Ricordo bene quando nel 2019 venne annunciato il primo governo tecnico della storia austriaca come i quotidiani e telegiornali abbiano dovuto spiegare a lungo ai cittadini come questo sia possibile, senza che si vada a nuove elezioni.
L’Austria è infatti un Paese abituato (almeno fino a qualche anno fa) a scenari politico molto stabili. I partiti più importanti sono sempre gli stessi dalla fine della seconda guerra mondiale, e in tutti i governi (che sono stati finora 32, contro i 66 italiani) sono sempre stati presenti o i socialdemocratici (SPÖ) oppure i popolari (ÖVP), in molti casi formando anche insieme una “grande coalizione”.
Solo negli ultimi anni la crescita di partiti alternativi, come quello della libertà (FPÖ), i verdi (Die Grüne) o i NEOS, ha permesso sia a livello locale che nazionale la nascita di alternative.
Puoi quindi capire come mai ad ogni crisi di governo in Italia, mia moglie (austriaca) mi chieda: ma ancora? Ci saranno nuove elezioni? Ed ogni volta ne nasce una lunga discussione sulla politica italiana e la sua cronica instabilità, dove spesso i governi cambiano, ma il parlamento rimane lo stesso.
Lei alla fine rinuncia a capire, e dice che siamo tutti matti, e io invece mi chiedo come anche questa volta l’Italia uscirà da questa situazione (oggi poi c’è il voto di fiducia, e chissà forse si andrà veramente alle urne).
Ma passiamo ora al tema che purtroppo ci continua (e continuerà) ad impegnare ancora a lungo, il coronavirus.
Come già si stava delineando nei giorni scorsi, il governo ha annunciato ieri un prolungamento del lockdown. Il numero ancora alto di nuovi contagi giornalieri, e il timore creato dalle mutazioni del covid che è stato riscontrato anche in Austria in circa il 20% dei casi, hanno portato a questa scelta. Le restrizioni già in vigore rimangono quindi inalterate, in più si aggiungono:
Dall’8 febbraio – se i numeri lo consentiranno – è previsto un allentamento progressivo delle misure, con la riapertura delle scuole e delle attività commerciali. Non è prevista una riapertura di ristorazione e alberghi prima di fine febbraio.
Dopo le polemiche di inizio gennaio a causa del lento inizio delle vaccinazioni, ora anche in Austria la situazione sta migliorando. Nei giorni scorsi è stata presentata una dashboard dove seguire in tempo reale il numero di dosi somministrate, suddivise per regione. Ad oggi il numero di persone vaccinate ha superato le 100.000, di cui circa 25.000 a Vienna (totale 1,15% della popolazione).
Da ieri è attivo il portale dove registrarsi per la vaccinazione control il coronavirus a Vienna. Attualmente è possibile solo una preiscrizione, dove indicare i propri dati personali e a quale gruppo di rischio si appartiene (in base a età, lavoro ed altri fattori). Con la registrazione si verrà informati via email o sms non appena una vaccinazione sarà possibile.
Da venerdì 15 è inoltre obbligatoria una registrazione online per chi proviene dall’estero. Registrarsi (come anche la quarantena) non è necessario per pendolari, chi deve solo attraversare l’Austria o per chi supera il confine per esigenze urgenti di famiglia. Chi viaggia per motivi di lavoro può evitare le restrizioni presentando un test negativo. Per tutti gli altri casi bisognerà inserire i propri dati personali e il luogo dove si risiederà in Austria. Si riceverà una conferma per e-mail da mostrare in caso di controllo. Rimane invariata la quarantena obbligatoria per almeno 5 giorni (o 10 senza test).
Ieri si sono conclusi i test di massa (tu ci sei andato/a?). In base ai dati disponibili la partecipazione è stata anche questa volta molto bassa, circa 150.000 persone, ancora meno rispetto a quelli effettuati a dicembre (parteciparono 220.000 persone).
