Italiani all'Estero 15 commenti

8 motivi per cui sono contenta di essere tornata in Italia

Premessa: ho vissuto a Vienna dal 2010 al 2016. Mi sono trasferita a 28 anni, per seguire il mio fidanzato matematico e il suo lavoro.

Dopo sei anni abbiamo fatto il percorso a ritroso. Sono di nuovo in Italia da 11 mesi e sono molto più felice. Ecco perché:

  1. La lingua. Sembrerà una banalità ma uno dei motivi per cui ho maggiormente sofferto a Vienna è stato il non poter esprimermi in modo libero e completo, non poter dire esattamente quello che pensavo, non capire tutto ciò che mi veniva detto. Limitare le conversazioni al minimo necessario è stata un’autentica tortura. Dover inventare articolate perifrasi quando mi mancava il termine specifico era faticoso e frustrante.
  2. Il clima. Non sono originaria della Sicilia, anzi. Ma gli inverni viennesi mi hanno messa a dura prova. Festeggiare di nuovo la Pasqua in una giornata tiepida di primavera, invece che con la neve, è stato meraviglioso.
  3. La cucina. E intendo proprio la stanza della casa in cui si prepara il cibo. A Vienna avevo un piano cottura in corridoio con due piastre a induzione. E non mi sorprende visto che da quel che ho capito i viennesi pranzano fuori e consumano a casa una cena fredda a base di pane e formaggio. Avere di nuovo 4 fornelli e un forno per preparare ciambelloni, plumcake, torte salate, muffin, pizze mi dà una gioia indescrivibile.
  4. Il lavoro. A Vienna ho fatto la cameriera in gelateria per anni. Pur avendo un discreto livello di tedesco (C1 certificato) non sono mai riuscita a trovare niente che fosse più vicino ai miei studi e interessi. Fare la cameriera mi ha regalato umiltà a pacchi. Trovare lavoro in meno di due mesi in Italia, in ambito pubblicitario, mi ha restituito autostima, entusiasmo e voglia di fare.
  5. I nipotini. Nei sei anni che ho trascorso a Vienna sono tornata a casa solo per le vacanze di Natale. Nel 2010, quando sono partita, non avevo nipoti. Il primo Natale mia sorella non era ancora incinta, il secondo Natale mia sorella aveva una bambina, il terzo questa bambina camminava, il quarto parlava. Il quinto Natale mia sorella era di nuovo incinta, il sesto avevo due nipoti, di cui uno di sei mesi che vedevo dal vivo per la prima volta. Sapere di poterli vedere tutte le settimane è tutta un’altra storia.
  6. La colazione al bar. Un cappuccino e brioche a Vienna può venire a costare tranquillamente 5-6 euro, e non nel bar esclusivo vista Stephansdom ma anche in un Café qualunque. In Italia con la stessa cifra facciamo colazione in due. E la brioche non è stata surgelata, ma è stata sfornata poco prima.
  7. Le attività culturali. Cinema, teatro, incontri con gli autori in libreria. Tutto mi era precluso, a meno che non mi accontentassi di capire meno della metà o mi precipitassi all’istituto di cultura per il Club di lettura. Adesso quasi ogni settimana sono a una presentazione o a una conferenza. Ce ne sono talmente tante che alcune le snobbo per saturazione.
  8. Il bidet. Mi sono così abituata a non averlo che ora lo uso comunque pochissimo. Ma le poche volte in cui si rivela indispensabile è un lusso.

So che molte persone che vivono a Vienna si trovano bene e non tornerebbero in Italia per nessuna ragione al mondo. So anche che molte persone che vivono in Italia sognano di trasferirsi a Vienna pensando che sia il paradiso in terra e che il lavoro cada come manna dal cielo. So per certo che l’estero non era per tutti e Vienna non era per me.

Scritto da Silvia Pillin

Dopo sei anni a Vienna è tornata in Italia per lavorare come copywriter. A Vienna ha ambientato un romanzo che si intitola Ti voglio bene lo stesso". Tutte le sue avventure, viennesi e non, sono raccolte nel blog azzurropillin.

