In Austria tutti i membri della Chiesa Cattolica hanno l’obbligo di versare annualmente un contributo finanziario, il cosiddetto Kirchenbeitrag (o Kirchensteuer).
A differenza dell’Italia – dove l’otto per mille viene versato da tutti i contribuenti e suddiviso poi tra le varie confessioni religiose – in Austria ogni confessione è responsabile per il contributo finanziario versato da parte dei suoi credenti.
Il Kirchenbeitrag deve essere versato sia dai cittadini austriaci che dai lavoratori stranieri residenti in Austria (di religione cattolica) in quanto anch’essi appartenenti alla comunità cattolica austriaca.
Storia del Kirchenbeitrag
Il Kirchenbeitrag venne istituito nel 1939. Prima di questa data la Chiesa cattolica austriaca aveva a disposizione per il proprio mantenimento il cosiddetto Religionsfond, un fondo statale istituito nel 1782 dall’imperatore Joseph II. creato dalla confisca e gestione statale dei possedimenti della Chiesa.
Il regime nazista dopo la presa del potere confiscò tutti gli introiti del Religionsfond ed istituì il Kirchenbeitrag.
Dopo la fine della guerra si decise di continuare a mantenere questo contributo finanziario per il sostentamento della Chiesa Cattolica in Austria.
Come funziona il Kirchenbeitrag?
Al momento della consegna del Meldezettel per l’iscrizione della propria residenza in Austria, è possibile indicare il proprio credo religioso in un apposito spazio.
Indicando l’appartenenza alla religione cattolica il Comune comunicherà la vostra presenza in territorio austriaco all’ufficio competente della Diocesi.
Dopo poco tempo verrete contattati dalla Diocesi con una lettera di benvenuto che oltre a varie informazioni relative alla comunità cattolica del vostro luogo di residenza vi invierà la richiesta del pagamento del Kirchenbeitrag.
Quanto bisogna versare?
L’ammontare del contributo da pagare (annualmente) equivale al 1,1 percento del reddito imponibile annuo (Lohnsteuerbemessungsgrundlage), meno 50 € di esenzione fissa (comunque minimo € 90 annuali).
La prima volta l’Ufficio delle Imposte della Diocesi vi richiederà una somma da pagare calcolata in base ad una stima dei vostri possibili guadagni, chiedendovi di mettervi in contatto con loro o di inviare una copia del vostro stipendio per poter calcolare esattamente l’importo da pagare.
Per varie categorie sono presenti esenzioni dal pagamento, per esempio studenti o disoccupati, o riduzioni, per esempio se si è genitori single e in base al numero di figli. Inoltre effettuando il pagamento tramite
Da ricordare inoltre che è possibile detrarre dalle tasse il Kirchenbeitrag fino a € 400.
E’ possibile calcolare il contributo da versare tramite un sistema online presso il sito ufficiale www.kirchenbeitrag.at.
E’ possibile non pagare il Kirchenbeitrag?
Il Kirchenbeitrag è un contributo finanziario per l’appartenenza alla Chiesa cattolica in Austria, e l’unico modo ufficiale per non pagarlo è distaccandosi dalla Chiesa.
Le conseguenze di questa uscita dalla Chiesa sono tra l’altro l’impossibilità di ricevere la comunione, di sposarsi in Chiesa o di ricevere una funziona religiosa in caso di decesso.Questo significa che i sacramenti ricevuti verranno annullati, in pratica una sorta di “scomunica”, sebbene in base alle mie ricerche da un punto di vista teologico non sarebbe mai possibile uscire dalla Chiesa cattolica, poiché il battesimo non può essere annullato.
Una possibilità per non versare questo contributo è eventualmente non dichiarare l’appartenenza alla Chiesa Cattolica alla presentazione del Meldezettel (lasciando semplicemente in bianco l’apposito spazio Religionsbekenntniss).
In questo nessuno conoscerà la vostra religione e i vostri dati non verranno comunicati all’ufficio competente. Questo è ovviamente possibile solamente la prima volta che presentate il Meldezettel.
Se avete già ricevuto i bollettini di pagamento è sconsigliato ignorarli, in quanto le successive ingiunzioni di pagamento conterranno una multa aggiuntiva da pagare. Inoltre non è nemmeno possibile distaccarsi dalla Chiesa per non pagarli. La migliore cosa da fare è mettersi in contatto con l’Ufficio di Riscossione della Diocesi e accordarsi su un importo da pagare per le “rate arretrate”, dopodiché sarà possibile distaccarsi dalla Chiesa cattolica.
