Come ogni anno dalla metà di Novembre fino a Natale le piazze più belle di Vienna si trasformano in suggestivi mercatini di Natale.
Da ben settecento anni, da quando nel 1296 l’imperatore Albrecht I diede la prima autorizzazione per un “mercato natalizio”, la tradizione si ripete ogni anno.
Dal 1975 il più importante si tiene presso la piazza del Municipio, dove più di 3 milioni di persone (di cui più di 500.000 dall’estero) visitano le 140 casette tra punsch e prodotti artigianali. Da non perdere sabato l’inaugurazione del mercatino del Municipio, con l’illuminazione dell’enorme albero di Natale alla presenza del Sindaco di Vienna.
Tutti i mercatini rimarranno aperti fino a Natale, con eccezione di quello di Schönbrunn, di Maria-Theresien-Platz e del Prater (sotto la Ruota) che continueranno fino ad inizio Gennaio.
Come ogni anno consiglio di evitare quelli più caotici (e cari) come presso il Municipio (Rathaus) o il castello di Schönbrunn, per recarsi invece presso quelli più particolari e più caratteristici, come il Weinachtsdorf presso il Campus Universitario (Altes AKH) oppure tra le vie di Spittelberg (dietro il Museumsquartier).
Di seguito la lista di tutti i mercatini di Natale 2015 con date e orari:
Mercatino di Natale del Municipio
13.11. – 26.12.2015
Rathausplatz (Piazza del Municipio)
tutti i giorni dalle 10.00 alle 22.00
24.12 dalle 10.00 alle 16.00Mercatino di Natale del Castello di Schönbrunn
21.11. – 26.12.2015
tutti i giorni dalle 10.00 alle 21.00
24 dicembre dalle 10.00 alle 16.00
25 e 26 dicembre dalle 10.00 alle 18.00
Mercatino di Capodanno
dal 27 .12 – 01.01.2015
tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00Mercatino di Natale all’ Altes AKH (Weinachtsdorf)
14.11. – 23.12.2015
Alserstraße/Spitalgasse, Hof 1, 1090 Vienna
Dal lunedì al venerdì dalle 11.00 alle 21.00
Sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 21.00Mercatino di Natale a Spittelberg (dietro Museumsquartier)
13.11. – 23.12.2015
Da Lunedì a Giovedì: dalle 14.00 alle 21.00
Venerdì: dalle 14.00 alle 21.30
Sabato: dalle 10.00 alle 21.30
Domenica e Festivi: dalle 10.00 alle 21.00Mercatino di Natale in Maria-Theresien-Platz
18.11. – 26.12.2015
da domenica a giovedì dalle 11.00 alle 21.30
Venerdì e Sabato dalle 11.00 alle 22.00
24.12 dalle 11.00 alle 16.00
25.12 & 26.12 dalle 11.00 alle 19.30
Il Villaggio di San Silvestro
27.12.2015 – 01.01.2016
Maria-Theresien-Platz, 1010 Vienna
tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.30
31.12 dalle 22.00 alle 2.00Mercatino di Natale del Castello del Belvedere
20.11. – 23.12.2015
da Lunedi a Venerdì: dalle 11.00 alle 21.00
Sabato, Domenica & Festività: dalle 10.00 alle 21.00Vecchio Mercatino di Natale Viennese
20.11 – 23.12.2015
Freyung, 1010 Vienna
tutti i giorni dalle 10.00 alle 21.00Mercatino dell’Avvento Am Hof
13.11-23.12.2015
Am Hof, 1010 Vienna
Da Lunedì a Giovedì dalle 11.00 alle 21.00
Da Venerdì a Domenica dalle 10.00 alle 21.00
Cibo fino alle 22.00Mercatino Invernale in Riesenradplatz
21.11.2015 – 06.01.2016
Riesenradplatz, 1020 Vienna
da Lunedì a Venerdì dalle 12.00 alle 22.00
Sabato, Domenica e Festivi dalle 11.00 alle 22.00
24.12 dalle 12.00 alle 16.00
31.12 dalle 12.00 alle 14.00Mercatino di Natale a Stephansplatz
13.11 – 23.12.2015
Stephansplatz, 1010 Vienna
tutti i giorni dalle 11.00 alle 21.00
24.12 dalle 11.00 alle 16.00
25 & 26.12 dalle 11.00 alle 19.00Mercatino dell’avvento presso la Karlskirche
Resselpark (Karlsplatz), 1040 Vienna
20.11 – 23.12.2015
tutti i giorni dalle 12.00 alle 20.00
Immagine (c) shutterstock / S.Borisov
Uno dei principali ostacoli con cui si scontra chiunque voglia apprendere una lingua è inevitabilmente la memorizzazione della grammatica e, soprattutto, del vocabolario: le stime sono variabili, ma con circa 2500 parole si dovrebbe poter esprimere tutto, seppur talvolta con espressioni bizzarre. Il numero non è in fondo così alto e dovrebbe essere l’obiettivo minimo di chi vuole correttamente inserirsi in un Paese di lingua straniera come certamente la maggior parte dei frequentanti di questo blog.
