Austria Lascia un commento

Erla il gigante, Blondchen l’ondina e il “Seeschloss Ort”, il castello lacustre di Ort

Ci sono luoghi che sembrano nati espressamente per far volare la nostra fantasia. Ce ne sono altri che, invece, sembrano toglierci il respiro, tanto sono spettacolari e mozzafiato. C’è poi un lago nei pressi di Gmunden, nel Salzkammergut, chiamato Traunsee, dove tra le acque spunta un castello, il Seeschloss Ort (castello lacustre di Ort), che si tiene per mano con la terraferma e con il Landschloss Ort (castello “di terra” di Ort) grazie ad un lungo ponte di legno.

Se vi dovesse capitare di passeggiare lungo questo ponte e di dare un’occhiata al suggestivo e incantevole paesaggio che lo circonda, vi sembrerà quasi di scorgere, tra le montagne e le acque lacustri, il leggendario gigante Erla e la mitica ondina Blondchen. Del gigante Erla leggenda vuole che vivesse sulle montagne sopra il Traunsee e che durante una passeggiata notturna scorgesse tra le acque del vicino lago Laudachsee, una ninfa o ondina dai lucenti capelli dorati che chiamò Blondchen, “biondina” appunto. Erla rimase abbagliato da tanta grazia e bellezza e seguitò a sedersi di notte tra il monte Traunstein e il Katzenstein ad osservare quella meravigliosa creatura.

Una notte anche l’ondina si accorse del gigante e rimase anch’ella incantata dalla sua prestanza e dalla sua magnanimità. Il gigante promise allora alla sua Blondchen che le avrebbe costruito un castello talmente bello da non temere il confronto con nessun altro nel territorio. Il buon gigante prese alcuni massi dal Traunstein e li gettò “an einen anderen Ort” (in un altro luogo) a formare un isolotto sul lago Traunsee e, con l’aiuto di alcuni gnomi, costruì per la sua bella lo Seeschloss Ort, il castello lacustre di Ort; ma, una volta terminato, la sua gigantesca corporatura non gli permise né di accompagnare Blondchen lungo il pontile, né di entrare nel castello.

La strega Kranawitha, inteneritasi dall’amore sbocciato tra Erla e Blondchen, lanciò un incantesimo: trasformò il gigante in un giovane (in alcune versioni in un cavaliere) che sposò Blondchen. La loro felicità durò purtroppo una sola estate poi, con l’arrivo dell’autunno e delle prime nebbie, Blondchen si ammalò e morì. L’incantesimo era ormai spezzato: Erla si riscoprì nuovamente gigante e si rifugiò tra le montagne, dove cominciò a modellarne una con il profilo della sua amata Blondchen.

La Erlakogel, la montagna che secondo questa saga testimonierebbe l’effimera felicità di un gigante e di un’ondina, sembra veramente ricalcare il profilo di un volto umano, con naso, bocca, mento e chioma ben visibili, rivolti verso l’infinito del cielo. Si può ammirare dal Traunsee, magari durante un rilassante giro del lago in barca, da lontano come in una cartolina vivente, oppure, se siete escursionisti esperti, potete seguire un percorso fino alla cima, da dove potrete abbracciare con lo sguardo lo scenario da sogno che vi si aprirà davanti agli occhi.

La storia di Erla e Blondchen sarà anche una leggenda che niente ha di vero con la costruzione del castello lacustre di Ort, ma la straordinaria atmosfera e l’incanto del paesaggio, evocati magicamente da questo racconto popolare, quelli, che ci crediate o no, esistono sul serio!

Se volete anche voi entrare nel regno di Erla e Blondchen non vi resta altro che preparare le valigie e fare un salto nel Salzkammergut: c’è il lago Traunsee ed il Laudachsee che vi aspettano, c’è il Seeschloss pronto a raccontarvi la sua autentica storia, ci sono le montagne e la Erlakogel (detta anche “schlafende Griechin“) che si bacia con il cielo. Anche se non vi capiterà di incontrare giganti, gnomi o ninfe, il viaggio sarà ugualmente straordinario. No… forse vi imbatterete nel gigante Erla, nell’ondina Blondchen e nella strega Kranawitha magari intagliati nel legno…

P.S.: il castello lacustre di Ort è stato anche teatro di una serie tv molto amata di produzione austro-tedesca, intitolata Schlosshotel Orth, il cui primo episodio andò in onda il 25 Novembre del 1996.

