Esiste a Vienna un monumento la cui comunicazione storica si presenta all’osservatore in maniera prepotente, immediata: sto parlando dell’“Heldendenkmal der Roten Armee” presso la Schwarzenbergplatz, ossia il monumento agli Eroi dell’Armata Rossa.
Anche i meno pratici di storia contemporanea possono intuire dei fatti che narra, osservando, ritto sull’alta colonna centrale, un soldato con uno scudo d’oro sul quale è effigiato il simbolo dell’Unione Sovietica.
Eretto per commemorare i caduti dell’Armata Rossa durante la presa di Vienna nelle ultime fasi della seconda guerra mondiale, quelle che videro l’avanzare dei sovietici da est in direzione di Berlino, è sopravvissuto sino ad oggi nonostante la città avesse mal sopportato, seppur per dieci anni solamente, l’influenza diretta dei sovietici nell’ambito della spartizione della città in quattro zone di influenza in mano agli Alleati, analogamente a quanto successo a Berlino.
Sorte migliore tocco però alla capitale asburgica, poiché il 15 maggio 1955 con il Trattato di Stato austriaco riottenne la piena autonomia, impegnandosi, con la Dichiarazione di neutralità del 26 ottobre di quello stesso anno, a rimaner fuori dalla Guerra Fredda.
Il monumento venne costruito nella primavera del 1945 e inaugurato il 19 agosto di quello stesso anno. L’idea della sua costruzione fu elaborata ancor prima che l’Offensiva di Vienna fosse messa in atto, quasi a dimostrare quanto i sovietici fossero certi della vittoria su una Wehrmacht assai indebolita. La conquista della città in effetti avvenne dopo pochi giorni di battaglia, il 13 aprile 1945.
Dopo un vaglio dei possibili luoghi della città in cui destinare l’opera (fu preso in considerazione anche il Prater) venne scelta Schwarzenbergplatz, più precisamente il lato sud, davanti alla Hochstrahlbrunnen, la grande fontana di pietra costruita nel 1873 per inaugurare il primo sistema di condutture d’acqua potabile della città. La compresenza di questi due monumenti rende la piazza che li ospita un vero e proprio gioiello.
L’opera è nello stile del Realismo socialista, detto anche “Stalinbarock” il barocco staliniano, e si compone di un colonnato composto da 26 colonne alte 8 metri che seguono una linea curva a racchiudere in un abbraccio simbolico la colonna sulla quale si erge la statua del soldato, alta a sua volta 20 metri.
Chi osserva non può sottrarsi a quell’impalpabile soggezione che tanta imponenza incute. Sul piedistallo di forma cubica che sorregge la statua centrale vi è un’incisione sia in russo che in tedesco che recita: “monumento in onore dei soldati dell’armata sovietica, che sono caduti liberando l’Austria dal fascismo”. Per la sua costruzione fu adoperata forza lavoro austriaca e prigionieri di guerra tedeschi.
Il rapporto tra i viennesi e la scultura merita un accenno. Non bisogna dimenticare che il monumento rappresenta una forza straniera liberatrice, ma al contempo anche occupante. La percezione che potevano aver avuto i contemporanei è proprio di questo carattere ambivalente. Non è un caso che i cittadini intitolino il monumento al “saccheggiatore ignoto” (Denkmal des unbekannten Plünderers).
Eppure ne hanno conservato inalterata ed in perfetto stato da qualche decennio tutta la sua forma e sostanza. Un altro nomignolo riservato al monumento russo è quello di “monumento al pisello” (Erbsendenkmal), riconducibile alla donazione fatta da Stalin il primo maggio del ’45 di ben 1000 tonnellate di piselli ai viennesi affamati dalla guerra.
Nemmeno aveva compiuto i suoi primi due anni di età che il monumento sovietico rischiava già la vita: nel 1947 due giovani di 19 anni e una donna di 25 furono scoperti da un agente sotto copertura mentre organizzavano un attentato il cui obiettivo era quello di far esplodere il monumento. Il gruppo aveva connessioni con la Wehrwolf, un commando gestito dalle SS con missioni di sabotaggio e guerriglia durante le ultime fasi del conflitto mondiale.
La sua incolumità fu messa ancor più a repentaglio il 18 agosto 1962, quando, in una valigia lasciata sopra al basamento della colonna centrale, venne trovato un ordigno ad orologieria. Fortunatamente, gli artificieri riuscirono a disinnescarlo. Colpevole fu condannato Giorgio Massara, un italiano appartenente alle associazioni giovanili del MSI, a cui fu attribuita anche la colpa dell’esplosione di un altro ordigno, a Ebensee in Alta Austria, in cui un gendarme perse la vita.