Il vocabolario tedesco, in particolare, risulta decisamente ostico agli italofoni a causa della purtroppo straordinaria scarsità di parole di origine neolatina; ma neppure per chi mastica l’inglese è sempre facile ricondurre le parole germaniche a qualche radice già nota. La grande indipendenza di questa lingua richiede perciò un metodo quanto più possibile efficace per memorizzare quelle parole – forse la maggior parte – che in nessun modo sembra possibile ricordare.
Uno dei sistemi didattici più accreditati è la ripetizione dilazionata, altresì nota come SRS (Spaced Repetition System), che consiste, molto semplicemente, nel ripetere un’informazione a determinati intervalli di tempo sempre più distanti permettendo così che si fissi nella memoria a lungo termine. Si tratta di un metodo che richiede un’enorme autodisciplina – a meno che non sia qualcuno al posto nostro che ci somministri la quotidiana dose di ripasso.
Sui pregi di Babbel già si è discusso in questo blog. Chi lo ha provato conosce il funzionamento, basato appunto sul sistema di spaced repetition: dopo aver seguito un corso interattivo, le parole studiate entrano nel vocabolario al primo dei sei livelli possibili e vengono poi richieste al momento del ripasso. Se lo studente dimostra di aver memorizzato la parola essa sale di livello (e domandata meno frequentemente), mentre se non la ricorda, commettendo un errore, essa scende di livello (e ovviamente chiesta più spesso). Ecco così spiegato come mai Babbel effettivamente funzioni.
Ora, però, vorrei mettere in luce un aspetto del servizio poco noto ma che, personalmente, reputo assolutamente fondamentale per chiunque voglia apprendere una lingua. Accedendo al proprio vocabolario è infatti possibile creare delle liste in cui inserire dei termini a propria scelta. Non sempre possiamo essere d’accordo con le scelte di Babbel su cosa studiare e talvolta preferiremmo forse inserire ciò che noi riteniamo più utile.
Se magari siamo appassionati di cinema o serie TV e per fare pratica vogliamo provarli in tedesco, possiamo allora sfruttare la lista di frequenza delle parole più presenti nei sottotitoli disponibile su Wikitionary, assicurandoci così di capirne perlomeno il senso generale.
Se invece preferiamo imparare leggendo articoli, le parole più utilizzate nella Wikipedia tedesca dovrebbero esserci di ottimo supporto. Magari invece preferiamo semplicemente imparare il tedesco con curiosità, come suggerito da questo articolo, e allora è sufficiente iniziare ad annotare le parole captate durante il giorno per poi, quando possibile, inserirle nel proprio vocabolario online.
L’efficacia di un metodo così personalizzato sta proprio nell’individualità della scelta: ognuno decide cosa studiare a seconda del proprio obiettivo, venendo così costantemente stimolato dai propri interessi. Un’applicazione quotidiana di una o più di queste o altre soluzioni, supportata dal potente sistema di ripasso, dovrebbe così garantire a tutti un apprendimento rapido e – incredibile a dirsi – indolore del famigerato lessico tedesco.
