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La lunga notte di Vienna. Una riflessione sull’attentato del 2 novembre

Sono passate appena 24 ore ma lo shock è ancora grande. Vivo a Vienna da 15 anni e per me questa città è sempre stata un’isola felice.

Dove si può passeggiare a tarda notte senza paura, dove tutti rispettano le regole e la società civile è ancora importante. Dove convivono popoli, religioni e modi di vivere completamente diversi in una sola grande città multiculturale.

Ma tutto questo ieri qualcuno ha cercato di portarcelo via. Con un attentato, in pieno centro, tra i bar ed i ristoranti dove le persone stavano trascorrendo ancora qualche ora insieme prima dell’inizio del nuovo lockdown.

Un terrorista ha deciso che questo non andava bene. Kujtim F., ventenne austriaco di origine nord-macedone ha aperto il fuoco su passanti e chiunque fosse nelle vicinanze, uccidendone 4 e ferendone – anche gravemente – oltre 20.

Era già stato arrestato in passato per i suoi legami con il mondo radicale e per aver provato ad andare in Siria con lo scopo di unirsi all’ISIS. Era stato poi rilasciato dopo un programma di riabilitazione che ha indubbiamente fallito.

Un atto solitario, ma che si lega ad una scia di terrore presente in tutta Europa da tanti, troppi anni, e che ora ha raggiunto anche l’Austria.

Gli esperti si aspettavano che prima o poi un attentato sarebbe potuto accadere. Vienna è una capitale nel cuore dell’Europa, con sede di molte organizzazioni internazionali, come l’ONU e l’OPEC, e non è esente dalla presenza di persone radicalizzate.

Le lotte di potere che hanno segnato i servizi segreti ed antiterrorismo austriaci negli ultimi anni – con anche una commissione parlamentare – portando a conflitti anche con gli altri partner europei, hanno inoltre indebolito la capacità di sorveglianza ed analisi dello Stato.

Tutte queste criticità ieri sera si sono scontrate con la cruda realtà della tragedia che ha colpito la popolazione.

Tra i tanti discorsi il ministro dell’Interno ha annunciato che sarà necessario un ripensamento dei programmi di controllo e riabilitazione delle persone radicalizzate, vedremo nei prossimi mesi come questi annunci si trasformeranno in fatti.

Ora è il momento del lutto e della riflessione. Per le vittime, per tutti i feriti e per tutti coloro che sono stati testimoni di questo attentato e dovranno superare la paura.

Ma poi bisognerà anche rialzarsi. Capire dove si è sbagliato, perché questo è stato possibile, e fare in modo che non si ripeta mai più.

E la mia Vienna tornerà quella di prima, scorbutica ed un po’ scontrosa ma come sempre aperta a tutti, di qualunque nazione, etnia o religione.

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Paolo Manganiello

Vivo a Vienna dal 2004. Da più di dieci anni racconto tramite QuiVienna questa città e tutto quello che succede in Austria, con un occhio di riguardo per la comunità italiana.

Scritto da Paolo Manganiello

Vivo a Vienna dal 2004. Da più di dieci anni racconto tramite QuiVienna questa città e tutto quello che succede in Austria, con un occhio di riguardo per la comunità italiana.

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