Sta facendo molto discutere il progetto di Ulli Sima, assessore nel nuovo governo cittadino, di costruire un mercato coperto al Naschmarkt, aggiungendo una specie di “tetto” dove ora si trova il parcheggio. Che quella zona debba essere riqualificata non c’è dubbio, ma questa idea non sembra convincere molti (e poi si sa che a Vienna ogni novità o cambiamento è difficile da far accettare). Tu cosa ne pensi di questo progetto?
In Austria i titoli di studio sono mostrati spesso come trofei. E’ normale trovarli nei documenti o che negli uffici pubblici si senta chiamare Herr (o Frau) Magister seguito dal cognome. E mi è capitato più di una volta veder cambiare l’atteggiamento di uno sconosciuto non appena viene a conoscenza che ho un titolo universitario.
Ha fatto quindi scandalo la scoperta che Christine Aschbacher, ministro del lavoro e della famiglia, ha copiato gran parte della sua tesi di laurea (e sembra anche quella di dottorato).
Ad accorgersene è stato Stefan Weber, famoso “cacciatore di plagi” che analizzando il testo con uno speciale software ha notato tantissime incongruenze. Ma basta anche sfogliarne qualche pagina (qui alcuni esempi) per chiedersi come l’università abbia potuto accettare un testo del genere (valutandola anche con il massimo dei voti).
Non ci è voluto molto perché da varie parti si chiedessero le dimissioni, che sono arrivate sabato. Il governo aveva probabilmente già previsto questa conclusione, nemmeno 24 ore dopo è infatti già stato presentato il suo sostituto: si tratta di Martin Kocher, prestigioso economista non legato ufficialmente ad alcun partito.
Una scelta sicuramente migliore per un ministero che deve gestire la grave crisi economica causata dal coronavirus (attualmente sono più di 500.000 i disoccupati in Austria).
Questo avvicendamento di governo ha spostato un po’ l’attenzione mediatica dal coronavirus, che rimane comunque il tema centrale anche in Austria.
In particolare la strategia adottata per le vaccinazioni è stata al centro del dibattito negli ultimi giorni. Dopo un inizio altamente mediatico con le prime iniezioni davanti alle telecamere il 27 dicembre, la distribuzione dei vaccini si era infatti praticamente bloccata.
All’inizio della settimana scorsa molti osservatori si erano chiesti perché sebbene siano disponibili oltre 60.000 dosi (con altrettante in arrivo entro la fine della settimana), solamente 6.770 persone avevano ricevuto un vaccino (dati del 6 gennaio).
In un’intervista Katharina Reich, caposezione per la salute pubblica al ministero, aveva spiegato con non poche difficoltà che per la complessità della gestione l’inizio vero e proprio in tutte le case di riposo e nei soggetti a rischio era prevista solo per il 12 gennaio.
Questo ha scatenato varie polemiche e in base alle ricostruzioni un intervento diretto del cancelliere Kurz e del suo team, che ha preteso un inizio più veloce, promettendo che già entro questa settimana sarebbero state effettuate almeno 70.000 vaccinazioni.
Molti osservatori hanno fatto notare che sebbene le critiche siano giuste, non è possibile cambiare un piano in così poco tempo, oltre ovviamente a mettere in discussione in questo modo l’operato del ministero per la salute.
In base alle ultime informazioni disponibili, fino a ieri sono state vaccinate in tutta l’Austria circa 30.000 persone, un numero tra i più bassi in Europa.
Dopo che l’opposizione la settimana scorsa ha bloccato il progetto del Freitesten, ovvero la possibilità con un test negativo di poter accedere a negozi, ristoranti e altre attività prima della fine del lockdown, il governo non ha potuto fare altro che confermare la data del 24 gennaio.
Cosa accadrà dopo questa data non è però al momento ancora chiaro. Poiché il numero di casi giornalieri di coronavirus non sta ancora scendendo ai livelli necessari, gli esperti stanno infatti già discutendo su quali restrizioni rimarranno comunque in vigore.