Immagine (c) A. and I. Kruk
Nel 1898 l’imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria Elisabetta è una distinta signora di 60 anni che ha scelto di invecchiare viaggiando, anzi quasi correndo, da un capo all’altro d’Europa. Dimostra più anni di quelli che in realtà abbia anagraficamente, provata più da se stessa che dagli eventi della vita.
Nel 1898 Luigi Lucheni è un manovale venticinquenne di origine parmense, disoccupato e in continuo peregrinare, alla ricerca di un lavoro che gli permetta di mettere insieme il pranzo con la cena, provato da una vita di abbandono e di fatica. Negli ultimi mesi si è unito al movimento anarchico, abbeverandosi ad una dottrina che, come scopo finale, ha il rovesciamento dell’ordine costituito attraverso la violenza. È la sua nuova fede e ragione di vita.
Nel 1898 la Svizzera è una repubblica federale che dà lavoro e asilo politico. Ma è anche una terra ricca di opportunità. Di ogni tipo.
UN FINALE TROPPO SEMPLIFICATO – Ma questa è anche la storia di personaggi minori, in primis del giudice istruttore Charles Lechét, che grazie al lavoro certosino ed alla grande forza di volontà, sono riusciti a scoperchiare un mondo sommerso e a lasciarci un quadro sociopolitico che è più facile dimenticare.
Ma andiamo con ordine e cominciamo dall’inizio della vicenda, ovvero dagli ultimi momenti di vita dell’imperatrice: è sabato 10 settembre 1898, una calda giornata di fine estate, e molti fra ginevrini e turisti passeggiano piacevolmente sul lungolago, fra questi due illustri ospiti della città, ovvero la contessa Sztáray e la contessa di Hohenembs, nome sotto il quale viaggiava in incognito l’imperatrice Elisabetta d’Austria. Entrambe si stanno recando verso l’imbarcadero, quando improvvisamente una strana figura piomba sull’imperatrice, gettandola a terra, mentre però la sovrana si rialza immediatamente l’uomo verrà poi bloccato dalla polizia a poche centinaia di metri di distanza.
Con passo lesto le due donne si avviano al traghetto e poco dopo la partenza l’imperatrice sviene. La Sztáray avvisa immediatamente il capitano, svelandogli la vera identità della passeggera, questi decide immediatamente di virare e rientrare su Ginevra. Poco dopo nella sua camera all’hotel Beau Rivage l’imperatrice verrà dichiarata morta.
LE INDAGINI E I SUOI INQUIETANTI RETROSCENA – Il giudice istruttore Lechét comincerà già quel giorno un confronto lungo, serrato e nervoso con l’assassino di Sua Maestà, il quale fin dall’inizio si dichiara colpevole dell’omicidio (avvenuto tramite una pugnalata al cuore con l’ausilio di un punteruolo) effettuato in nome dell’anarchia. Con i giorni e i confronti quotidiani si scoprirà un Lucheni testardo, ben preparato, ma ostinato a negare qualsiasi complicità nell’attentato, cosa che Lechét non riteneva possibile.
Così il giudice istruttore inizierà un cammino a ritroso nella vita di Lucheni, nei suoi spostamenti in Svizzera e nei suoi saltuari lavori; verranno alla luce nomi di altri italiani e un sottobosco fatto di miseria e cospirazione e la sfilata di personaggi che vengono convocati in questura dà l’idea degli italiani presenti allora sul suolo elvetico.
Ed ecco che davanti a noi si palesano figure controverse, quali il giornalista Pietro Gualducci, costretto a mangiare in una mensa per poveri gestita da un ex sacerdote, che sprezzante però irride e denigra il suo benefattore; oppure il litografo milanese Gino Posio amico di una prostituta di Losanna e con la quale si lascia andare a qualche confidenza di troppo che sarà poi utile all’indagine; e il ligure Giuseppe Portunato, che è stato visto con Lucheni nei giorni a ridosso l’attentato. E poi ancora italiani che sfruttano i propri connazionali più poveri, ed altri invece che se ne approfittano per indottrinarli e fargli compiere le azioni più turpi per non sporcarsi direttamente le mani. Proprio come nel caso di Lucheni.