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Nuovi voli aerei tra Vienna e l’Italia per l’autunno/inverno 2018

I collegamenti aerei tra Vienna e l’Italia stanno diventando sempre più interessanti per le compagnie aeree con base in Austria. Ne è una prova l’aumento dell’offerta di tratte  sia verso le grandi città italiane che verso destinazioni spesso troppo poco considerate.

Le nuove compagnie low-cost Level e Laudamotion in particolare hanno attivato da poco degli interessanti collegamenti aerei tra Vienna e Roma, Milano, Venezia, Olbia, Bologna e Bergamo, con orari e prezzi molto interessanti!

Da luglio la nuova compagnia aerea Level, creata da un consorzio tra British Airways e Iberia, ha attivato il suo hub di Vienna, collegando ben 14 destinazioni in tutta Europa, tra cui Milano, Olbia e Venezia.

La tratta per Milano Malpensa viene effettuata tutta la settimana due volte al giorno, con partenza da Vienna alle ore 06:20 (arrivo 07:50) oppure 19:45 (arrivo 21.10), e da Milano alle ore 08:35 (arrivo 10:05) e 21:55 (arrivo 23:55).

La tratta per Olbia è al momento prevista solo fino al 28 ottobre. I voli vengono effettuati sabato, domenica e martedì con i seguenti orari:

Sabato Domenica Martedì
Vienna – Olbia 19:35 – 21:20 08:20 – 10:05 10:35 – 12:20
Olbia – Vienna 22:05 – 23:45 10:50 – 12:30 13:05 – 14:45

La tratta per Venezia viene effettuata tutti i giorni con i seguenti orari:

Lun Mar Mer Gio Ven Sab/Dom
Vienna – Venezia  06:15 – 7:20 06:55 – 08:00 06:35 – 07:40 12:50 – 13:55 14:15 – 15:20 12:40 – 13:35
Venezia – Vienna 08:05 – 09:10 08:45 – 09:50 08:25 – 09:30 14:40 – 15:45 16:05 – 17:10 14:20 – 15:25

Anche Laudamotion grazie alla nuova collaborazione con Ryanair ha presentato alcune interessanti novità e destinazioni per chi vuole volare tra Vienna e l’Italia durante il periodo invernale. Alle città già servite dalla compagnia di Niki Lauda come Brindisi e Pisa si aggiungeranno infatti dei nuovi collegamenti verso Roma (Fiumicino), Bergamo e Bologna. Questi voli saranno al momento disponibili solo tra il 28 ottobre e il 31 marzo 2019.

La tratta verso Roma verrà effettuata cinque volte alla settimana, con voli il lunedì, martedì, venerdì, sabato e domenica con partenza da Vienna alle ore 06:20 (arrivo 08:00) e 18:45 (arrivo 20:25) e ritorno alle ore 08:45 (arrivo 10:25) e 21:10 (arrivo 22:50).

Il collegamento verso l’aeroporto di Bergamo verrà effettuato tutti i giorni con partenza da Vienna alle ore 06:35 (arrivo 08:05) e ritorno alle ore 08:50 (arrivo 10:20).

Infine il volo tra Vienna e Bologna sarà offerto quattro volte in settimana, lunedì, mercoledì, venerdì e domenica con i seguenti orari:

Lun Mer / Ven Dom
Vienna – Bologna 11:05 – 12:25 06:55 – 08:15  18:35 – 19:55
Bologna – Vienna 13:10 – 14:30 09:00 – 10:20 20:40 – 22:00

Se venite a conoscenza di nuovi voli ed offerte tra Vienna e l’Italia segnalatele nei commenti! 

Storia di Vienna 2 commenti

Klosterneuburg e la leggenda del velo della pia Agnese

C’è una leggenda intorno alla costruzione dell’abbazia di Klosterneuburg (Stift Klosterneuburg), documentataci fino ai giorni nostri dal lontano XIV secolo. Protagonisti il margravio Leopoldo III di Babenberg (poi solo Leopoldo il Santo) e la sua pia mogliettina Agnese di Waiblingen, figlia dell’imperatore Enrico IV. Scenario: la terrazza (o la finestra?) della residenza dei due novelli sposini a Kahlenberg (oggi Leopoldsberg) a pochi chilometri da Vienna, otto giorni dopo la celebrazione del loro matrimonio. Periodo: XII secolo.