Un altro fatale accadimento ha tinto di giallo il rosso monumento di Schwarzenbergplatz, trasformandolo in un Tatort, un luogo del delitto: la mattina del 15 aprile 1958 fu trovato, dietro al colonnato, il cadavere di Helene “Ilona” Faber una studentessa ventunenne. Il caso divenne di dominio pubblico, e si trascinò per diversi anni senza che alcun colpevole fosse mai trovato. Tale fu l’impressione che l’atrocità del delitto scatenò nelle persone, che per un certo periodo la piazza venne soprannominata “Platz des Grauens”, la Piazza dell’Orrore.
Ultima piccola disavventura in senso cronologico che il monumento ha dovuto subire è stato un atto vandalico con bombolette spray nel giorno del 67esimo anniversario della liberazione della città. Un’inezia rispetto a bombe e omicidi, che ha ferito più la sensibilità di cittadini poco avvezzi a simili gesti che la solida pietra del colonnato.
Il 2015 sarà un grande anno per tutti coloro che amano l’arte. I capolavori di grandi artisti come Tracey Emin, Jasper Johns, Rembrandt, Tiziano e Bellotto saranno infatti in mostra nei musei di Vienna.
Oltre a questi il calendario proporrà una mostra sulla Pop Art, una esposizione di disegni dal Museo d’Orsay di Parigi oltre a varie iniziative per i 150 anni della stada del Ring (Ringstraße).
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Il Belvedere ha da poco inaugurato una retrospettiva dedicata all pittore newyorkese Jasper Johns, che sarà possibile visitare presso il Belvedere Superiore fino al 26 aprile. Da non perdere anche nel Belvedere Inferiore e nell’Orangeria la mostra sul Congresso di Vienna 1814/15, dal 20 febbraio dal 21 giugno 2015. Al nuovo Winterpalais saranno invece presenti più di 100 capolavori in prestito dalla Staatliche Kunstsammlung della città di Dresda, con opere di Rembrandt, Tiziano, Bellotto e molti altri maestri.
Il Mumok – il museo di arte contemporanea del Quartiere dei Musei – ospiterà dal 12 febbraio al 13 settembre la mostra Ludwig Goes Pop, ovvero la collezione della coppia di industriali tedeschi Peter e Irene Ludwig, una delle più importanti al mondo sulla Pop Art.
Il Museo Leopold ospiterà dal 24 aprile una retrospettiva sull’artista britannico Tracey Emin (per la prima volta in Austria), insieme a quadri dell’artista espressionista austriaco Egon Schiele.
Da pochi giorni è stata inaugurata presso l’Albertina la mostra “Degas, Cezanne, Seurat” una selezioni di 200 disegni della ricca collezione di circa 80.000 disegni del Museo d’Orsay di Parigi, i quali vengono esposti soltanto in poche occasioni non potendo sopportare la luce.
Infine da non perdere le numerose mostre ed iniziative legate ai 150 anni della Ringstraße di Vienna, inaugurata dall’imperatore Francesco Giuseppe il 1 maggio 1865, che si terranno durante tutto l’anno (Maggiori informazioni a riguardo sul sito web http://www.wien.info/it/sightseeing/ringstrasse2015).
Come avevo già scritto nell’articolo pubblicato ieri, la prossima settimana sarà possibile firmare per sostenere le liste candidate alle elezioni per il Comites in Austria.
Una di queste – e al momento l’unica di cui sono a conoscenza che si presenterà – è la lista KommIT.
La lista KommIT si presenta con il seguente programma elettorale:
- Offrire “assistenza burocratica” alle italiane e agli italiani residenti in Austria
e facilitare l’ accesso ai servizi consolari- Garantire un costante aggiornamento delle liste elettorali per garantire a TUTTE/I il diritto di voto;
- Dare informazioni agli italiani di recente immigrazione in Austria, facilitandone l’integrazione
- Promuovere attività sociali e culturali per la comunità italiana in Austria.
Questi sono i nomi dei 12 candidati della lista KommIT per il Comites Austria:
- Lucina di Meco
- Vincenzo „Maria“ Gennarini
- Cecilia Vera Lagomarsino
- Sabrina Scumaci
- Dario Lombardi
- Juri Giannini
- Francesca Fraula
- Maria Luisa Doldi
- Paolo Bonomi
- Vincenzo Iula
- Barbara Sveva Corradini
- Michael Hamberger
Maggiori informazioni sui singoli candidati li potete trovare nel volantino di presentazione della lista.