Ma sarà a causa di qualche errore commesso dalla giustizia elvetica che non si riuscirà nei tempi opportuni a scoprire il complotto e a far fuggire i mandanti, lasciando tutta la “gloria” a Lucheni, che in fondo era a ciò a cui aspirava. Sarà soltanto qualche mese dopo la condanna definitiva all’ergastolo che Lucheni ammetterà con Lechét la presenza di complici nella vicenda, e il giudice istruttore (avvisando la stampa prima che il procuratore generale Navazza) si attribuirà una tardiva vittoria del suo operato, morendo pochi mesi dopo con questa non piccola soddisfazione. Sarà invece Lucheni (che aspirava ad una morte gloriosa in stile Ravachol – uno dei suoi ispiratori) a finire dimenticato da tutti in una cella, e il 19 ottobre 1910 si toglierà la vita impiccandosi nella sua cella con la cintura dei pantaloni. La pubblica opinione non ne verrà informata.
L’USCITA DI SCENA DELLA BELLA REGINA – Dai verbali redatti in francese e in italiano presenti negli archivi ginevrini, possiamo risalire agli ultimi giorni di vita di Elisabetta. E così scopriamo della visita della sovrana il giorno precedente alla villa della baronessa Rotschild a Pregny, nella quale ammirò in modo particolare le orchidee della serra; degli acquisti fatti a Ginevra (un tavolo intarsiato da Dûnier e un organetto meccanico da Baecker – regali da inviare alla figlia Maria Valeria) e del gelato gustato sulla terrazza della pasticceria Désarnod. Ma la testimonianza della contessa e dama di compagnia Sztáray ci regalano anche gli ultimi momenti di serenità della sovrana, come quando prima di uscire dall’hotel si attarda per ammirare il Monte Bianco oppure mentre osserva meravigliata la fioritura dei castagni del lungolago.
Sarà invece la stampa, ed in particolar modo il quotidiano viennese “Neue Freie Presse” a lasciarci il ricordo di una solenne cerimonia, tutta in vero stile asburgico, che anche in quei tristi momenti seguiva una meticolosa etichetta. Quindi scopriamo come la salma dell’imperatrice a Ginevra non poteva essere omaggiata con il proprio rango in quanto qui soggiornava come contessa di Hohenembs (un risvolto tragicomico tipico degli Asburgo), poi la possiamo seguire sull’apposito treno “funebre” predisposto per il rientro nella capitale dell’Impero, che attraverserà la Svizzera e l’Austria e come ad ogni ora del giorno e della notte vi erano, nelle principali stazioni ove il treno sostava qualche minuto, piccole ed organizzate cerimonie di saluto.
E poi con l’arrivo a Vienna il popolo che già dal primo pomeriggio di venerdì 16 settembre assiepava la Mariahilferstraβe in attesa del passaggio in pompa magna dell’imperialregia salma (avvenuto solamente verso le 23!) e l’arrivo il giorno successivo delle principali teste coronate d’Europa, accolte in ordine di rango e importanza in base alle alleanze (lo zar di Russia venne accolto dall’erede al trono Francesco Ferdinando, mentre il Kaiser Guglielmo II di Germania direttamente da Francesco Giuseppe). E sullo sfondo un popolo che piange la sua bella imperatrice, ma soprattutto che si commuove e si stringe all’amato Imperatore, segnato nuovamente dalle vicende della vita.
ELISABETTA E GLI ITALIANI – E’ nel diario della figlia “prediletta” Maria Valeria che troviamo traccia del pensiero di Sissi sugli italiani, da lei definito un popolo di terroristi (in occasione del suo viaggio con Francesco Giuseppe per festeggiare i 500 anni di Trieste nel 1882), sfuggendo poi effettivamente ad un attentato organizzato (ma fallito) fra gli altri da Guglielmo Oberdan. Questo non vuol dire che non apprezzasse l’Italia, anzi ne visitò molti luoghi e città nel corso degli anni, soprattutto per le vestigia del suo passato greco-romano. Nonostante amasse le lingue straniere, non parlò mai bene l’italiano.