Il margravio Leopoldo e consorte stavano conversando e oggetto del loro fitto chiacchierare era la futura costruzione di un monastero da quelle parti, quando un refolo di vento impertinente e beffardo si portò via il preziosissimo velo indossato dalla nostra Agnese. Inutile dire che il margravio promise alla sua dolce metà che glielo avrebbe ritrovato e riportato intatto e così, assieme ai suoi servitori, mosse mari e monti… eh… mosse valli e colline per cercarlo. Leopoldo giurò anche che nel luogo esatto dove il vento avrebbe posato il prezioso velo, egli avrebbe dato il via alla costruzione del monastero.

Passano gli anni, 8 (o 9 secondo alcune versioni) per la precisione, ma del velo nessuna traccia, quando un giorno, durante una battuta di caccia, il nostro margravio ritrovò proprio il prezioso velo, integro, posato su di un sambuco in fiore. Complici, forse, i cani che avevano indirizzato Leopoldo verso quel punto, potete immaginare lo stupore e la meraviglia dipinti sul volto dell’uomo, che attribuì il ritrovamento ad un chiaro disegno divino (e secondo alcune fonti al margravio sarebbe apparsa anche la Madonna): quello sarebbe stato il luogo designato per la costruzione dell’abbazia. Fu così che, secondo la leggenda, nacque il Klosterneuburg.

Ad avvalorare questa suggestiva storia il maestoso bronzeo candeliere a sette braccia che ancora oggi fa parte dei tesori del monastero di Klosterneuburg, e che, secondo alcune fonti, conterebbe al suo interno della parti di legno di “quel” sambuco e che già nel Medioevo era conosciuto come “Hollunderbaum”, albero di sambuco. (In verità l’inserimento di una parte in legno sarebbe avvenuto nel XVII secolo per rafforzare una parte interna). Per non parlare del prezioso velo di seta e pizzo con inserti in oro, che nel XV secolo era venerato come reliquia della Madonna e che si trova esposto in una sala del monastero.

Oggi è possibile visitare l’imponente complesso del Klosterneuburg che, nel corso della storia, è stato residenza dei Babenberg e degli Asburgo; tra la chiesa romanica con suoi campanili a guglia in stile barocco ed i suoi incantevoli affreschi, la cappella di San Leopoldo con il celeberrimo Altare di Verdun (realizzato nel 1181 da Nicola da Verdun) e le sue splendide tavole in smalto ed oro, la tomba di Leopoldo III, la biblioteca e il museo con le tavole gotiche, la rappresentazione dell’albero genealogico dei Babenberg e le opere di oreficeria barocca, la camera del tesoro con la corona arciducale austriaca… fino ai vigneti e alle cantine sotterranee dove poter assaggiare e portare a casa del rinomato vino, Klosterneuburg è sul serio un luogo leggendario, dove compiere un viaggio che è un ritorno al passato, tra storia, fantasia e realtà.

L’abbazia di Klosterneuburg è raggiungibile da Vienna con l’autobus 400 o 402 dalla stazione di Heiligenstadt (U4) o con la S40 da Spittelau (U6). Ingresso € 9,- , aperta tutti i giorni (09-18 estate, 09-16 inverno). Maggiori informazioni stift-klosterneuburg.at.

Trasporti Un commento

Dal 2019 un nuovo treno diretto tra Vienna a Bolzano

Chi come me proviene dalla zona del Trentino-Alto Adige o dal Veronese conosce sicuramente molto bene la tratta ferroviaria che collega queste aree a Vienna, con il cambio ad Innsbruck e poi verso la capitale passando per tutte le città dell’Austria da est a ovest (o viceversa).

Anch’io la continuo a fare più volte all’anno, aspettando il cambio tra un treno all’altro – per chi non conoscesse la tratta solitamente una mezz’oretta di attesa – vagando come molto altri nella stazione, tra il supermercato e la rivisteria, oppure ammirando dalla banchina di partenza le montagne che circondano la città o la Schanze – la pista di salto con gli sci. 

