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Baci e teste di Carattere: è proprio un Bel…vedere!

Lo ammetto, sono andata a visitare il Belvedere per ammirare il Bacio di Klimt con la stessa febbrile curiosità che spinge i bambini a scartare i regali di Natale prima del previsto, impaziente di lasciarmi abbagliare dal quel tripudio d’oro e da quel morbido sfavillio di colori di un’opera ormai riprodotta fino all’esasperazione sopra t-shirt, borse, ombrelli, lenzuola…, salvo poi ritrovarmi a fissare, quasi ipnotizzata, le Teste di Carattere o meglio le Charakterköpfe di Franz Xaver Messerschmidt.

Sia chiaro… il Bacio non ha certo deluso le mie aspettative, anzi la magia dei colori, l’armonia con cui sono stati impressi sulla tela si meritano fama imperitura, senza ombra di dubbio, però quei busti su cui sono stati scolpiti quei volti bizzarri, strambi e, perché no, buffi e allucinati, disposti in cerchio in una sala dello Schloß, meritano una particolare menzione.

Non appena li ho veduti, ho messo in moto il cervello, scovando fra i cassetti della mia memoria scolastica qualche reminiscenza su questo scultore, ma come Don Abbondio, mi sono ritrovata ad esclamare: Messerschmidt. Chi era costui?

Eh già… chi era Franz Xaver Messerschmidt?

Messerschmidt nasce nel 1736 a Wiesensteig in Germania da una famiglia di artigiani e all’età di diciotto anni inizia a frequentare l’Accademia di Vienna distinguendosi per il suo talento e affermandosi soprattutto con la statua dell’imperatore Franz I e con quella dell’imperatrice Maria Teresa.

Nel 1769 è nominato professore aggiunto all’Accademia ma nel 1774, alla morte del titolare, non gli viene offerta la cattedra a causa di una certa “confusione di mente”. Deluso da ciò lascia la capitale per Bratislava e si dedica alle sue Teste di Carattere, busti scolpiti in alabastro, fusi in stagno o piombo, nei quali l’artista riproduce i sentimenti, i disagi e i dolori, le sofferenze e i moti interiori, ma anche i caratteri e le smorfie degli uomini, anticipando di fatto il lavoro degli espressionisti.

Muore nel 1783 a Bratislava, ma le sue “teste” così enigmatiche, così vicine all’anima umana, forse un po’ snobbate dalla cultura accademica, meritano un posto di rilievo al pari del Bacio di Klimt, non soltanto in una sala del Belvedere, ma nel panorama artistico-culturale mondiale, fosse solo per fare un dispetto, una volta per tutte, a quello “spiritello delle proporzioni” da cui era ossessionato Messerschmidt, che lo tormentava con forti dolori fisici e da cui aveva trovato un espediente per liberarsene: pizzicarsi parti del corpo per farsi male e produrre così contrazioni espressive del volto che osservava allo specchio e che al posto di un bel selfie, trasformava in opere d’arte.

Lucilla

Sono nata a Livorno nel 1981, e mi sono laureata in Lingue e Letterature Straniere con una tesi su Arthur Schnitzler. Vienna è per me una "Città dei Sogni", sospesa tra passato e presente: dall'architettura barocca allo Jugendstil, dalla Staatsoper ai centri industriali fino ai quartieri più periferici dove si può gustare una tipica Wiener Schnitzel o un esotico Kebab. Inutile sottolineare che per quasi cinquant'anni è stata la città dei sogni di Freud!

Scritto da Lucilla

Sono nata a Livorno nel 1981, e mi sono laureata in Lingue e Letterature Straniere con una tesi su Arthur Schnitzler. Vienna è per me una "Città dei Sogni", sospesa tra passato e presente: dall'architettura barocca allo Jugendstil, dalla Staatsoper ai centri industriali fino ai quartieri più periferici dove si può gustare una tipica Wiener Schnitzel o un esotico Kebab. Inutile sottolineare che per quasi cinquant'anni è stata la città dei sogni di Freud!

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