Considerava gli italiani dei voltagabbana. Si sbagliava?
Il 1 e il 2 novembre anche in Austria si commemorano rispettivamente i Santi (Allerheiligen) e i defunti (Allerseelen). Quest’anno non avendo io nessun parente da commemorare nelle vicinanze, ho pensato di andare a fare una visita ai tanti defunti che forse non hanno nemmeno loro qualcuno che li vada trovare.
Proprio nelle vicinanze della mia abitazione si trova una dei luoghi di sepoltura più interessanti di Vienna, ovvero il cimitero di St. Marx, utilizzato fino al 1874 e oggi un monumento storico della città.
Fondato nel 1784 dopo un decreto dell’imperatore Giuseppe II che obbligò la creazione dei cimiteri al di fuori delle mura cittadine, venne utilizzato fino alla metà 19. secolo, quando a causa dell’aumento della popolazione venne decisa la creazione del cimitero centrale di Vienna (Wiener Zentralfriedhof).
Negli anni seguenti il cimitero rimase incustodito e cadde in rovina. Il comune di Vienna iniziò solo negli anni ’20 del XX. secolo un’opera di restauro e lo rese nuovamente accessibile nel 1937. Oggi è un luogo commemorativo aperto al pubblico.
Tra le circa 8.000 tombe presenti nel cimitero, la più famosa e visitata è sicuramente quella di Wolfgang Amadeus Mozart, anche se in realtà quella che si può vedere è solo una targa commemorativa. Il luogo esatto di sepoltura del grande compositore – morto nel 1791 – è infatti rimasto sconosciuto, e anche ricerche successive non poterono definirne il luogo esatto.
Molte sono inoltre le lapidi ancora presenti di personaggi importanti dell’epoca, tra cui il fondatore del Prater Basilio Calafati, il linguista e scrittore serbo Vuk Stefanovic Karadzic e il patriota greco Alexander Ypsilantis.
Il cimitero di St. Marx si trova nella Leberstraße 6-8 (3. distretto), ed è raggiungibile con l’autobus 74a, il tram 71 o con la S7. E’ aperto dal 1 aprile al 30 settembre dalle 6.30 alle 20 e dal 1 ottobre al 31 marzo dalle 6.30 alle 18:30.
Da quando si sono svolte le elezioni per eleggere il sindaco di Vienna (e il consiglio comunale) l’11 ottobre 2015, sono stati molti i messaggi di preoccupazione che ho ricevuto, chiedendomi se Vienna stesse diventando una città di “destra”, e se noi “stranieri” dovessimo iniziare a preoccuparci.
La mia risposta è sempre la stessa: Vienna rimane una città che – sebbene con i suoi problemi – rimane multiculturale e aperta a tutte le culture.
Infatti sebbene il partito di destra FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs) abbia ottenuto un terzo dei voti (per essere esatti il 30,8%), Vienna non è assolutamente da considerare una città “di destra” o addirittura “xenofonibica”, ma per capirlo bisogna analizzare i risultati in maniera più approfondita.
C’è infatti un dato molto importante che manca dai risultati ufficiali, ovvero i “non elettori”. Non sto parlando di coloro che non sono andati a votare (anche questi da non sottovalutare), ma di quella grande fetta di cittadini viennesi che non hanno diritto di voto.
Infatti come avevo già scritto in passato, a causa della situazione particolare di Vienna – allo stesso tempo città e regione – gli stranieri, anche se residenti da tanto tempo in città, hanno solo un limitato diritto di voto.