Una riflessione per concludere
Molti italiani che vengono a conoscenza dell’obbligo di pagamento di questo contributo sono contrariati e cercano spesso in tutti i modi di non pagarlo, probabilmente dimenticando che in Italia esiste l’otto per mille, che tutti – credenti o meno – sono obbligati a pagare.
In questo senso il modello austriaco mi è sempre sembrato molto più coerente con le scelte di una persona.
Se non si è credenti o si appartiene ad un Credo che non richiede alcun contributo da parte dei fedeli, allora non si è obbligati a pagare nulla.
Chi invece appartiene ad una comunità che lo richiede, allora dato che si ricevono dei benefici sarà necessario accettarne anche le regole e gli oneri.
In conclusione quindi un appartenente alla religione cattolica in Austria se è coerente e ne condivide le regole dovrebbe sentirsi quindi “moralmente obbligato” al sostegno della propria comunità tramite un contributo comune di tutti i fedeli alla causa (che poi vuol dire sostenere se stesso nel proprio credo religioso).
Mussolini (1929), Hitler (1939) e Craxi (1984) sono i responsabili di patti lateranensi, Kirchenbeitrag e 8 per mille. Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
Forse solo che non destinare l’8 per mille alla chiesa cattolica almeno non comporta scomunica o nullità dei sacramenti. E in effetti sarei proprio curioso di conoscere i fondamenti teologici di tale implicazione, visto che non siamo più nel medioevo e sono passati 5 secoli da Riforma e Controriforma. Temo piuttosto che tali questioni abbiano poco a che fare con la teologia, e molto con l’economia…
Insomma Paolo, io credo che ci sia invece da aggiungere molto, dare addosso a dei nomi che possono essere facilmente visti come scomodi rende il tutto un po’ troppo semplice…
Comunque è vero che la Kirchensteuer ha a che fare molto con l’economia, infatti da qualche parte i soldi per tenere in piedi tutte le chiese dell’Austria e pagare i parroci la curia austriaca li deve trovare (altro fatto positivo è che sono trasparenti, si può trovare una lista di tutte le entrate ed uscite a questo link: http://www.kirchenbeitrag.at/rechenschaft/0/articles/2004/07/21/a2419/).
Come ho già scritto il senso della “scomunica” è in realtà (secondo me) da comprendere con “se non vuoi pagare la quota annuale per l’associazione ne devi uscire, perdendone anche i benefici (spirituali)”. Un modo di fare forse un po’ “terreno”, ma secondo me molto giusto.
Purtroppo oggigiorno molti prendono la religione come un “dato di fatto”, e come una cosa ovvia l’appartenerci, anche se poi non si va mai a messa o si vive in tutt’altro modo, ma poi si vuole il matrimonio in bianco.
Invece sarebbe meglio se la gente pensasse un po’ di più su cosè la religione e la Chiesa attuale, e non la vedesse come una ovvietà. In questo modo credo che ognuno potrebbe decidere se la Chiesa gli va bene com’è, oppure se c’è qualcosa da cambiare e provare a cambiarla o se proprio distaccarsi da essa.
Ma in fondo è semplice. Io non sto dicendo che la chiesa, anzi, le chiese, non debbano essere libere di trovare modi per autofinanziarsi. Ma in primo luogo ritengo che i contributi richiesti ai membri debbano essere volontari (offerte) e non imposti (tributi, per usare la distinzione del codice canonico); tali tributi sono un anacronistico retaggio dell’esercizio del potere temporale. In secondo luogo trovo scandaloso che l’imposizione di tali tributi diretti sia gestita dallo stato, come in Austria, o che ci sia un trasferimento di parte del gettito fiscale, come in Italia. E in questo i nomi hanno una loro importanza: si tratta di quei nomi e quei regimi (totalitari e/o populisti) che ancora nel XX secolo hanno inteso sfruttare la religione come instrumentum regni, e se penso all’Italia quella lista in realtà è ben più lunga e arriva ai giorni nostri (cfr. vicende del ‘corvo’).