Per contattare la lista KommIT potete scrivere a kommitvienna@gmail.com oppure tramite la pagina Facebook facebook.com/groups/341216976076274.
La data per le elezioni dei Comites – 17 Aprile 2015 – si sta avvicinando, ma affinché queste si possano svolgere, è necessario innanzitutto che (almeno) una lista di candidati ottenga 100 firme di sostegno.
Come forse ricorderete già durante il periodo precedente di raccolta firme si erano presentate 2 liste, ma nessuna era riuscita a raggiungere la soglia per potersi candidare ufficialmente.
Sebbene 100 firme non sembrino molte, in Austria non è purtroppo semplice raccoglierle come in altre nazioni, sia a causa dei tempi abbastanza ristretti (vedi più sotto) sia perché è possibile sottoscrivere solamente presso la Cancelleria Consolare di Vienna.
Questo passaggio è quindi fondamentale, in quanto se nessuna lista otterrà le 100 firme non sarà possibile istituire un Comites in Austria.
Per poter sostenere una lista è necessario essere cittadini italiani iscritti all’AIRE in Austria da almeno 6 mesi.
Per firmare è necessario recarsi alla Cancelleria Consolare (Ungargasse 43, 1030) muniti di un documenti di identificazione (carta di identità o passaporto).
Sarà possibile firmare per le liste dal 10 al 16 Febbraio 2015, con i seguenti orari:
- Lunedì 9 febbraio dalle 14 alle 15:30
- Martedì 10 febbraio dalle 9 alle 11
- Mercoledì 11 febbraio dalle 14 alle 17
- Giovedì 12 febbraio dalle 9 alle 11 e dalle 18 alle 19:30
- Venerdì 14 febbraio dalle 9 alle 11
- Sabato 14 febbraio dalle 9:30 alle 12:30
- Lunedi 16 febbraio dalle 9 alle 11
Gli orari possono essere non comodi per tutti e racchiusi in pochi giorni, ma ritengo che sia importante dare una mano per cercare di avere un Comites in Austria.
Io andrò sicuramente a firmare, mi farebbe piacere se ci sarete anche voi!
Da Gennaio 2015 le Wiener Linien – l’azienda dei trasporti pubblici di Vienna – ha presentato una nuova versione della tessera annuale che verrà distribuita progressivamente a tutti i 640.000 abbonati.
Il cambiamento – a dire la verità – è più estetico che altro: la novità maggiore è infatti il formato “carta di credito” che finalmente si inserirà bene in ogni portafogli, mentre il funzionamento rimane lo stesso (ovvero portala sempre con se quando si usano i mezzi pubblici e mostrarla in caso di controllo).
Per ottenere la nuova carta è necessario registrarsi sul sito web delle Wiener Linien – da cui è possibile anche gestire il proprio indirizzo e altri dati di contatto – e caricare fino a 30 giorni prima della scadenza una propria fotografia attuale in formato tessera.
In questo modo al rinnovo dell’abbonamento verrà inviata automaticamente la nuova carta a casa, senza bisogno di azioni aggiuntive.
Se non fosse possibile caricare la fotografia, è necessario presentarsi presso uno dei punti vendita delle Wiener Linien o presso il centro clienti nella stazione di Erdberg.
Il costo dell’abbonamento annuale ai mezzi pubblici di Vienna rimane sempre lo stesso: 365,- Euro all’anno con cui si possono utilizzare tutti i mezzi pubblici di Vienna, sia di giorno che di notte.
A Vienna, così come in Austria, la ricorrenza del centenario della Grande Guerra è passato sottotono rispetto ad altri luoghi simbolo, come in Friuli, in Trentino ed in Slovenia.
Uno dei motivi potrebbe essere la pesante eredità che gli austriaci avvertono su di loro (anche se la responsabilità maggiore è attribuibile ai tedeschi), ma nel panorama complessivo degli avvenimenti non possiamo dimenticare che ci fu un personaggio di primo piano che lavorò incessantemente per far cessare, come affermava papa Benedetto XV, “ l’inutile strage”.
La storia del “gentiluomo europeo”, l’imperatore Carlo I d’Austria, è sconosciuta ai più e, soprattutto in Italia, la sua immagine è offuscata dalla propaganda anti-austriaca del periodo belligerante. Invece, per una corretta e completa visione di quel periodo, è importante ricordare i fatti di quello che è passato alla Storia come “L’affaire Sisto”.