15 Commenti

  1. Bolzy ha detto:

    Ahia Silvia…non sapevo fossi tornata in Italia. :/ Leggerò famelica i tuoi libri per compensare la tua lontananza Grazie

  2. Antonella Girotto ha detto:

    Ecco perché non ti ho più vista in gelateria, sei tornata in Italia! Ciao Silvia , mi fa molto piacere che tu sia tornata a casa e che vada tutto a gonfie vele, te lo meriti!. …certo che dove lavoravi tu ….ti capisco, che non fosse il massimo a parte le tue colleghe, Eli e Giannina, delle quali sono amica, il resto. …no comment
    Ciao!

  3. Giuliana ha detto:

    Un po’ banale come racconto…. Piu’ o meno scontato..comunque buona permanenza in Italia :)

  4. Dario ha detto:

    Ti auguro ogni bene Silvia ma permettimi di dire che trasferirsi in un altro paese e quindi capire, conoscere, apprezzare un altra cultura ha necessariamente a che fare con lo studio, la conoscenza, l’uso e quindi una padronanza sempre maggiore della lingua. Ahimè nel caso del tedesco non così semplice ma in fondo anche per vivere a Londra non basta la conoscenza minima dell’inglese che si potrebbe acquisire nelle scuole italiane.

  5. Katia ha detto:

    beh… se sei tornata in Italia vuol dire che te lo puoi permettere come tra l’altro la stragrande maggioranza degli italiani

  6. Lidia ha detto:

    L’importante è che uno si senta bene dove vive o meglio che possa vivere e lavorare ove si senta a casa. Non ci sono motivi oggettivi per scegliere un posto invece di un altro. Nel mio caso, tre anni di “esilio” lavorativo in Belgio mi hanno fatto capire quanto amassi Vienna e sono felice di esservi tornata, godendomi le infinite attività culturali (non serve sapere il tedesco a perfezione per apprezzare un concerto e si trovano libri italiani ovunque, non solo all’istituto di cultura), le stagioni, la cucina (anche la mia, dotata di 4 piastre ad induzione ed un capiente forno, per tacere della scelta di dolci locali), etc. Il fatto di avere un lavoro in linea con quanto studiato sicuramente aiuta, ma nonostante le soddisfazioni lavorative a Bxl non mi sentivo nel posto giusto. Allo stesso tempo, mi sono sempre sentita una straniera in Italia, per motivi vari, preferisco dunque sentirmi straniera ove lo sono veramente.

  7. Erwin ha detto:

    Cara Silvia, apprezzo molto la tua sincerità, le emozioni che hai saputo trasmettere, la gioia nel ritorno nel suol natio. Vienna però ha un fascino tutto particolare, bisogna viverla, entrare nel suo cuore, far parte di associazioni, stringere amicizie, sapersi ambientare. Ecco tutto questo che non mi era riuscito a Milano, mi è riuscito a Vienna. Certo, professionalmente ho un’esperienza diversa dalla tua, forse sono stato facilitato perché sono stato chiamato dagli Austriaci per ricoprire quella posizione. Dunque, un’esperienza decisamente opposta alla tua. Lascerò Vienna? Si forse un giorno, ma almeno per adesso, sebbene non sia madrelingua, continuo a viverla intensamente. In bocca al lupo per il tuo ritorno in Italia.

  8. Luca ha detto:

    Grande Silvia… Ho detestato Vienna, poi come (quasi) tutte le cose che si detestano ho capito che l’amavo. Ma era un amore interessato, di testa ed io sono un uomo che vive di pancia (in tutti i sensi…) Dio solo sa come ti capisco, visto che ho fatto lo stesso percorso a ritroso tuo. Dio solo sa quanto mi mancherà e già mi manca la mia vita a Vienna…

  9. VicPaolo ha detto:

    …penso che la situazione lavorativa viennese abbia inciso molto sul tuo malessere: Bentornata nel paese dei cachi.
    800 formaggi diversi, 300 modi di panificare, 1.000 varietà di mele, più di 100 tipi di grano: Gli USA ne hanno 4 (poveri!),
    ma cosa ci manca in Italia per essere davvero felici? Lo vedrai presto…
    Poi magari potrai scrivere 8 buoni motivi per restare a Vienna.
    Comunque vada, Buon ritorno a casa!