Quanto alla questione dell’appartenenza e della consapevolezza concordo con te: non si può dirsi cattolici solo per sposarsi in chiesa con l’abito bianco perchè le foto vengono più belle. Ma ha ancora meno senso che il discernimento venga legato meccanicamente al pagamento di un bollettino, e non all’adesione spirituale, alla fede, alle opere (e non solo in termini di euro versati). Un discernimento basato solo sull’assolvimento di un obbligo tributario ricorderebbe troppo il commercio delle indulgenze praticato nei secoli bui, e sarebbe inaccettabile oggi. In fondo qualcuno disse “andate e portate a tutti…”; a tutti, non solo a quelli che pagano.
Sono d’accordo con te, Paolo.
E credo che la Chiesa di Roma dovrebbe con delicatezza capire che la fede in ogni anima ha momenti di ” notte oscura” e ritorni che non possono essere vincolati all’impedenza del pagamento di una tassa. Il ” figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” eppure ci sono Vescovi e Monsignori con alto tenore di vita che devono garantire ” un servizio”: anche senza costose sovrastrutture, una messa si può celebrare ovunque. Un giorno adoreremo in Spirito…”non rimarrà pietra su pietra” del Tempio. Decadra’ ogni ‘massoneria’ di appartenenza. Conterà solo la vera comunità di chi cerca nel profondo. Mahler cambiò religione per lavorare, Mozart era un uomo libero e si prese un calcio nel posteriore da Colloredo…”libertà va cercando, ch’e’ sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta” disse Dante…
Aggiungo poi che per ‘far stare in piedi” tutte quelle chiese, la loro manutenzione dovrebbe essere premura di una Sovrintendenza, se effettivamente beni architettonici di rilievo storico. In caso contrario, in assenza di offerte spontanee , chiuda, come succede per ogni altra attività pubblica o privata.
Ripeto che una vera comunità cattolica non è un edificio o un “servizio”, ma una relazione empatica tra individui che si esprime nella gratuità dell’aiuto fraterno. Altrimenti è una qualsiasi associazione laica che è suscettibile di fallimento e… bancarotta.
citazione: “da qualche parte i soldi per tenere in piedi tutte le chiese dell’Austria”.
Se non vado errato, per ogni tipo di cerimonia, che sia un battesimo, un matrimonio o un funerale, si fanno le donazioni. Un po come pagare una membership e poi dover continuare a pagare per i servizi richiesti. A me sembra tutto molto “terreno” e poco spirituale. Quando mi e’ arrivato il primo bollettino da pagare, ho spiegato il mio punto di vista alla diocesi, ed in modo molto trasparente ho comunicato che avrei inviato subito la richiesta di cancellazione per non pagare la tassa, e contestualmente ho fatto una donazione all’unicef della stessa somma. Non e’ un problema economico, e’ una questione di principio. La chiesa dovrebbe essere aperta a chiunque, non solo a chi ha “acquistato” l’abbonamento.
Una precisazione che va fatta è che l’otto per mille in Italia consiste in una parte di tasse comunque già pagate, mentre il Kirchenbeitrag è una vera e propria tassa aggiuntiva.
Aggiungo anche che il dichiararsi non credenti nel Meldezettel non sempre aiuta a “non essere scoperti”. Nel caso di mia moglie, infatti, i bollettini sono arrivati ugualmente. Quello che infatti conta è l’esistenza di un certificato di battesimo.
Nel mio caso particolare, non essendo cattolico praticate, non essendomi sposato in chiesa e non avendo intenzione di battezzare (eventuali) figli, ho chiesto se fosse effettivamente necessario il “distacco” ufficiale dalla chiesa per non pagare la tassa. In risposta ho ottenuto la proposta di pagare una rata inferiore, cosa che mi ha fatto sorridere, in quanto mi sono sentito un po’ come se fossi ad un bazar a contrattare un tappeto.
Alla fine ho deciso l’uscita formale dalla chiesa cattolica, anche per una questione di coerenza.
Se io quindi non pago che mi succede? Mi portano in tribunale? Mi espropriano beni?
Il pagamento del Kirchenbeitrag funziona allo stesso modo di qualunque altra “bolletta”, quindi se non si salda arrivano ingiunzioni di pagamento con l’aggiunta di spese amministrative. Se hai dei problemi con i pagamenti la cosa migliore da fare è mettersi in contatto con la diocesi, è sempre possibile trovare una soluzione.
Ma io non voglio pagare, non me ne frega niente se mi scomunicano, anzi mi fanno un favore.