L’INIZIO – Già con il proclama ai suoi popoli, l’imperatore Carlo (salito al trono alla fine del 1916) espresse immediatamente il suo programma di governo:
“ (…) Voglio fare di tutto per bandire, nel tempo più breve, gli orrori e i sacrifici della guerra e rendere ai miei popoli i benefici scomparsi della pace, non appena me lo permetteranno l’onore delle armi, le condizioni vitali dei miei stati e dei loro fedeli alleati e la testardaggine dei nostri nemici”.
Fu così che attuò sin dall’inizio una rivoluzione interna alla Corte, sostituendo i belligeranti e filo-tedeschi Capo di Stato Maggiore (Conrad von Hoetzendorf) ed il ministro degli Affari Esteri (Istvan Burian) con Arthur Arz-Straussenburg e Ottokar Czernin, due personalità più in linea con l’imperatore.
In più Carlo ha già nel cassetto un piano elaborato da tempo per cercare una pace separata con la Francia e la Gran Bretagna, in accordo con Sisto di Borbone-Parma, cognato dell’Imperatore (sposato con Zita di Borbone-Parma).
Nonostante questi prestasse servizio per l’esercito transalpino, di stanza in Belgio, (in quanto egli dichiarò fin dallo scoppio del conflitto che un Borbone sarà sempre in primis un francese) egli sarà sempre legato all’Austria, non solo per ragioni familiari, ma per quella simpatia e fiducia che provava verso il nuovo monarca. In pratica, l’uomo giusto per tale missione.
LA MISSIONE – Carlo, che decise di tenere all’oscuro della missione il suo ministro Czernin, cominciò con l’operazione dalla fine del dicembre 1916, quando sia tramite intermediari, sia con incontri diretti a Vienna, consegnò al principe Sisto delle missive (scritte o orali) da presentare ai governanti di Francia e Inghilterra.
Nel suo peregrinare tra Francia, Svizzera, Austria, Inghilterra il principe Sisto incontrò sia personaggi che lo appoggiarono (come il presidente della repubblica francese Poincaré ed il primo ministro Briand e, più tiepidamente, anche il re inglese Giorgio IV) ed altri che, palesemente, ostacolarono l’impresa, come l’austrofobo Alexandre Ribot (che dal 20 marzo 1917 prese il posto di Briand) e il premier inglese Lloyd George.
Ed è proprio in una lettera autografa dell’imperatore austriaco, consegnata da Sisto a Poincaré e al governo francese, che si può leggere chiaramente l’intenzione di Carlo di andare incontro alle richieste dell’Intesa (restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia, ricostituzione del Belgio ed altro, anche se non si fa menzione delle pretese italiane) e contrastare di fatto l’alleato germanico.
Le potenze dell’Intesa s’incontreranno quindi a St Jean de Maurienne il 19 aprile del 1917, per discutere i propositi dell’Imperatore e lì metteranno definitivamente la parola fine ai tentativi di Sisto, il quale il 25 giugno considerò terminata (e purtroppo fallita) la sua missione e tornò al proprio reggimento.
L’ERRORE FATALE – Nell’aprile del 1918, galvanizzato dalle vittorie delle Potenze Centrali, il ministro Czernin dichiarò al Parlamento che oltre ad essere forte l’alleanza con il Reich tedesco, la Francia l’anno precedente aveva avanzato una proposta di pace all’Austria.
La notizia fu trasmessa all’allora premier francese George Clemenceau, detto “la Tigre”, il quale per non apparire “un questuante della pace”, fece pubblicare la famosa lettera autografa di Carlo del 24 marzo 1917, creando così un terremoto politico che porterà definitivamente la Monarchia asburgica al declino.
Infatti Czernin pretese una dichiarazione firmata da parte dell’Imperatore che dichiarava falsa la lettera, in quanto non accettava che tutto questo fosse avvenuto alle sue spalle e a sua completa insaputa, e una volta ottenutala e mostratala ai tedeschi, fu rimosso dal suo incarico e sostituito con il ministro precedente (Burian); Sisto che tanto s’impegnò per l’augusto cognato si sentì ferito nell’onore.