Ma tutto questo potrebbe diventare acqua passata: è stato infatti comunicato negli ultimi giorni un accordo tra la giunta dell’Alto Adige/Südtirol e le ferrovie austriache OEBB per creare a partire dal 2019 un treno diretto tra Vienna e Bolzano. 

Al momento è previsto solo un collegamento al giorno tramite i RailJet delle ferrovie austriache, con partenza da Bolzano alle ore 8:10 e arrivo a Vienna alle ore 14:30 e nell’altra direzione con partenza alle ore 15:30 e arrivo in Italia alle ore 21:50. Fermate intermedie sono previste a Bressanone, Fortezza, Vipiteno, Brennero, e in Austria Innsbruck, Salisburgo, Linz e St. Pölten.

Sicuramente una bella iniziativa, supportata da un forte finanziamento da parte di Bolzano, ma – direte voi – utile anche per tutti coloro devono proseguire (o partire) da una stazione situata prima di Bolzano? Purtroppo sulla base degli gli orari di partenza ed arrivo non sarà facile utilizzare questi collegamenti per chi volesse partire da Trento o da Verona. 

In base agli orari attuali delle ferrovie italiane infatti, se dopo essere arrivati a Bolzano si volesse proseguire anche solo verso Trento l’unico treno è un regionale che arriva verso mezzanotte, mentre verso Verona non ci sono collegamenti se non il giorno dopo. E per il percorso inverso direzione Vienna, sarebbe possibile prendere il treno della mattina prendendo un corrispettivo da Trento alle 07:05 ma da Verona solamente mettendosi in viaggio già alle 05:25. Il tutto è naturalmente un calcolo teorico, è possibile che nel 2019 ci saranno degli adattamenti proprio a causa di questi nuovi collegamenti. 

In ogni caso la considero un ottimo passo avanti per facilitare i collegamenti tra l’Austria e l’Italia, che farà sicuramente piacere agli amici dell’Alto-Adige/Südtirol e che – nel caso funzionasse al meglio – potrebbe essere ampliata sia per quanto riguarda gli orari che le fermate. 

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“Naschmarkt”: questo è l’ombelico di Vienna… anzi no! E’ la sua pancia!

Sono pochi i passi che lo separano dalla storica palazzina teatro della Secessione viennese, come pochi sono i metri che distano dalla stazione della Metropolitana Karlsplatz di Otto Wagner: è il mercato di Naschmarkt che, con i colori ed i profumi di variopinte spezie, fiori, frutta, formaggi ed altre goloserie, esposte su oltre 120 pittoresche bancarelle, sembra quasi rievocare le immaginifiche sinestesie cercate e fortemente volute nelle opere dei “vicini” Secessionisti; ma è anche una fermata di quella “stazione” multiculturale e multietnica che, fin dai tempi antichi, è sempre stata lo snodo commerciale di Vienna, crogiuolo di differenti paesi e culture, nonché crocevia di mondi lontani eppur vicini tra loro.

In passato per tutti  Aschmarkt ed Aschenmarkt prima, Naschmarkt dal 1820 circa, l’ex Kärtnertormarkt (Mercato della Carinzia) ottiene  il suo nome ufficiale, Naschmarkt, nel 1905. Non è chiaro quale sia l’etimo di questo toponimo: c’è chi lo fa risalire all’anno 1780, quando un piccolo mercato di contadini, dediti prevalentemente al commercio di  prodotto lattiero-caseari, -e l’antica parola Asch, usata per indicare i secchi di legno di Eschen, frassino, “Kuhmilch Asch(er)”, impiegati per trasportare il latte, avrebbe dato origine ad Aschmarkt– venne trasferito dalla riva del fiume Wien in un prato un tempo impiegato come discarica di rifiuti e di cenere (= Aschen in tedesco, da qui Aschenmarkt) davanti allo Starhembergische-Freihaus (attuale Wiedner Hauptstraße, Resselgasse, Operngasse).

Da Aschmarkt/Aschenmarkt si sarebbe passati, poi, nell’uso corrente a Naschmarkt,  probabilmente per assonanza con il termine naschhaft, goloso, ghiotto, in riferimento alle prelibatezze messe in vendita ogni giorno in questo mercato.