Se non ne vuoi più far parte puoi chiedere di “uscirne” direttamente online, qui trovi le informazioni e il modulo https://www.wien.gv.at/amtshelfer/kultur/religion/austritt/erklaerung.html
ops
io questa cosa non la sapevo (mea culpa, ignorantona che non sono altro!) e al momento del meldezettel ho indicato come religione quella cattolica (anche se in realtà non sono praticante)
io però non sono residente in Austria e pago le tasse in Italia
uff che confusione
vabbeh, tanto devo fare la registrazione al Magistrat casomai chiedo lì
e speriamo bene, visto che dovrò sicuramente pagare la multa in questo caso (sono passati più di tre mesi)
ps: sono d`accordo che è meglio come funziona in Italia (e poi io l´8 per mille non lo do alla chiesa)
Cara Simona,
scusa se ti rispondo dopo 3 anni, ma vorrei fare chiarezza sull’8 per mille con un link molto di parte http://www.occhiopermille.it/ ma almeno esaustivo. Potresti ricrederti del fatto che “è meglio come funziona in Italia”: i “non affiliati” contano come “non votanti” e quindi si fa finta che per l’80% circa (vado a memoria) sia affiliato alla chiesa cattolica, che poco meno del 20% li dia allo Stato (che con un gioco delle tre carte li restituisce in parte alla chiesa, oppure ci finanzia le guerre) e che le briciole vanno a chi ha fatto intese.
tutto giusto quello che scrivete, pero’…sempre il pero’,,
se vi muore qualcuno, e al zentral friedhof, alla sepoltura non viene il prete cattolico,, ci si resta male anche se invece i cosidetti “cattolici vecchi” vengono alla funzione certo e normale a pagamento, se si battesima un figlio, devi avere madrini o padrini cattolici, con tanto di ricevuta,,e poi pensando al tutto ,,,,sei stato battezzato, cresimato,,, eppure se non pagi sei senza un credo,,,nessuno ti chiede ma tu credi??
P.S. da anni la chiesa dei minoriti, chiesa italiana, non ha piu un vero prete italiano, e ogni tanto se vado a accendere na candelina a padre Pio, sento la predica in quasi italiano,
quasi perche’ sono padri di tutto il mondo, ma che non potranno mai fare na predica come i nostri padri da conbattimento come li chiamavamo noi a Bologna,,,quelli si che te ne dicevano, ma erano altri tempi…..
Concordo che l’otto per mille italiano sia migliore come metodo (anche se non ….) e che il metodo austriaco per “incassare” sia alquanto medievale. Per fortuna sono cresciuto senza rituali religiosi e circa quindici anni fa, quando feci il primo meldezettel, non ebbi difficoltà a dichiarare la non appartenenza ad alcuna religione e questo non essendo stato cosciente delle eventuali conseguenze. L’argomento religione, come è vissuto in Italia e come in Austria (soprattutto istituzionalmente) è efffettivamente complesso e l’ho dovuto affrontare quando mi sposai con una donna austriaca cattolica (non in chiesa, al comune ed è stato il più bel matrimonio che potessi sperare). La chiesa era arrivata a pretendere che pagassi io (non battezzato, noto bestemmiatore e agnostico da sempre) la tassa per mia moglie. Ironizzavo con lei sul fatto che non l’avrei mai fatto e che mandassero pure le “guardie svizzere” ad arrestarmi fino al punto che lei è stata costretta ad allontanarsene e dopo i fatti di pedofilismo a St. Polten non fu l’unica. Non ho battezzato i miei figli, quando morirò spero che i miei amici organizzino una bella festa quì a Villaco dove mi trovo magnificamente.
salve, l’articolo è interessante, ma cade in delle imprecisioni: il contributo dell’otto per mille in italia, non grava sul bilancio personale del contirubuente bensì su quello dello stato secondo il principio costituzionale della “libera religione in libero stato”. Ciascun cittadino italiano può liberamente indicare al fisco la confessione religiosa che riceverà la parte delle sue imposte (corrispondenti appunto all’otto per mille dell’ammontare) sia essa la chiesa cattolica, evangelica…etc etc. Secondo il mio parere il sistema austriaco,il cui funzionamento l’ho scoperto leggendo questo articolo, porta con sè delle contraddizioni: la chiesa, intesa come comunità, vive di donazioni, volontariato e offerte spontanee; l’obbligatorietà di un versamento, mi appare infondato ancorchè se vincolato all’appartenenza alla chiesa stessa!
