione vige un contratto collettivo dove sono indicati diritti e doveri dei lavoratori, come le ore massime di lavoro al giorno, i giorni di ferie e anche lo stipendio minimo per i vari tipi di mansione. E’ una lettura magari non delle più facili, ma la consiglio a tutti, qui trovate la versione piú recente
4) Chiarire la gestione delle mance: in Austria è usanza lasciare la mancia e in un locale ben frequentato può diventare una somma non indifferente. Per evitare malintesi vi consiglio di chiarire fin da subito come queste vengono gestite. In base alla legge son un regalo del cliente e in teoria appartengono a chi le ha ricevute. In molti locali vengono però messe insieme e suddivise equamente tra tutti i dipendenti.
5) Far rispettare l’orario di lavoro: chiarite fin da subito e indicate sul contratto i giorni e l’orario di lavoro. Il contratto collettivo prevede che ogni dipendente possa lavorare normalmente al massimo 40 ore settimanali. Queste possono essere aumentate in particolari fasi stagionali – anche fino a 12 ore al giorno e 60 ore la settimana – ma devono comunque essere recuperate o pagate in seguito (qui maggiori dettagli).
6) Il periodo di prova: il periodo di prova può avere una durata massima di 14 giorni – durante il quale si può lasciare il posto di lavoro o venire licenziati senza preavviso – dopodiché il contratto passa automaticamente a tempo indeterminato, con tutti i diritti e doveri che ne conseguono.
7) Dimissioni e licenziamento: anche qui vigono delle regole ben definite. Se non indicato in altro modo sul contratto, è possibile dare le dimissioni con 4 settimane di preavviso. Il datore di lavoro deve dare almeno 6 settimane di preavviso (il datore di lavoro può anche sollevarvi dal lavoro immediatamente, cosiddetto Dienstfreistellung – ma deve comunque pagare tutto il periodo fino alla fine del contratto).
E per qualunque problema con un datore di lavoro, sia se siete occupati attualmente che per far controllare un contratto, potete sempre rivolgervi agli uffici della camera dei lavoratori (Arbeiterkammer), una specie di sindacato che aiuta gratuitamente in qualunque problema legato al posto di lavoro.