Al momento l’unica cosa che sembra decisa è che dopo il lockdown chi vorrà partecipare ad eventi con più di 20 persone o soggiornare in un albergo dovrà presentare un test negativo non più vecchio di 48 ore. Inoltre per certe tipologie di lavoro a rischio (insegnanti, camerieri, autisti e tutti coloro che hanno un contatto diretto con molte persone) sarà previsto l’obbligo di un test settimanale.
Non è al momento ancora chiaro se l’ingresso in ristoranti e negozi verrà regolamentato, come anche se la quarantena per chi rientra da un altro Paese rimarrà valida o meno.
Nel frattempo venerdì sono iniziati a Vienna i nuovi test di massa voluti dal governo. La partecipazione sembra al momento ancora più bassa rispetto a quella precedente, con meno di 100.000 persone che si sono prenotate per un appuntamento.
La possibilità di effettuare un test rimane aperta a tutti fino al 17 gennaio, una prenotazione è necessaria solamente per chi si vuole recare alla Stadthalle, mentre ci si può presentare in ogni momento – anche la domenica – per le stazioni al Prater/Stadion e alla Marx Halle. Trovi qui gli orari e maggiori informazioni.
Secondo te quale sistema è più giusto?
Esattamente un anno fa pubblicavo sul blog una lista di desideri per la Vienna italiana del futuro. Piccole e grandi cose che potrebbero migliorare la nostra comunità. Poi sappiamo come è stato il 2020 e nessuna di quelle idee si è potuta realizzare.
Ora inizia un nuovo anno: con tante incertezze ma anche con una nuova speranza grazie ai vaccini che stanno lentamente arrivando.
Come ha detto il presidente Van der Bellen nel suo bel discorso di inizio anno, il 2021 sarà un anno migliore. Ora è il momento di riflettere sugli errori del passato e pensare a come vogliamo che sia il nostro futuro. Bisogna avere il coraggio di sognare, affinché il mondo di domani sia meglio di quello che ci siamo lasciati alle spalle.
I desideri dell’anno scorso non sono quindi dimenticati, ma solamente in sospeso, e chissà che forse non se ne realizzi qualcuno proprio quest’anno.
Coronavirus: arrivano i nuovi test di massa, o forse no
Anche se le festività fanno perdere ancora di più la cognizione delle giornate che passano, la situazione in Austria non è cambiata molto.
Il lockdown è ancora in vigore e dovrebbe durare fino al 24 gennaio. Negli ultimi giorni si sta discutendo sul cosiddetto “Freitesten“, ovvero la possibilità con un test negativo di poter accedere a negozi, ristoranti e altre attività già dal 18 gennaio.
Il governo sta puntando su questa idea per incentivare alla partecipazione dei nuovi test di massa che si svolgeranno a metà del mese in tutta l’Austria, dopo il fallimento di quelli di dicembre (a Vienna ha preso parte poco più del 10% della popolazione)
La bozza di legge ha però ricevuto molte critiche, sia per la poca chiarezza delle norme che per le modalità con cui è stata presentata, ovvero il 31 dicembre, con la possibilità di aggiungere richieste di modifica solo fino al 3 gennaio (di norma si hanno alcune settimane a disposizione).
L’opposizione è quindi salita sulle barricate, minacciando di utilizzare la propria maggioranza nel Consiglio Federale (Bundesrat) per bloccare tutto. Questo organo è infatti una vera e propria seconda camera del Parlamento, simile al nostro Senato, composto da consiglieri eletti secondo il sistema proporzionale delle varie regioni.
La maggioranza può quindi essere diversa da quella del Parlamento nazionale, come è adesso il caso. Dei 61 membri, solo 30 fanno infatti parte del partito popolare e dei verdi, che formano il governo nazionale. Il Consiglio Federale ha però poteri molto limitati, e non può bloccare ma solo ritardare l’approvazione di una legge grazie ad un meccanismo di veto fino ad 8 settimane.