E’ davvero sorprendente, sarebbe interessante approfondire l’argomento..:-)
Ciao gennaro, colgo la palla al balzo.
Non sono sicurissimo sia corretto che il cittadino italiano possa indicare “la confessione religiosa che riceverà la parte delle sue imposte”. Mi pare (posso sbagliarmi) che l’8×1000 sia indipendente dal reddito, a differenza del 5×1000.
La cosa di cui sono sicuro essere non vera è che quel “liberamente” nella stessa frase “Ciascun cittadino italiano può liberamente indicare al fisco la confessione religiosa che riceverà la parte delle sue imposte”. In Italia esiste un sistema multiconfessionale che garantisce diritti diversi a seconda della religione di cui fai parte:
a)chiesa cattolica apostolica romana;
b)confessione religiosa acattolica che ha stipulato un’intesa con lo stato;
c)confessione religiosa acattolica che non ha stipulato un’intesa con lo stato;
d)non affiliati.
Per l’8×1000 puoi scegliere “liberamente” chi cade in (a) o in (b), ma non puoi ad esempio indicare i musulmani (davvero numerosi) o i pagani (che custodiscono le vere radici dell’Europa). Io ho un concetto diverso di scelta e libertà, forse qui parlerei più correttamente di “opzione”.
Io mi trovo d´accordo con tutti coloro che negli altri commenti si dicono contrari a questo tipo di tassazione, veramente retrograda! Poi é da dire che allontanarsi dalla chiesa cattolica in modo ufficiale, é pratica tutto meno che semplice, anzi, anche in questa occasione, la chiesa cattolica fa in modo che chi chiede l´allontanamento, subisca anche delle pressioni successive e umiliazioni, spedendo lettere dove si dice che non si andrá in paradiso e non si avrá diritto alla celebrazione del funerale (tutte cose che tra l´altro, da non cattolico credente e praticante, non mi toccano minimamente, cosa avverrá dopo la mia morte non mi interessa). Il sistema italiano questa volta é di gran lunga superiore a quello austriaco, si é liberi di destinare l´8 per mille ad altre religioni o anche alla ricerca o altre cause ancora, lo trovo molto democratico come sistema! In Germania non so che anche per la chiesa protestante si prevede una tassazione extra, i dettagli non li conosco, ma ad esempio in Svezia, alla chiesa protestante si paga questa tassa, ma si puó interrompere il pagamento quando si vuole.
Questa legge austriaca non fa altro che allontanarmi ancora di piú da quelli che sono i principi della chiesa cattolica… Che amarezza…
Ciao Fabrizio, perdonami se ti correggo che in queste cose il perdono pare sia d’uso. :D
Leggiti qualcosa qui: http://www.occhiopermille.it/ (link partigiano ma esaustivo) e poi se ne parla di quanto sia democratico questo 8×1000.
In linea molto teorica l’8×1000 potrebbe andare alla ricerca, ma solo se espressamente scegli di indicare lo stato italiano come beneficiario e (non ultimo, impossibile) lo stato si decida di considerare un “intervento straordinario”. Attualmente di quello che lo stato ricava dall’8×1000 (è destinatario del 6% delle scelte che diventano il 13% della torta perché c’è chi “non si esprime”) l’80% va in finanziaria e il 20% va in altro, tra cui la metà di questo 20% a risistemare chiese! (giustissimo per beni culturali che però a questo punto vanno nazionalizzati)
…ma scusate, ma siete venuti in Austria senza informarvi preventivamente sulla registrazione in Comune? Io lo sapevo e ho lasciato in bianco lo spazio, bastava poi prendersi 10 minuti per leggere le normative PRIMA DI EMIGRARE e svegliarsi. Poi tutte ste richieste, lettere, ecc…boh, é stra-noto che i tedeschi lasciano in bianco pur essendo cattolici e nessuno ha rotto le scatole a loro né tantomeno a me in 5 anni! E sono battezzata in Italia, eh…ma quello che faccio sono affari miei, cosí come quello che penso. Peraltro, uno potrebbe essere cristiano ma non cattolico, quindi avere un interesse “minimo” verso la Chiesa senza peró dichiararsi cattolico. Nel tal caso la Chiesa non puó respingere nessuno, al massimo negare la Comunione ma nulla piú. (sono anche ex-catechista). Il matrimonio in Chiesa é aperto perfino agli atei se sposano una cattolica: basta una dichiarazione di intenzioni a rispettare il matrimonio bla bla e ad educare eventuali figli nella fede.
