Da quando si sono svolte le elezioni per eleggere il sindaco di Vienna (e il consiglio comunale) l’11 ottobre 2015, sono stati molti i messaggi di preoccupazione che ho ricevuto, chiedendomi se Vienna stesse diventando una città di “destra”, e se noi “stranieri” dovessimo iniziare a preoccuparci.
La mia risposta è sempre la stessa: Vienna rimane una città che – sebbene con i suoi problemi – rimane multiculturale e aperta a tutte le culture.
Infatti sebbene il partito di destra FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs) abbia ottenuto un terzo dei voti (per essere esatti il 30,8%), Vienna non è assolutamente da considerare una città “di destra” o addirittura “xenofonibica”, ma per capirlo bisogna analizzare i risultati in maniera più approfondita.
C’è infatti un dato molto importante che manca dai risultati ufficiali, ovvero i “non elettori”. Non sto parlando di coloro che non sono andati a votare (anche questi da non sottovalutare), ma di quella grande fetta di cittadini viennesi che non hanno diritto di voto.
Infatti come avevo già scritto in passato, a causa della situazione particolare di Vienna – allo stesso tempo città e regione – gli stranieri, anche se residenti da tanto tempo in città, hanno solo un limitato diritto di voto.
E questi non sono pochi! In base alle ultime statistiche sono più di 400.000 (!) le persone straniere residenti a Vienna. Queste si suddividono tra cittadini dell’Unione Europea che possono almeno votare per l’elezione dei candidati dei distretti, e gli “extracomunitari” che non hanno alcun diritto di voto. Questo significa che il 25% della popolazione viennese sopra i 16 anni non ha diritto di voto.
C’è quindi chi è andato a fare due conti sulla base dei voti alle elezioni dell’11 ottobre, ed ecco che se si suddivide il risultato su tutta la popolazione viennese, scopriamo che i numeri mostrano un quadro ben diverso:
La domanda che rimane aperta è: come cambierebbero i risultati delle elezioni se anche questi “non elettori” avessero diritto di voto?
Qui si entra ovviamente nel campo delle pure speculazioni, ma si possono provare a fare alcune congetture a riguardo. Per esempio il progetto “Pass-Egal-Wahl“, una iniziativa che permette di “votare” in maniera virtuale anche a chi non ha diritto di voto in Austria, mostra nei suoi risultati una grande maggioranza a favore del partito Die Grüne e SPÖ, mentre i partiti di destra non entrerebbero nemmeno in parlamento.
E allora – vi chiederete voi – come mai questi partiti che sono al governo di Vienna, e che molto probabilmente ne trarrebbero un vantaggio, non cambiano la legge per permettere il voto anche degli stranieri?
Vi dico la verità, me lo chiedo anche io ad ogni elezione! A Vienna ci fu un tentativo nel 2002 di cambiare la legge, ma la corte costituzionale bocciò la legge poiché per attuarla è necessaria una modifica della costituzione, che dovendo essere decisa dal Parlamento nazionale con una maggioranza dei 2/3, risulta al momento praticamente impossibile.
Insomma la strada per un diritto di voto “universale” a Vienna è ancora lunga. La mia speranza è che almeno alle prossime elezioni, tra 5 anni, anche noi italiani e tutti gli altri stranieri residenti a Vienna avremo il diritto di voi. E voi cosa ne pensate?
Attenzione, la lettura politica deve essere precisa e senza troppe illusioni, altrimenti è peggio. Vienna ha adesso il vicesindaco dell’FPÖ e questo è un segnale da non sottovalutare. Un’altra nota a margine: ogni quartiere come l’articolo evidenzia ha circa il 20-30% di cittadini che non possono votare perchè stranieri… come tenerli buoni se non proprio con lo spauracchio dell’FPÖ? E´il gioco delle parti, fanno comodo ad una parte e all’altra, all’SPÖ in primis. Come anche il duello tra Haupl-Strache e tutti nel frattempo dimenticavano cosa era successo con Puber nella città di Hundertwasser e del secessionismo e con la Pizzeria Anarchica, altri segnali che non sottovaluterei. Saluti da Villach.