Negli anni ’20 del secolo scorso, dalle bancarelle mobili siamo passati a tanti piccoli negozietti dove potete comprare alimenti freschi e rari provenienti da ogni parte del mondo: dalla Russia e dai Paesi dell’Est fino all’India, dalla Turchia all’Italia, dalla Cina e Giappone al Mar del Nord e all’Africa… senza contare gli stand con prodotti locali e biologici: avrete solo l’imbarazzo della scelta!

Nella pancia di Vienna lasciatevi tentare da chi vi chiederà di “Probieren, der Herr?/”Bitteschön, was darf es sein?”(”Vuol provare, signore?/Prego, desidera?”) il formaggio al caramello della Norvegia, il Brin d’Amour della Corsica, le noci Wasabi, i Pirozhki russi, il pesce dal Mare del Nord, i prodotti in salamoia o le particolarissime mele Lederäpfel, senza contare i nuovi funghi del Burgerland o gli aceti alla frutta e alle verdure.

Non solo stand, ma anche ristoranti, café, bistrot e, ogni sabato, il Flohmarkt, il mercato delle pulci più esotico del paese con i suo banchi di vestiti e abbigliamento sia occidentale che orientale, collane, anelli, sciarpe, ma anche mobilia, giocattoli, fiori, piante…

Nel mercato di Naschmarkt, che tra il 2010 ed il 2015 ha subito un’opera di risanamento, la maggior parte dei chioschi sono aperti tra le 9.00 e le 18.00, mentre il Flohmarkt è aperto il sabato dalle ore 6.30 alle ore 18.00. 

Cinema & Televisione 2 commenti

“La città senza ebrei”: un film per riflettere sul passato e sul presente

Cosa accadrebbe se da un giorno all’altro tutti gli ebrei venissero costretti a lasciare Vienna? E’ questo il tema di “La città senza ebrei” (Die Stadt ohne Juden), che ho avuto il piacere di vedere ieri sera in una versione restaurata presso il Metro Kino.

Il film, realizzato nel 1924 sulla base dell’omonimo romanzo di Hugo Bettauer, è stata un delle più interessanti riscoperte degli ultimi anni. La versione originale sembrava infatti essere andata perduta, ma grazie ad un fortuito ritrovamento e ad una campagna pubblica di raccolta fondi è stato possibile riportare a nuova luce questo interessantissimo documento storico sulla Vienna prima dell’avvento del nazionalsocialismo.

La trama è di per se abbastanza semplice: la capitale della repubblica di Utopia (si tratta ovviamente di Vienna anche se non viene mai nominata), riversa in una grave crisi economica e politica. Per trovare una soluzione viene emesso un decreto di espulsione di tutti gli ebrei, sulla base dell’idea fomentata dal popolo e dai politici antisemiti, che siano loro la causa di tutti i problemi. Gli ebrei abbandonano dunque la città, ma la situazione ovviamente invece di migliorare peggiora sempre più. Dopo varie vicende il film si conclude però con un lieto fine, il ritorno degli ebrei e la sconfitta degli antisemiti.

Visto con il senno di poi rimane naturalmente un forte senso di amaro in bocca. Anche se tutti i personaggi sono rappresentati in maniera fortemente caricaturale, la storia narrata rimane un importante documento storico sia sulla vita degli ebrei di Vienna che sulla diffusione delle idee antisemite nella popolazione, risultando tristemente premonitrice di quello che sarebbe accaduto pochi anni dopo.

E’ certamente difficile capire quanto l’autore avesse già in mente l’evolversi del crescente sentimento antisemita in Europa. La proiezioni vennero però seguite da forti proteste e lo stesso autore del romanzo venne assassinato poco dopo da un fanatico di estrema destra (il quale venne celebrato come un eroe e liberato dopo pochi anni di prigione).

Un film premonitore che fa riflettere oggigiorno più che mai: quando una società è in crisi, è facile credere che i problemi vengano dall’esterno, da un nemico che spesso è più debole e non può difendersi, e si pensa che la soluzione più semplice sia scacciarlo, facendo così scomparire anche le difficoltà.