A leggere qua sopra delle volte mi chiedo se sono io che sono stata diligente ad emigrare con della testa o se sono gli altri che hanno avuto fortuna nella vita ad espatriare senza sapere il tedesco e conoscere le leggi locali…
p.s. 8Xmille o tassa, son cose da evitare come la peste, piuttosto fate un´offerta diretta a preti e gruppi in gamba, ma lasciate stare Vaticano e immobiliari varie..
Buongiorno,
Sono un Italiano che probabilmente andrà a lavorare in Germania a Monaco e volevo chiedere
se l’eventuale “scomunica”, per non aver pagato la tassa sulla religione cattolica in Germania viene comunicata anche in Italia, oppure ha effetti solo in Germania.
grazie in anticipo
Ciao Maurizio!
Non credo che la “scomunica” venga comunicata anche in Italia. Io abito a Vienna e non ho potuto battezzare mia figlia in Austria perché sia io che suo padre siamo “scomunicati”. Allora ho deciso di battezzare mia figlia in Italia e non ci sono stati problemi di nessun tipo. Nessuno ci ha chiesto documenti o cose varie! ;-)
Grazie mille Bea sei stata gentile !!
si possono fare infinite considerazioni, ma pagare 150 euro al mese mi sembra veramente tanto, poi magari in futuro si vedrà…:-)))
un saluto e in BALupo pe ril futuro !!
Sempre pagato finché vivevo in Austria, sospeso automaticamente con l’iscrizione all’AMS per la disoccupazione. So che in Germania è un tantino più caro, ma in ogni caso il “servizio” offerto non ha paragoni con quello italico. Ben venga la tassa! Ho amici che si sono “sbattezzati”, la procedura non è stata complicata ed è ammessa anche in Italia. Questa tassa mi sembra un metodo chiaro e democratico per sostenere la propria chiesa in base alle proprie entrate.
Per Maurizio: 150 euro l’anno, non al mese!
Grazie per lo spazio su questo blog aperto al confronto di chi “migrante economico” è costretto ad abbandonare l’Italia per un lavoro in linea con la sua formazione e le sue aspettative.
Io andrò in Germania per un dottorato e la tassa è molto alta (circa 10%, per questo non vedo le strane le 150 euro di Maurizio) e cercavo chiarimenti su questo punto. Su questo blog: http://blog.zingarate.com/vienna/meldezettel-e-la-tassa-sulla-religione.html si scrive che i dottorandi sono paragonati agli studenti e che quindi non sono tenuti a versarla. Se avete dritte (tedesche o austriache, va bene lo stesso) sono ben accette.
Diventa importante capire come funziona, non voglio fare la fine di Luca Toni.
Grazie Paolo, articolo chiaro e utile come sempre. Io con questo spero di essere utile almeno per chi, come me, è stato battezzato ma è praticamente ateo e non entra in chiesa se non per visitarne le opere d’arte. Se non avete ancora presentato il primo Meldelzettel o se vivete ancora in Italia e state pensando di trasferirvi a Vienna e non vi sembra giusto pagare una tassa per qualcosa di cui siete sicuri non usufruirete mai, date un’occhiata a questo link
http://www.uaar.it/laicita/sbattezzo/
Ciao, volevo sapere se il comunicare su un contratto di lavoro la propria religione comporta il pagamento della tassa sulla chiesa cattolica? In nota, accanto alla voce, viene specificato nel contratto che l´informazione é rilevante nel caso di eventuali festivitá (non so in che senso sia rilevante, forse per i giorni di ferie…). Voi cosa avete fatto?
Tengo a precisare che nel meldezettel non avevo comunicato la fede religiosa e fino ad ora non ho ricevuto alcun bollettino di pagamento.
Ciao a tutti,
l’argomento è molto interessante. Io sono in Austria da 4 anni e prima di trasferirmi mi sono informata sulle procedure da sbrigare per l'”espatrio”, tra le quali ho letto di non inserire nel Meldezettel la propria confessione per non incombere proprio in questa tassa.