Il Kaiser tedesco Guglielmo II dal canto suo approfittò della situazione e chiese una rinnovata fiducia a Carlo, sulla base (dopo un incontro fra i due leader avvenuto nella cittadina belga di Spa) di un maggior impegno in campo militare e soprattutto economico. In pratica la Germania cominciava ad annettersi l’Austria … cosa che riuscì a Hitler vent’anni dopo.
UN UOMO DI PACE, CON PAROLE E FATTI – Il giovane Imperatore è stato dileggiato molto al di fuori dei propri confini, additato spesso come un’inesperta ed incapace guida in un momento tanto difficile per il suo Paese e per l’Europa. Sicuramente si è mostrato ingenuo, si è fidato troppo di qualche suo ministro (vedi Czernin) e di altri volponi della scena europea, ma nei suoi due anni di regno è riuscito a dare un segno tangibile di volontà pacificatoria, oserei affermare che è stato l’unico (oltre al papa Benedetto XV).
Ma era troppo tardi per realizzarla, soprattutto a causa di un’Inghilterra che voleva togliere dai giochi una Germania fin troppo forte dalla scena mondiale, per una Francia che non voleva saperne di reali cattolici e papalini, e un’Italia affamata di conquiste territoriali e con forti propositi espansionistici, ma soprattutto a causa di un alleato (Guglielmo II e il suo entourage) che credeva ciecamente alla vittoria finale e che stringeva nella sua morsa un’Austria-Ungheria allo stremo delle forze.
Se però ora l’Italia può vantare ancora una città meravigliosa come Venezia lo dobbiamo a Carlo che ne impedì il bombardamento, così come vietò l’uso dei gas sul fronte italiano, andando su tutte le furie quando venne a conoscenza che il comando tedesco lo fece utilizzare anche sui fronti austriaci.
A corte scelse di servirsi, lui e la famiglia imperiale, della tessera annonaria come i suoi sudditi per i pasti quotidiani; e in occasione dell’incoronazione quale Re d’Ungheria il pranzo di ricevimento composto di 18 portate fu interamente destinato al lazzaretto della capitale magiara.
Quella di Carlo I credo sia una figura da riscoprire, soprattutto in questo periodo di rievocazione e approfondimento della Grande Guerra, perché non fu unicamente un inascoltato “profeta di pace”, ma le idee moderne (e progressiste – almeno rispetto al conservatorismo del prozio Francesco Giuseppe) di un nuovo assetto dell’Europa avrebbero sicuramente giovato al futuro del nostro continente.
Dal 22. Gennaio all’8. Marzo 2015 ritorna il “Wiener Eistraum” davanti alla Rathausplatz (Piazza del Municipio), la pista di pattinaggio sul ghiaccio più bella di Vienna.
Con oltre 7.000 mq di superficie la pista si dirama tra sentieri di ghiaccio all’interno del parco del Municipio, per offrire divertimento per principianti e pannitatori esperti.
L’inaugurazione si svolgerà il 22. Gennaio alle ore 19:00. A seguire sarà possibile pattinare gratuitamente fino alle 22:00.
La pista del Wiener Eistraum è aperta tutti i giorni dalle 9:00 alle 22:00, e raggiungibile facilmente con la fermata “Rathaus” della linea U2 oppure con i tram 1 e 71 (fermata Rathausplatz / Burgtheater).
L’ingresso costa € 6,50 (ridotto per bambini fino ai 14 anni e adulti sopra i 60 anni € 5,00). Per l’eventuale noleggio dei pattini il costo è di € 6,50 (bambini € 4,-).
Sono inoltre presenti vari stand gastronomici per riscaldarsi dopo il pattinaggio oltre a bene 6 piste per gli amanti dell'”Eisstockschießen” (letteralmente “birilli sul ghiaccio”).
Maggiori informazioni http://www.wienereistraum.com/
Per gli amanti dell’arte contemporanea e della fotografia, QuiVienna inizia una piccola rubrica riguardante eventi, mostre e vernissage all’interno del panorama artistico viennese.
Una mappa per orientarsi all’interno della vastissima offerta di una cittá in continuo fermento culturale che accoglie molti artisti internazionali e naturalmente anche italiani.
Come prima proposta vi segnaliamo la nuova mostra di Alberto Storari presso la galleria Ulrike Hrobsky dal 24 Gennaio al 7 Marzo 2015, „C‘é la possibilitá di un’isola nel mezzo del tempo“ (“Es gibt in der Mitte der Zeit die Möglichkeit einer Insel”).
L’opera di Alberto Storari (1975, San Bonifacio; vive e lavora tra Vienna, Londra e Bologna) prende il quotidiano per parlare del sublime.