Molti di questi pensieri si ritrovano ancora oggi, nei pensieri di certi politici che vogliono trovare facili soluzioni, e purtroppo anche nelle idee di ampi strati della popolazione. Diventa quindi secondo me ancora più importante imparare dal passato, anche grazie a film come “La città senza eberei”, per cercare di non ripetere gli errori in futuro.

Per chi fosse interessato al film e alla sua storia, all’interno del Metro Kino è presente anche una mostra fino a alla fine del 2018 (al 2. e 3. piano). Al momento non sono previste altre proiezioni a Vienna, ma visto il grande interesse credo ci saranno altre occasioni in futuro. Per le informazioni più aggiornate a riguardo potete seguire il sito web ufficiale filmarchiv.at.

Vienna e dintorni Lascia un commento

Le Heurigen di Vienna, tra vino, musica e “Gemütlichkeit”

Per superare le calde serate estive che oramai anche a Vienna sono diventate una normalità, non c’è di meglio che trascorrere un po’ di tempo in una delle tante Heurigen situate nei sobborghi cittadini.

Qui secondo me è possibile vivere appieno il senso della “Gemütlichkeit” austriaca: semplici locali, dove la cordialità e un clima rilassato fanno da padroni, nei quali si possono assaporare vini di qualità insieme ad ottimi piatti della cucina tradizionale viennese.

Le Heurigen hanno una tradizione che risale ad epoca medievale, ma la loro data di nascita ufficiale è il 17 agosto 1784, quando l’imperatore Giuseppe II emanò un decreto per permettere agli agricoltori di vendere direttamente vini e succhi di produzione propria. Da allora questo tipo di locali sono diventati un’istituzione permanente di Vienna.

La forma più originale e tradizionale è in realtà il “Buschenschank“, solitamente un piccolo locale situato all’interno o nel cortile di una azienda vinicola dove vengono offerti esclusivamente prodotti di produzione propria. Per essere definiti tali, questi locali devono seguire regole ben definite (che si trovano nella Wiener Buschenschankgesetzt), come per esempio offrire solo pietanze fredde (affettati, formaggi, verdure, ecc.) e avere un periodo di apertura limitato durante l’anno. Sono riconoscibili perché quando aperti hanno all’esterno appeso delle frasche di pino e un’insegna con la scritta “Ausg’steckt“, per indicare che gli ospiti sono i benvenuti.

La maggior parte delle Heurigen come le conosciamo oggi sono invece veri e propri ristoranti che oltre ai prodotti di produzione propria offrono anche vini di altre cantine e la maggior parte delle pietanze della cucina viennese. La maggior parte rimangono comunque legati alla tradizione di qualità ma purtroppo una parte si sta trasformando in vere e proprie attrazioni per turisti, e la qualità ne risente.

Il vino fa naturalmente da padrone nelle Heurigen: il nome stesso definisce infatti anche il vino novello (il termine “heuer” significa infatti “l’anno corrente”) che essendo spesso di un sapore forte e piuttosto aspro viene allungato con acqua, creando il famoso G’Sprizter della tradizione viennese. Oltre a questi si possono naturalmente assaporare vini delle annate precedenti, in settembre lo Sturm, il mosto ancora in fase di fermentazione e poi il classico Gemischter Satz.

Come potete immaginare le Heurigen sono situate ai margini di Vienna, in quelli che una volta erano i villaggi che circondavano la vera e propria città, tra i più famosi vi consiglio Grinzing, Sievering, Neustift, Liesing, Stammersdorf o Strebersdorf. Per raggiungerle il modo migliore è sempre il tram, da seguire fino al capolinea!

Una lista delle più belle e tradizionali la trovate sul sito web wienerwein.at . Sulla stessa pagina trovate anche i giorni ed orari di apertura.

Dintorni di VIenna 2 commenti

La “Werkbundsiedlung”: un progetto all’avanguardia per gli amanti dell’architettura

Grazie all’ottima idea di un amico, alcune settimane fa ho finalmente avuto l’occasione di visitare una delle zone architettonicamente più importanti storicamente ed ancora oggi interessanti di Vienna, ovvero la Werkbundsiedlung.

Questo quartiere situato nel 13 distretto venne costruito negli anni ’30 come un nuovo modello di insediamento pensato per la piccola borghesia del tempo. Mentre infatti a Vienna si continuavano a costruire i grandi “Hof“, i condomini edilizi che ancora oggi plasmano l’urbanistica di molti quartieri, molti architetti come Adolf Loos o Josef Frank stavano invece sviluppando idee urbanistiche molto diverse, basate sulla semplicità delle linee e la funzionalità degli edifici.