Per 4 anni tutto è andato bene, ora fra due mesi mi sposo in Italia e avendo effettuato il consenso in Austria la chiesa mi ha individuata, in quanto ho consegnato il mio certificato di battesimo.
La mia domanda è questa:
Se io cattolica in Italia e residente in Austria volessi “uscire” dalla chiesa cattolica in Austria, quali effetti e ripercussioni avrei in Italia? Risulterei “scomunicata”? Oppure non ci sarebbero alcune conseguenze?
Grazie in anticipo!
ciao a tutti ,
non mi e’ chiara una cosa : se io lavoro in Austria ma la residenza e’ sempre in Italia devo pagare lo stesso?
Sei frontaliera o vivi in Austria? Se abiti in Austria, quindi anche solo con domicilio, è richiesto il versamento del contributo alla Chiesa.
In quanto a stipendiare i preti….penso che semplicemente dovrebbero lavorare come tutti gli altri, prevalentemente nel settore educativo e nell’ istruzione( ho avuto un prof. di matematica alle superori che era un prete, un genio della pedagogia, tra l’ altro).
Forse avrebbero meno tempo per messe , ma formerebbero una comunità orientandola all’aiuto reciproco già sui banchi di scuola. In quanto a celibato, dovrebbe essere consigliabile solo per il fatto che chi cerca Dio cerca l’ Uomo e non ‘un’ uomo, la sua famiglia è un’Altra. È un fatto di concentrazione, non dovrebbe essere un obbligo, ma seguire un’ inclinazione. ” Aut libri, aut liberi”. Con uno stipendio suo e libero da impegni familiari farebbe molto di più di un prete mantenuto,burocrate, spesso in depressione perché demotivato, prigioniero di un sistema piramidale con cui non riesce a dialogare. Io queste persone le accolgo: non darei un soldo. Ma un sorriso si’.
Ergo: posso anche dare ai burocrati quello che vogliono e dichiarare di non essere cattolica e non godere di ‘ presunti’ benefici spirituali( sacramenti che non ritengo nemmeno validi su queste premesse). A don Milani e a Padre Pio si impedì perfino di dire messa…Tanto Dio conosce i cuori. Basta non interrompere il legame…
Salve a tutti.
Proprio perchè non pagante mi hanno rifiutato tutti i sacramenti ed anche di poter battezzare mia figlia piccola, alcuni sacerdoti non tutti, mi hanno anche invitato poco carinamente ad allontanarmi dalla loro chiesa perchè non affiliato. Ho provato a proporre una lauta offerta alla parrocchia, davvero lauta ma comunque chiedevo che fosse libera e non ricorrente ogni mese, ma senza successo…quindi non sono io che non voglio supportare la Chiesa proprio come insegnato tra l’altro ne Vangelo, comunque…lasciamo stare. Una notazione per Paolo Manganiello: Caro Paolo l’8×1000 italiano penso sia pagato in automatico o comunque non grava come spesa aggiuntiva sullo stipendio di un lavoratore, potrei sbagliare ovviamente ma a prescindere da questo…essendo d’accordo con te sul fatto, paese che vai usanza che trovi, è comunque vietato dalla Chiesa Vaticana dare i sacramenti Battesimo, Eucarestia, Cresima previo pagamento a modo di indulgenza medievale. Questo lo dice un mio contatto in Vaticano di cui per ovvi motivi non posso farne il nome qui su questo blog. Secondo tale persona, molto informata ovviamente in materia teologica, tutti i sacramenti DEVONO essere accessibili in modo gratuito a CHIUNQUE lo desideri (ovviamente Comunione e Cresima devono seguire il Battesimo inziale)
Io rispetto tutte le forme di religione ma onestamente la chiesa austriaca non rappresenta la Fede Cristiana che seguo ed insegnatami dalla Chiesa Universale Cattolica Apostolica Romana
Saluti a voi tutti e che Dio vi benedica
Caro Paolo,
ti ringrazio dell’articolo. Desideravo fare alcune puntualizzazioni.