Come puoi capire però in una situazione come quella attuale, dove il decreto deve essere assolutamente approvato entro la fine del lockdown, l’opposizione ha un forte potere contrattuale col governo. La situazione è al momento quindi di stallo, per oggi è previsto un incontro tra il ministro della salute Anschober e i partiti dell’opposizione per cercare una soluzione.
Da oggi è comunque possibile registrarsi per i test di massa tramite il sito web oesterreich-testet.at , che si svolgeranno a Vienna in ogni caso dall’8 al 17 gennaio. Come scritto sopra si attendono ancora le modalità precise e se ci saranno eventuali vantaggi (oltre ad essere sicuri della propria salute).
Ti ricordo inoltre che a Vienna è comunque sempre possibile farsi testare anche senza sintomi, trovi qui le varie possibilità gratuite.
I numeri della settimana:
Un anno di governo turchese-verde
L’altro tema importante della settimana è il primo anniversario del governo Kurz II. Sembra passato un secolo e invece la coalizione tra i popolari ed i verdi ha prestato giuramento appena un anno fa, il 7 gennaio 2020.
Le aspettative erano (e sono ancora) tante, essendo la prima volta in cui i verdi partecipano ad un governo, ma per il momento quasi tutte le iniziative sono state ovviamente incentrate sul coronavirus. Vista la situazione straordinaria anche gli analisi politici sono al momento molto cauti nel giudicarne l’operato.
Come è normale in una situazione di crisi nazionale i due partiti hanno quasi sempre cercato di presentarsi in sintonia nelle scelte, anche se soprattutto dall’autunno in poi non sono mancati i momenti di tensione viste le difficoltà nel combattere la pandemia.
Una figura che è salita in particolare alla ribalta durante questo anno è quella del ministro della salute Rudi Anschober, che in alcune fasi ha ottenuto maggiori apprezzamenti rispetto al cancelliere. Per il resto i verdi non sono riusciti finora ad incidere più di tanto, schiacciati dal peso e dalla fermezza del partito popolare che ha bloccato quasi tutte le iniziative.
Il partito di Sebastian Kurz è rimasta la forza dominante del Paese (con sondaggi stabili intorno al 40%), anche se le critiche nella gestione della pandemia, come anche nelle scelte di vari ministri, continuano ad aumentare.
Con il (probabile) ritorno alla normalità e alla discussione dei temi previsti nel programma di governo si prevede che l’armonia tra i due partiti possa cominciare a vacillare.
La lotteria per i biglietti del concerto di Capodanno
Concludo questa newsletter decisamente politica con una segnalazione “musicale”. Se anche tu hai seguito il concerto di capodanno ti sei forse chiesto/a come poter partecipare dal vivo (l’anno prossimo dovrebbe essere di nuovo possibile).
Poiché la richiesta è sempre altissima, i biglietti vengono estratti a sorte all’inizio di ogni anno per quello successivo. E’ possibile candidarsi a questa lotteria dall’1 al 28 febbraio, scegliendo la data e la categoria di posto/prezzo. Tutti i partecipanti saranno poi informati dell’esito dell’estrazione al più tardi entro la fine del mese di marzo.
Il costo dei biglietti va da 35 a oltre 1000 Euro, e ottenerli è veramente difficile, ma è anche una occasione unica per partecipare ad uno degli eventi imperdibili per tutti gli amanti della musica classica.
Può un’esibizione museale organizzata per celebrare i 250 anni della nascita di Beethoven diventare un inaspettato riassunto della pandemia ed al contempo offrire spunti per il suo superamento?
“Beethoven bewegt” ora al Museo di Storia dell’Arte (Kunsthistorisches Museum) è tutto ciò. La mostra racchiude i temi che hanno caratterizzato questo 2020. Musica ed immagini danno corpo a tutti i sentimenti, le paure, incertezze, speranze che abbiamo vissuto in questi 12 mesi, nell’arco di sole quattro stanze.