E questi non sono pochi! In base alle ultime statistiche sono più di 400.000 (!) le persone straniere residenti a Vienna. Queste si suddividono tra cittadini dell’Unione Europea che possono almeno votare per l’elezione dei candidati dei distretti, e gli “extracomunitari” che non hanno alcun diritto di voto. Questo significa che il 25% della popolazione viennese sopra i 16 anni non ha diritto di voto.
C’è quindi chi è andato a fare due conti sulla base dei voti alle elezioni dell’11 ottobre, ed ecco che se si suddivide il risultato su tutta la popolazione viennese, scopriamo che i numeri mostrano un quadro ben diverso:
Fonte: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10204161029015306&set=a.1055540598109.91439.1513657129
La domanda che rimane aperta è: come cambierebbero i risultati delle elezioni se anche questi “non elettori” avessero diritto di voto?
Qui si entra ovviamente nel campo delle pure speculazioni, ma si possono provare a fare alcune congetture a riguardo. Per esempio il progetto “Pass-Egal-Wahl“, una iniziativa che permette di “votare” in maniera virtuale anche a chi non ha diritto di voto in Austria, mostra nei suoi risultati una grande maggioranza a favore del partito Die Grüne e SPÖ, mentre i partiti di destra non entrerebbero nemmeno in parlamento.
E allora – vi chiederete voi – come mai questi partiti che sono al governo di Vienna, e che molto probabilmente ne trarrebbero un vantaggio, non cambiano la legge per permettere il voto anche degli stranieri?
Vi dico la verità, me lo chiedo anche io ad ogni elezione! A Vienna ci fu un tentativo nel 2002 di cambiare la legge, ma la corte costituzionale bocciò la legge poiché per attuarla è necessaria una modifica della costituzione, che dovendo essere decisa dal Parlamento nazionale con una maggioranza dei 2/3, risulta al momento praticamente impossibile.
Insomma la strada per un diritto di voto “universale” a Vienna è ancora lunga. La mia speranza è che almeno alle prossime elezioni, tra 5 anni, anche noi italiani e tutti gli altri stranieri residenti a Vienna avremo il diritto di voi. E voi cosa ne pensate?
Lo ammetto, sono andata a visitare il Belvedere per ammirare il Bacio di Klimt con la stessa febbrile curiosità che spinge i bambini a scartare i regali di Natale prima del previsto, impaziente di lasciarmi abbagliare dal quel tripudio d’oro e da quel morbido sfavillio di colori di un’opera ormai riprodotta fino all’esasperazione sopra t-shirt, borse, ombrelli, lenzuola…, salvo poi ritrovarmi a fissare, quasi ipnotizzata, le Teste di Carattere o meglio le Charakterköpfe di Franz Xaver Messerschmidt.
Sia chiaro… il Bacio non ha certo deluso le mie aspettative, anzi la magia dei colori, l’armonia con cui sono stati impressi sulla tela si meritano fama imperitura, senza ombra di dubbio, però quei busti su cui sono stati scolpiti quei volti bizzarri, strambi e, perché no, buffi e allucinati, disposti in cerchio in una sala dello Schloß, meritano una particolare menzione.
Non appena li ho veduti, ho messo in moto il cervello, scovando fra i cassetti della mia memoria scolastica qualche reminiscenza su questo scultore, ma come Don Abbondio, mi sono ritrovata ad esclamare: Messerschmidt. Chi era costui?
Eh già… chi era Franz Xaver Messerschmidt?
Messerschmidt nasce nel 1736 a Wiesensteig in Germania da una famiglia di artigiani e all’età di diciotto anni inizia a frequentare l’Accademia di Vienna distinguendosi per il suo talento e affermandosi soprattutto con la statua dell’imperatore Franz I e con quella dell’imperatrice Maria Teresa.
Nel 1769 è nominato professore aggiunto all’Accademia ma nel 1774, alla morte del titolare, non gli viene offerta la cattedra a causa di una certa “confusione di mente”. Deluso da ciò lascia la capitale per Bratislava e si dedica alle sue Teste di Carattere, busti scolpiti in alabastro, fusi in stagno o piombo, nei quali l’artista riproduce i sentimenti, i disagi e i dolori, le sofferenze e i moti interiori, ma anche i caratteri e le smorfie degli uomini, anticipando di fatto il lavoro degli espressionisti.