1. La chiesa Austriaca (come quelle Tedesche e Svizzere) fa una scomunica a tutti gli effetti a chi non paga, altrimenti non potrebbe rifiutare i sacramenti. Questa pratica di scomunicare automaticamente ha trovato diversi detrattori nella chiesa cattolica, tra cui Papa Benedetto ( https://www.zeit.de/gesellschaft/zeitgeschehen/2016-09/deutsche-kirche-deutschland-interview-papst-benedikt-katholizismus). Si tratta di una questione spinosa anche all’interno della chiesa ma, chiaramente, fiumi di soldi e potere sono un’ottima argomentazione al suo mantenimento. La questione é cosí assurda che, anche nella chiesa cattolica, é spesso incomprensibile al di fuori di Austria, Germania e Svizzera; per questo motivo nessuno si sogna di rifiutare dei sacramenti in Italia.
2. Chiaramente la chiesa ha bisogno di soldi per sostentarsi, ma una tassa con minaccia di scomunica se non pagata é qualcosa di diverso: tutto ció é profondamente contrario alla parola “cattolico”, che vuol dire universale. Davvero Gesú sarebbe contento di una chiesa che, a chi chiede aiuto, richiede il tesserino di appartenenza? Ricordo, poi, che le discriminazioni non si limitano ai sacramenti.
3. Secondo il diritto canonico, ovvero “la legge della chiesa”, l’esistenza della tassa di fatto non viene giustificata a livello dottrinale. È un eccezione concessa per mantentenere un privilegio in essere. Dal diritto canonico:
Can. 1263 – Il Vescovo diocesano ha il diritto, uditi il consiglio per gli affari economici e il consiglio presbiterale, d’imporre alle persone giuridiche pubbliche soggette al suo governo un modesto tributo proporzionato ai redditi di ciascuna per le necessità della diocesi; nei confronti delle altre persone fisiche e giuridiche gli è soltanto consentito, in caso di grave necessità e alle stesse condizioni, d’imporre una esazione straordinaria e moderata; salve le leggi e le consuetudini particolari che gli attribuiscano maggiori diritti.
Questa tassa esiste perchè la chiesa non ha voluto rinunciare ad un diritto acquisito. Qui la chiesa fa la figura di chi vuole mantenere il proprio potere temporale, non di una chiesa che si vuole curare delle anime.
4. La chiesa si prodiga nel descrivere le somme richieste come giuste e commisurate. Vorrei sottolineare che é impossibile decidere una cosa cosí a tavolino. Basta pensare a due famiglie, una italiana trasferita in austria e una austriaca, con le stesse entrate. La famiglia italiana avrá sicuramente piú spese dovute a parenti lontani (viaggiare costa ed anche i nonni austriaci ogni tanto aiutano in famiglia), alla necessitá di corsi di lingua, alla burocrazia extra ecc. Come potrebbe la chiesa considerare tutti i parametri? Non puó.
5. Da ex credente il Kirchenbeitrag é sicuramente un fattore che mi ha fatto riflettere. Perchè? Perchè per gli austriaci spesso l’appartenenza alla chiesa é una questione di “abbonamento”, di “bollo pagato”. Una volta che si é abbonati si é a posto. Se andare a messa ti da noia, non ci vai, o ci vai una volta al mese quando sei bravo. Chiaramente sto generalizzando ma, salvo alcune eccezioni, ho trovato una fede molto meno spiriturale e molto piú istituzionalizzata. Senza contare le molte persone per cui il Kirchenbeitrag é un po’ una questione sociale o familiare: non pagarlo sarebbe uno scandalo, quindi finché i miei campano lo pago. Che dire poi di tutti gli stranieri che, giustamente, non ne capiscono il motivo, non lo pagano, e si trovano una chiesa che invece di andare loro incontro e cercare di giustifiare questa richiesta, li caccia (alcuni esempi sono stati descritti anche qui nei commenti)?
Io credo, comunque, che ci sia un lato positivo in tutto questo.
In Italia é facile “essere cattolici non praticanti/poco praticanti”: non serve fare niente, non costa un extra. In Austria (e altri paesi con tale tassa) non é cosí: un motivo per uscire c’é, sono i soldi che paghi e spesso vedi usati male. Vienna é passata dall’avere oltre l’80% della popolazione cattolica negli anni ’90, a circa un terzo nel 2023 (non citate questi numeri: sto andando a memoria, ma non dovrei sbagliare di troppo). Secondo me il Kirchenbeitrag é tra i motivi, assieme al fatto che in cittá le pressioni familiari e sociali per continuare a pagarlo sono minori.
Se dovessi fare una scommessa, l’aviditá delle chiese austriache, tedesche e svizzere le porterá a una piú rapida scomparsa a livello di rilevanza sociale.