Dalle loro idee nacque il progetto della Werkbundsiedlung, alla quale parteciparono 32 architetti da tutto il mondo (tra cui Josef Hoffmann, Adolf Loos, Margarete Schütte-Lihotzky, André Lurçat, Gerrit Rietveld e Richard Neutra) che tra il 1929 e il 1932 sotto la guida di Josef Frank realizzarono 70 abitazioni.

Ogni casa doveva seguire alcuni criteri: monofamilari, con dimensioni variabili dalle 2 alle 5 stanze, in case dalle linee sobrie e pensate per offrire efficienza e funzionalità agli abitanti. Ogni  abitazione doveva avere un proprio giardino e una cantina, oltre ad un tetto piano.

Al completamento l’agglomerato divenne una sorta di mostra a cielo aperto: le case, già completamente arredate, potevano essere visitate dal pubblico sia per permettere di farsi un’idea del nuovo stile architettonico, sia per invogliare gli interessenti all’acquisto.

Le cose non andarono però come sperato: sia per il progetto forse troppo innovativo che a causa della crisi economica che in quegli anni colpì anche l’Austria, la maggior parte delle abitazioni rimase invenduta.  Il comune di Vienna si prese quindi carico dell’acquisto di circa 50 appartamenti, usati da allora come case popolari.

Una visita è naturalmente possibile solamente dall’esterno, passeggiando tra le vie del quartiere. Purtroppo molti edifici sono inoltre nascosti dalle piante, ma si riesce comunque a farsi un’idea degli stili e delle idee messe in atto dagli architetti. Per prepararsi al meglio è disponibile inoltre un sito web con tutte le informazioni e anche una app per smartphone con una audioguida (in tedesco ed inglese).

La Werkbundsiedlung è raggiungibile dalla stazione di Ober St. Veit (U4) con gli autobus 54A o 54B (fermata Gobergasse), oppure con il tram 62 (partenza da Wien Meidling) fino al capolinea (Lainz. Wolkersbergenstr.) e poi 10 minuti a piedi.

Lavoro 5 commenti

Come verificare se si è assunti in regola presso un’azienda in Austria?

Un lettore mi ha contattato qualche giorno fa chiedendomi consiglio su una spinosa questione lavorativa: come fare a capire se si è assunti in regola presso una azienda? Mi scriveva infatti che riceve lo stipendio regolarmente (anche se solo in contanti), ha la e-card, ma non ha altri pezzi di carta in mano.

La domanda è lecita: capita infatti spesso che persone che lavorano a tempo pieno siano però assunti in realtà solo part-time o addirittura con contratto occasionale (Geringfügig). Il problema è che se i contributi di previdenza sociale versati sono minori rispetto al dovuto, in un futuro se ci fosse bisogno di prendere la disoccupazione questa sarà molto più bassa, come anche la pensione.

Come fare dunque a controllare se è stata fatta una assunzione regolare? Purtroppo non mi risulta che esista un semplice tool online che permetta questo controllo, quindi bisogna procedere per passi successivi.

Innanzitutto in base alla legge austriaca sul lavoro, un datore di lavoro è tenuto a comunicare presso la cassa malati di competenza (Krankenversicherung) ancor prima dell’inizio dell’occupazione l’assunzione di una persona, indicando il numero di ore – giornaliere, settimanali o mensili – e lo stipendio lordo (qui potete calcolare il netto), indipendentemente dal tipo di contratto.

La cassa malati invierà immediatamente una conferma dell’avvenuta iscrizione (Bestätigung für den Dienstnehmer) che vi dovrebbe venire consegnata il primo giorno di lavoro. Se non avete ottenuto questo foglio – nemmeno dopo 1-2 settimane dall’inizio dell’attività – è già un segnale che qualcosa non sta andando nel verso giusto.

Secondo segnale: avete un contratto di lavoro? Non deve essere nulla di complicato, basta un semplice foglio di carta con indicate le ore per le quali siete stati assunti, la cifra dello stipendio e anche il contratto collettivo di categoria su cui si basa, ma se anche questo non vi è mai stato presentato dovrebbe suonare un grosso campanello di allarme.