Muore nel 1783 a Bratislava, ma le sue “teste” così enigmatiche, così vicine all’anima umana, forse un po’ snobbate dalla cultura accademica, meritano un posto di rilievo al pari del Bacio di Klimt, non soltanto in una sala del Belvedere, ma nel panorama artistico-culturale mondiale, fosse solo per fare un dispetto, una volta per tutte, a quello “spiritello delle proporzioni” da cui era ossessionato Messerschmidt, che lo tormentava con forti dolori fisici e da cui aveva trovato un espediente per liberarsene: pizzicarsi parti del corpo per farsi male e produrre così contrazioni espressive del volto che osservava allo specchio e che al posto di un bel selfie, trasformava in opere d’arte.
La nostra autrice Silvia risponde al mio ultimo articolo sui segnali per capire se sei diventato un vero viennese con una lista 10 “contro-segnali” su cui riflettere per farci capire che forse – in fondo in fondo – non siamo proprio così integrati come possiamo credere. Buona lettura!
- Quando dici Gruess Gott la gente sorride perché hai appena detto Gruss Gotto.
- Anche se lavori nella ristorazione da anni quando ti ordinano un Kruegerl pensi agli esercizi di Kegel per il pavimento pelvico.
- I Wurst li concepisci solo sulla pizza viennese.
- Quando ti chiama al cellulare un numero sconosciuto sei terrorizzato al pensiero che l’interlocutore parli tedesco o peggio ancora Wienerisch.
- Non sopporti di lasciare la mancia, soprattutto perché pensi che i camerieri siano per la maggior parte tutt’altro che gentili.
- Non metti il tuo titolo davanti al nome dimostrando di non sapere che le magiche paroline Dott Mag accelerano di gran lunga qualsiasi operazione desideriate compiere.
- Ti fa schifo la gente che si toglie le scarpe in treno o in ufficio.
- Ti arrabbi al banco degli affettati perché ti rifilano fette di prosciutto alte un dito, con ancora la cotenna addosso, che non sono state tagliate sul momento.
- Quando torni a Vienna dopo essere stato in Italia hai la valigia piena di biscotti del Mulino Bianco, chinotto, salame, formaggio, bicarbonato.
- Nella tua cerchia di conoscenze ci sono sloveni, russi, cinesi, giapponesi, messicani, argentini, iraniani, slovacchi… ma nessun austriaco.
Mi sembra l’altro ieri, invece sono trascorsi già più di 2 anni da quando ho pubblicato “Sei diventato un vero viennese quando…” , un articolo – tra il serio e il faceto – in cui descrivevo una lista di tutti comportamenti e abitudini austriache che ognuno di noi col passare del tempo ha iniziato ad internalizzare e considerare normali.
Nel frattempo un po’ di tempo è passato, e sicuramente non si diventa “meno austriaci”, anzi si peggiora (o migliora :-) ), ed ho quindi pensato di creare una nuova lista con 10 nuovi segnali per capire se siete (già) diventati dei veri e propri austriaci.
Ve la propongo così com’è e aspetto i vostri commenti sul grado di (dis)integrazione nella società austriaca a cui siete già arrivati:
- Lasci la mancia anche in Italia.
- Quando devi aspettare la metro per più di 5 minuti pensi che sia la fine del mondo.
- Un panino con il Leberkäse ti sembra un pasto equilibrato.
- Gli unici canali televisivi che conosci – voce di verità e saggezza – sono ORF1 e ORF2.
- Conosci il testo di “I am from Austria” a memoria (e pensi sia l’inno nazionale).
- In vacanza in Italia si va solo a Gesolo(!), Baibaione (!!) o Kaòrle (!!!).
- La birra è per te sempre e solo da mezzo litro.
- D’estate il Gänsehäufel diventa la tua seconda casa (e non disdegni rinfrescarti nelle acque dell’Alte Donau).