L’Isolamento che, causato dalla totale sordità e susseguente alienazione da ogni rapporto sociale, ha portato Beethoven al baratro del suicidio. A cui Beethoven ha però reagito, nella mancanza di ogni interazione umana, abbracciando il nucleo più intimo della propria umanità, per arrivare a comporre le sue opere più incredibili.
Alla compassione e le speranze riposte nella solidarietà fra le persone, a cui Beethoven fa appello nel suo testamento, fa da contraltare l’indignazione nel vedere come l’essere umano possa invece sfruttare la tragedia altrui per arricchire la propria brama di potere. Disillusione che ha convinto Beethoven a – fisicamente- strappare dalla sua terza Sinfonia ogni dedica a Napoleone Bonaparte.
La Natura, la quale da una parte spaventa per le forze che può scatenare, costante memento della nostra vulnerabilità; dall’altra stupisce con momenti di incomparabile bellezza, che possono ispirare i più profondi sentimenti. “Sublime” che Beethoven trovava nelle sue passeggiate tra i boschi di Heiligenstadt e che ha un posto centrale nelle sue composizioni.
Presentando Beethoven come simbolo della nostra comune sensibilità, e tramite la sua arte, l’esibizione diviene un appello a ritrovare un senso profondo di Umanità.
“Beethoven bewegt” dimostra ancora una volta come il lavoro di musei, sale concerti o teatri, che troppo spesso viene sacrificato alla prima difficoltà, sia invece assolutamente essenziale nell’aiutarci a reagire alle sfide del presente. Le emozioni che si provano nell’ascoltare una sinfonia, nell’ammirare una fotografia, o nell’assistere ad una performance ci uniscono, ricordandoci che siamo tutti Umani, insieme, nell’approcciarsi al Natale ed ad un nuovo lockdown.
Con la speranza che possiate riuscire a visitare l’esibizione prima della sua chiusura il prossimo 24 Gennaio, potete nel mentre godervela – almeno in parte – ascoltando la playlist che il Kunsthistorisches Museum ha prodotto su Spotify: https://open.spotify.com/playlist/2Imu5zX8bc3JUsgq8r4Raj
Immagine: © John Baldessari Courtesy of the artist, Sprüth Magers and Beyer Projects. Foto: KHM-Museumsverband
Come vi avevo già scritto nella newsletter del lunedì per il 24 e 25 dicembre ci saranno delle eccezioni alle restrizioni attualmente in vigore: sarà infatti possibile incontrarsi a casa fino a 10 persone e muoversi anche durante la notte.
Sebbene la situazione legata ala coronavirus in Austria sia ancora critica, molti festeggeranno dunque il Natale insieme ad altre persone.
Non voglio qui mettermi a discutere se sia la scelta giusta o meno. Trovo però preoccupante che da ieri si stia già parlando di un nuovo lockdown totale subito dopo i giorni festivi.
Per limitare il contagio, il consiglio per chi si vedrà con altre persone è quindi di farsi testare prima dell’incontro.
Ovviamente massimo uno o due giorni prima, dopodiché è importante non avere contatti con altre persone (mi sembra scontato doverlo scrivere dopo quasi un anno dall’inizio della pandemia, ma ogni giorno mi accorgo che ci sono ancora tanti, troppi, che non hanno capito la situazione in cui ci troviamo e si comportano come se niente fosse).
Vienna ha un’ampia offerta di possibilità per poter effettuare un test, ecco quelle da conoscere:
Esiste anche la possibilità di svolgere un test rapido presso molte farmacie. Qui la procedura ha un costo che varia da 25 a 50 Euro. E’ consigliato mettersi in contatto per prendere appuntamento.
In ogni caso se avete sintomi o il sospetto di essere stati a contatto con una persona positiva, rimanete in casa e contattate il 1450 (o usate la app online).
In Austria la tradizione prevede che a Natale sia Gesù Bambino (Christkind) a passare in tutte le case la sera della Vigilia e – senza essere in visto, in particolare dai bambini – portare sia i doni che l’albero già addobbato.