Ultimo indizio: alla fine del mese un datore di lavoro deve consegnare ad ogni dipendente una busta paga (Lohnzettel) ovvero un foglio stampato dove è riportato lo stipendio lordo, le varie voci relative alle trattenute per assicurazione sanitaria, malattia e disoccupazione, e infine il netto. Non importa poi se lo stipendio vi viene versato sul conto bancario, a mano o tramite un assegno, questo foglio attesta che tutti i versamenti sono stati fatti in modo corretto.

Se a tutte queste domande avete risposto con un no, è purtroppo molto alta la probabilità che stiate lavorando in nero, o comunque con una assunzione non del tutto in regola.

Cosa fare in questi casi? Sì può naturalmente parlare con il datore di lavoro e cercare di chiarire la situazione, oppure rivolgersi agli uffici della camera dei lavoratori (Arbeiterkammer), presenti in tutta l’Austria. Questi offrono servizi di consulenza e supporto gratuita, e vi sapranno sicuramente consigliare su come meglio muoversi.

Vi è mai capitato di avere problemi con il datore di lavoro per quanto riguarda l’assunzione? Raccontate la vostra esperienza nei commenti! 

Austria Lascia un commento

Al Castello di Moosham, tra streghe e lupi mannari, sarà un’estate da brividi!

Se in questi giorni di afa cercate un po’ di brivido c’è un maniero nel salisburghese che fa proprio al caso vostro: è il castello di Moosham che, regale ed imponente, sorveglia la paludosa “moos” (abbreviazione di Moor, palude, da cui prende il nome Moosham) valle del fiume Mur nel Lungau.

Questa fortezza, le cui origini risalgono addirittura al periodo romano (leggenda vuole che ove sorge il castello vi fosse in precedenza una fortificazione romana), vanta un lungo e quanto mai turbolento passato, ma per trovare una documentazione scritta bisogna attendere fino al 1191, anno in cui compare negli annali di storia la stirpe di Otto von Moosheim, signore del castello.

Terzo per grandezza tra le fortificazioni nel salisburghese, il castello di Moosham è anche conosciuto come il castello delle streghe, dacché tra il 1534 ed il 1762 fu teatro di una violenta e sanguinaria caccia alle streghe. Nell’arco di 228 anni ci furono 66 esecuzioni, di cui 44 per stregoneria e magia: fu barbaramente uccisa anche Christina Staudinger, la “Staudingerhexe” (Strega Staudinger) protagonista di tante storie e leggende popolari del Lungau.

Fu Johann Franz Schafmann, fanatico cacciatore di streghe, che il 23 Luglio 1682 accusò di stregoneria e condannò al rogo la ventottenne Christina Staudinger, facendola prelevare dalla sua casa a Steindorf, dove pare abitino tuttora gli eredi della strega.

Si interrompono all’inizio del diciottesimo secolo, invece, i processi contro persone accusate di essere in realtà lupi mannari. Risale infatti al 1720 l’ultimo avvenuto nelle mura di Moosham contro un tale di nome Simon Windt, conosciuto come Schenmayer, e accusato di possedere una natura animalesca e selvaggia, ovverosia di essere un “lupo mannaro”!

Nonostante streghe e lupi mannari siano ormai estinti da secoli, all’interno del castello aleggia ancora lo spirito tragico e misterioso di chi ha vissuto o sofferto fra quelle mura: non sotto forma di fantasma od ectoplasma, come molti amanti dell’occulto suggeriscono, ma grazie alla meticolosa cura e al grande amore con cui la famiglia Wilczek, attuale proprietaria di Moosham, ha riportato in vita e tramandato fino ai giorni nostri storia e tradizione locale: sono le sculture antiche, i quadri, il tuffo nel passato che si avverte all’interno della stanza del tribunale o nell’algida e spaventosa camera delle torture, i meravigliosi reperti di epoca romana che fanno bella mostra di sé in alcune sale, fino all’arredamento interno appartenente a diverse epoche (un salto nel passato, dal sedicesimo fino al diciannovesimo secolo): viva testimonianza di un passato che non c’è più, ma che si fa ancora sentire.

Foto: © Bwag/Wikimedia