- Sai distinguere un Melange da un Cappuccino anche ad occhi chiusi.
- Hai capito le regole del salto con gli sci (e segui anche le gare!).
Dal 22 ottobre al 5 novembre 2015 Vienna si trasforma nella capitale del cinema con la Viennale, il festival cinematografico giunto quest’anno alla 53. edizione.
La Viennale permette ogni anno un viaggio alla scoperta sia delle novità del cinema mondiale che di gemme ritrovate (o mai viste) della cinematografia moderna. Più di 150 film sono in programma, suddivisi tra opere di narrativa e documentari, sia internazionali che di produzione austriaca.
Anche quest’anno ci saranno vari film in programma di registi italiani. Innanzitutto il nuovo film di di Nanni Moretti, “Mia madre”, che verrà proiettato il 25 e 28 ottobre al Gartenbaukino.
Inoltre “Bella e perduta” di Pietro Marcello (2 e 4 novembre – con la presenza del registra), “Sangue del mio sangue” di Marco Bellocchio (28 e 30 ottobre), “Il gesto delle mani” di Francesco Clerici (2 e 11 novembre – con la presenza del regista) e infine – all’interno di un ciclo speciale dedicato agli animali nel cinema – “Umberto D.” di Vittorio de Sica (17 ottobre)
E’ possibile acquistare i biglietti a partire da sabato 17 ottobre alle ore 10, online, telefonicamente o presso le biglietterie.
Il programma completo della Viennale lo trovate sul sito web ufficiale www.viennale.at
In Italia ci si è oramai abituati che i negozi siano aperti tutti i giorni – anche la domenica – e con orari sempre più lunghi. A Vienna – e nel resto dell’Austria – invece le attività commerciali hanno ancora orari ben precisi.
I negozi sono aperti in generale dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 18:30 e il sabato fino alle 17:00 (alcuni fino alle 18:00). I centri commerciali sono invece aperti fino alle 20:00 durante la settimana e fino alle 18:00 il sabato.
La maggior parte delle banche tiene aperto dal lunedì al venerdì dalle 8:00 alle 15:00 (anche se molte hanno allungato l’apertura fino alle 18:00), di giovedì l’apertura è prolungata fino alle 17.30. Il sabato sono aperte pochissime filiali e fino alle 12:30. (Naturalmente gli sportelli bancomat sono accessibili a qualunque orario).
Le farmacie sono aperte dal lunedì al venerdì dalle 8:00 alle 18:00, e di sabato dalle 8:00 alle 12:00. Durante la notte e il fine settimana ci sono cosiddette “farmacie di turno” a disposizione, potete trovare la lista aggiornata a questo link www.nachtapotheke.wien
Gli uffici postali infine sono aperti dal lunedì al venerdì dalle 8:00 alle 18:00.
La domenica è (ancora) considerata giorno di riposo, e tutti i negozi sono chiusi. Uniche eccezioni sono le attività presso le stazioni dei treni e negli aeroporti dove è possibile fare acquisti anche la domenica e nei giorni festivi. Qui si trovano i pochi supermercati aperti di domenica che spesso vengono presi d’assalto dai viennesi più “sbadati” che si ritrovano il frigo vuoto.
Se questi orari di apertura/chiusura siano una buona idea o solo un rettaggio del passato lo lascio decidere a voi. In ogni caso se anche di domenica non avete meglio da fare e volete proprio trascorrere la vostra giornata in un centro commerciale, potete recarvi a Bratislava – la capitale della Slovacchia – dove i negozi sono aperti anche di domenica, ma non aspettatevi grandi differenze di prezzo rispetto all’Austria o all’Italia (Qui trovate come raggiungere facilmente Bratislava in treno o pullman)
Ultima nota interessante per noi italiani: se invece di girare per negozi decidere di andare a mangiare, sappiate che a Vienna praticamente tutti i ristoranti hanno una cucina ad orario continuato, quindi casomai vi vennisse voglia di Schnitzel alle 4 del pomeriggio, non avrete che l’imbarazzo della scelta!