Questo non è come alcuni pensano il Cristo del Vangelo, ma un angelo (o spirito) dalle sembianze di un bambino, con i capelli biondi, una veste bianca ed ali angeliche.
All’inizio di dicembre tutti i bambini in Austria scrivono quindi una letterina indirizzata al Christkind con i propri desideri.
Ma dove viene spedita? Non al Polo Nord, lì ci abita già Babbo Natale!
Per fortuna proprio in Austria c’è uno speciale ufficio postale dove Gesù Bambino ed i suoi aiutanti possono ricevere tutte queste lettere.
Si trova nell’omonima cittadina di Christkindl, una piccola frazione vicino a Steyr, in Alta Austria.
Esiste dal 1950, quando le poste austriache aprirono questo speciale ufficio che ogni anno, dall’inizio dell’avvento fino al 6 gennaio, riceve migliaia di lettere da tutta l’Austria e anche dall’estero.
Per mandare una lettera a Gesù Bambino (e ricevere una risposta), la procedura è molto semplice:
L’ufficio postale di Christkindl oltre che per i bambini è una attrazione anche per i tanti collezionisti di francobolli e timbri. Ogni anno vengono infatti creati francobolli e timbri speciali, con cui è possibile far affrancare lettere e cartoline.
L’ufficio è anche aperto al pubblico e si può visitare, quest’anno ovviamente con alcune limitazioni.
Se non fosse per il coprifuoco che ci impone di rimanere nelle nostre case, molti di voi avrebbero la possibilità questa settimana di vedere molti dei palazzi di Vienna illuminati di arancione.
L’inusuale illuminazione é un simbolo per ricordarci di un’altra pandemia, più subdola e pervasiva di quella che ha colpito le nostre vite in questo 2020 e che non deriva da alcun virus: quella della violenza contro le donne.
Il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne, oltre 130 edifici in Austria si tingeranno di arancione a sostegno della campagna “Orange the World”. L’iniziativa globale lanciata da UN Women è un appello a “Sedici Giorni di Attivismo” per promuovere il contrasto ad ogni forma di violenza di genere contro le Donne.
Accomunare la violenza sulle donne alla recente pandemia non è affatto esagerato; anzi, offre alcuni pregnanti parallelismi.
Estensione e gravità. Secondo le stime di UN Women, oltre il 35 per cento delle donne attorno al globo é stata vittima di una qualche forma di violenza sessuale. 243 milioni di donne hanno subito un abuso da parte del proprio compagno nel solo 2019.
Scala globale e senza frontiere. L’Italia e l’Austria non sono immuni a questa tragedia. In Austria una donna adulta ogni cinque ha subito violenza almeno una volta nella vita; numero che cresce a quasi una donna su tre in Italia. Le due nazioni sono al di sotto della media europea per quanto concerne la parità, entrambe tutt’oggi ancorate a ruoli sociali stereotipati.
Responsabilità in prima persona. Il vero cambiamento parte da noi e dalle nostre vite. Come per il contrasto alla pandemia del COVID, la responsabilità nella risposta alla violenza di genere non è solo dello Stato o di organizzazioni internazionali, ma in primis di noi individui.
Per esempio: criticando apertamente frasi e atti sessisti; facendo attenzione al nostro linguaggio; cercando di evadere da pregiudizi e stereotipi.
Tutti, siamo chiamati a fare la nostra parte con semplici azioni quotidiane, Tutti, in qualunque parte del mondo. Tutti, uomini e donne.
Maggiori informazioni riguardo “Orange the World” al sito di UN Women Austria: https://www.unwomen.at/unserearbeit/kampagnen/orange-the-world/orange-the-world-2020/
Foto (c) UN Women Austria
In un mondo del lavoro in continua evoluzione seguire un corso di formazione o aggiornamento è sempre utile per migliorare la propria posizione lavorativa.
E in un periodo di grandi incertezze come quello in cui viviamo oggi, mi sembra più importante che mai.