  10. Maria ha detto:

    Quando siamo partiti dall’Italia avevo un gran entusiasmo , anche noi nel 2010, e cerco di averlo ancora ogni giorno . Non sono una persona attaccata alla terra , potrei partire domani per la Nuova Zelanda , Africa, Australia…senza pensarci due volte ma….il ma c’è, almeno quello che penso vivendo qua mi manca il confronto con persone che comprendono quello che dico, il mio umorismo, il contravvenire a regole assurde quando la soluzione è più rapida e pratica facendo in altro modo, il mio essere accomodante per rendere il quotidiano più leggero , il senso civile verso gli altri le piccole cortesie anche fra sconosciuti . Non è la colazione che ti è mancata , è quel calore quel sorriso che abbiamo dentro anche se siamo senza lavoro , senza soldi, senza prospettive , quel cercare sempre il contatto lo scambio umano che è nel nostro dna , io lo chiamo ” il sole dentro” e il mio resta lì.

    1. Lisa ha detto:

      Io abito nel sud dell’Austria, tornerei in Italia anche subito e per sempre. Per il resto, sono d’accordo con te. A me dà tanto l’impressione che usino solo la parte sx del cervello: non c’è ne’ poesia, ne’ romanticismo, ne’ passione, ne’ sano divertimento in tutto quello che fanno. ‘Na tortura!

  11. Paolo ha detto:

    Scritto bene Silvia. Ho sempre apprezzato molto i tuoi commenti azzecatissimi ed arricchiti di una buona dose d’umore (nero peraltro). Ci mancherai!

  12. Ale ha detto:

    Le variabili in gioco sono talmente tante che, ridurre il tutto in giusto o sbagliato è decisamente forviante. Se ora ti senti meglio e sei in pace con te stessa hai fatto quello che era meglio per te. In bocca al lupo.

  13. Giacomo ha detto:

    Mi è piaciuto molto questo tuo articolo, Silvia. Scritto con garbo e con un pizzico d´ironia, hai centrato i punti salienti che, tante volte, mettono a dura prova gli “emigrati” in Austria come noi. Dopo 12 anni anni in Austria (a Graz, in particolare) posso dire di essere ancora contento della mia scelta, forse più perché – per me – è vero il contrario: io non tornerei in Italia per come il nostro Paese si sta velocemente trasformando: politicamente, socialmente, economicamente, ecc.. Ogni volta che torno giù per me è un motivo di tristezza, piuttosto che di gioia. Ma va bene così. L´importante, alla fine, è stare bene con quel che si ha. Se tu sei tornata a sorridere in Italia, siamo tutti contenti per te. Brava.

  14. Daniele ha detto:

    Cara Silvia,
    Io vivo a Vienna da molti anni e ti capisco alla grande. Ci sono arrivato snobbando l’Italia e credendo che li ci fosse la perfezione. Il lavoro dei sogni non l’ho mai trovato e non penso di aver fatto una vita superiore di molto a quella che avrei potuto fare in Italia. A lungo andare, pur funzionando tecnicamente molto bene, ti cominciano a mancare alcune piccole cose come quelle da te citate. Io tornerei domani mattina…è una cosa soggettiva, se non sei appassionato di macchine, non ti rendw felice una Ferrari, magari ti basta una bella bici.

Lascia un commento

Spunta questa casella se vuoi ricevere un avviso quando qualcuno risponde al tuo commento.

Con l'invio di questo commento si autorizza il trattamento dei dati personali per la finalità, con le modalità e nei limiti indicati nella privacy policy .