A Vienna le possibilità non mancano, sia per quanto riguarda l’offerta che le sovvenzioni statali, vediamone qualcuna insieme.
Iniziamo dai centri di formazione: quelli più conosciuti, con la maggiore offerta e soprattutto il maggiore riconoscimento dalle aziende sono WIFI e BFI. Il loro catalogo è veramente immenso e in continua espansione, si va dai seminari di un fine settimana fino a veri e propri corsi con diploma che possono durare anche un anno.
Esistono naturalmente anche moltissimi altri enti, spesso specializzati in un solo settore. Un’ottima fonte per trovare un corso valido che consiglio è la banca dati del WAFF, dove sono già selezionati quelli più utili ed accreditati.
Per coprire i costi dei corsi – spesso elevati – esistono vari tipi di sovvenzione a cui è possibile accedere:
Bildungsgutschein: ogni anno la Arbeiterkammer mette a disposizione per tutti i lavoratori dipendenti un buono di 120 Euro da spendere in formazione. La lista dei corsi è predefinita ma molto ampia e variegata, e va da quelli di lingua fino alla formazione professionale.
Digi-Bonus: sempre la Arbeiterkammer offre una sovvenzione di ulteriori 120 Euro per corsi legati al mondo della digitalizzazione: informatica, internet, programmazione e social media (cumulabile con il Bildungsgutschein).
WAFF: il fondo per la promozione dell’occupazione è un ente della città di Vienna che sovvenziona corsi di formazione, aggiornamento e perfezionamento sia per chi ha un lavoro sia per chi è disoccupato. In base alla propria situazione e al corso possono sovvenzionare anche corsi molto costosi, è sempre un’ottima idea contattarli per una consulenza gratuita.
Bildungskarenz: chi ha lavorato ininterrottamente per almeno 6 mesi può fare richiesta di un periodo di aspettativa della durata massima di un anno, al fine di partecipare ad attività formative. Questa deve essere approvata dal datore di lavoro, il quale si impegna al reintegro del dipendente dopo la conclusione. Durante l’aspettativa si riceve un sussidio statale pari a quello di disoccupazione.
Wiener Sprachgutschein: il comune di Vienna offre per chi proviene da un Paese dell’Unione Europea un buono di 150 Euro una tantum da usufruire presso svariate scuole di tedesco. Per ottenerlo è necessario iscriversi al programma StartWien
AMS: chi riceve una indennità di disoccupazione può richiedere di frequentare un corso di aggiornamento o di tedesco tramite l’ufficio di collocamento (AMS). La richiesta deve essere fatta attraverso il proprio consulente del lavoro (Berater).
Avete utilizzato una di queste sovvenzioni o partecipato ad un corso di formazione? Lasciate la vostra esperienza nei commenti!
Ho pubblicato questo commento sul nuovo lockdown in Austria nella newsletter inviata ieri. Siccome forse molti di voi non sono ancora iscritti la pubblico anche qui. Se volete ricevere le prossime newsletter (arriva ogni lunedì, gratis), vi potete iscrivere qui.
E’ da ieri che mi chiedo chi abbia sbagliato.
Se i cittadini, che affollano i centri commerciali e non rispettano le regole, pensando che il coronavirus sia qualcosa che tocca solo gli altri. O il governo, che non è riuscito a far capire alle persone la portata di questa pandemia, ed è arrivato impreparato alla situazione attuale.
Quello che so è che da marzo non abbiamo imparato nulla. E ora chi deve pagare sono nuovamente i bambini che non potranno andare a scuola e le famiglie che devono nuovamente prendersi in carico di tutto. Sperando sempre che questo non sia il colpo di grazia per tantissime aziende e lavoratori.
Questo nuovo lockdown è diventato necessario, ma si poteva evitare.
Sarebbe bastato che ognuno si prendesse le sue responsabilità, si comportasse da persona adulta, pensando non solo a se stessa, ma anche al prossimo. Molti cittadini lo hanno sicuramente fatto, ma tanti altri no. E questo governo non lo ha fatto, giocando invece sui proclami per sembrare forte nell’illusione che la situazione si risolvesse magicamente da sola
Nelle prossime settimane molto probabilmente il numero dei casi scenderà, e a dicembre ci daremo tutti delle grandi pacche sulle spalle dicendoci quanto siamo stati bravi. E poi? Avremo veramente imparato questa volta? O ricominceremo tutto da capo?
Il nuovo lockdown totale inizierà domani martedì 17 novembre e si dovrebbe concludere domenica 6 dicembre. Qui trovate le nuove restrizioni come quelle già in vigore.
I numeri della settimana:
Forse in pochi lo sanno, ma il 16 novembre di ogni anno si celebre la Giornata Internazionale per la Tolleranza. La ricorrenza é stata proclamata dalle Nazioni Unite nel 1996 per celebrare l’adozione della Dichiarazione sui Principi sulla Tolleranza da parte degli Stati Membri dell’UNESCO.
La Dichiarazione afferma che “La tolleranza è rispetto, accettazione e apprezzamento della ricca diversità delle culture del nostro mondo, delle nostre forme di espressione e dei nostri modi di essere umani.“
L’Austria gode di uno stereotipo che la vede come un idilliaco paese di montagna, “Insel der Seeligen”, “L’Isola dei beati”, come la chiamano tutt’oggi i suoi abitanti. La sua capitale Vienna, città quasi ideale, forte di una millenaria tradizione di accoglienza al confine fra oriente ed occidente.
L’Austria é un paese più multietnico di quanto ci si possa immaginare. Ad oggi un quarto della popolazione austriaca ha origini straniere. A questo si aggiunge che il 17% delle persone residenti in Austria sono cittadini di altri paesi.
Vienna é lo specchio di questa diversità. Nel corso di decenni la città ha accolto un sempre crescente numero di persone da tutte le parti d’Europa e del mondo, divenendo un punto d’approdo per molti, in particolare a seguito delle grandi rivoluzioni in Est Europa e nei Balcani. Non é dunque un caso che il 45% dei suoi quasi due milioni di abitanti vengano da un contesto migratorio.
La multiculturalità ha contribuito in maniera fondamentale a plasmare Vienna per come la conosciamo oggi. Le centinaia di migliaia di persone giunte nella capitale hanno trovato spazio ed opportunità per poter esprimere la propria cultura e costumi, costruendo un variegato mosaico sociale.
L’attentato terroristico dello scorso 2 Novembre ha però frantumato l’incantesimo di Vienna come città perfetta, armoniosa e multietnica ed evidenziato nel più doloroso dei modi la sottile linea tra tolleranza ed indifferenza.
Forse Vienna non é così tollerante come la si immaginava? Forse quella che si considerava multiculturalità é solamente una superficiale e disinteressata coesistenza?
La Dichiarazione precisa che “La tolleranza non è concessione, condiscendenza o indulgenza ma un’attitudine proattiva” di riconoscimento.
Per essere veramente tolleranti non ci possiamo limitare ad una superficiale indifferenza ma dobbiamo impegnarci a capire le variegate unicità che ci circondano ed agire per fare in modo che tutti possano godere degli stessi diritti e di pari opportunità per la realizzazione delle loro aspirazioni. Apertura e dialogo sono elementi costitutivi del concetto stesso di tolleranza.
Noi Italiani in Austria siamo al centro di queste dinamiche. Siamo immigrati noi stessi, posti davanti ai diversi problemi con cui molte altre persone si confrontano vivendo in una città ed in una cultura in cui non sono nati.
Nel periodo immediatamente successivo all’attentato terroristico di Novembre, lo slogan “Wir Halten Zusammen”, “Rimaniamo uniti” é stato usato dai cittadini di Vienna per sottolineare lo spirito di solidarietà ed accoglienza della città. É anche nostra la responsabilità di realizzare questa nobile dichiarazione di intenti, cominciando dal conoscere davvero chi ci sta a fianco.