Apparizioni di navi che emergono da zone scure di colore, boschi dove brilla la luce diffusa attraverso il buio tra i tronchi degli alberi, mappe nautiche come punto partenza di un viaggio tra il conscio e l’inconscio, danno vita ad un percorso tra immagini fatte di traslucenze e sovrapposizioni di materiali e tecniche il cui intento é “Coprire per scoprire“.
Luogo fisico di tale percorso nel non-luogo del tempo e del ricordo: la cittá di Freud.
Il vernissage di apertura si terrà Venerdì 23. Gennaio 2015 alle ore 19:00.
Alberto Storari
www.albertostorari.it
Come avevo già scritto alcuni mesi fa le elezioni per il rinnovo dei Comites – i comitati dei cittadini italiani residenti all’estero – sono state spostate al 17 Aprile 2015.
Pochi giorni fa è stato annunciato che sarà possibile presentare nuovamente le liste di candidati anche nelle circoscrizioni consolari – tra cui Vienna – dove non era stato possibile raggiungere il numero minimo di firme necessarie.
Se non sapete cosa sono i Comites vi consiglio di leggere innanzitutto l’articolo pubblicato in precedenza con tutte le informazioni sul ruolo e l’importanza dei Comites.
Le elezioni dei Comites erano state spostate al 2015 dopo varie discussioni sia per la bassa partecipazione alle liste elettorali (solo il 2% degli aventi diritto) che per le difficoltà a presentare le liste dei candidati.
Nella Circoscrizione elettorale di Vienna (che in realtà comprende tutta l’Austria) erano state presentate due liste, nessuna delle quali era però riuscita a raggiungere il numero minimo necessario di firme (100) per essere accettate.
In base al decreto dell’Ambasciata Italiana di Vienna sarà possibile presentare le liste dei candidati tra il 6 e il 16 Febbraio 2015.
Ogni lista dovrà essere composta da un minimo di 12 e un massimo di 16 candidati, e per essere valida dovrà essere sottoscritta da almeno 100 elettori (che dovranno anche essere iscritti nel registro elettorale Comites).
Ognuna di queste firme – in base a quello che capisco dal regolamento scritto scritto in “burocratese” – dovrà essere “autenticata“, ciò significa che anche questa volta dovranno essere effettuate presso il Consolato di Vienna (non è possibile presso quelli “onorari” delle altre città) durante gli orari di apertura (ovvero dal lunedì al martedì e dal giovedì al venerdì dalle 9:00 alle 11:00 e il mercoledì dalle 14:00 alle 17:00).
Queste restrizioni presenti anche durante il periodo precedente di presentazione delle liste – sebbene gli impiegati del Consolato offrirono il loro tempo estendendo gli orari di apertura anche al Sabato e alla Domenica – resero impossibile il raggiungimento del numero minimo di firme necessarie.
Inoltre non è chiaro se la raccolta delle firme sarà comunque possibile solo tra il 6 e il 16 Febbraio o anche prima. Un periodo di tempo quindi molto limitato che potrebbe impedire anche questa volta di riuscire a presentare alcuna lista, facendo annullare le elezioni e lasciando quindi l’Austria ancora senza Comites (ma spero di sbagliarmi).
Vi ricordo infine che è sempre possibile – e necessario – iscriversi nell’elenco elettorale per poter votare alle elezioni dei Comites.
L’iscrizione è possibile fino al 18 marzo 2015, qui trovate il modulo da compilare che può essere consegnato personalmente o inviato (per posta, fax o email) al Consolato di Vienna allegando una copia del proprio documenti di identità.
Maggiori informazioni e aggiornamenti sulle elezioni 2015 dei Comites le trovate sul sito web dell’Ambasciata d’Italia a Vienna.
Qualche settimana fa, seguendo il suggerimento di un amico architetto, ho deciso di concedermi una pausa dalla frenesia dei mercatini natalizi, per esplorare un luogo nel 23° distretto poco noto ai turisti (e forse, chissà, anche ad alcuni viennesi); arrivarci non è stato immediato, ma l‘efficienza dei mezzi di trasporto consente di raggiungere tranquillamente questo posto, la cui visita è di certo “eine Reise wert”.
Sto parlando della Chiesa zur heiligsten Dreifaltigkeit, più comunemente nota come Wotrubakirche, edificio sacro realizzato tra il 1974 e il 1976 dall’artista Fritz Wotruba (1907-1975), uno degli scultori più importanti e influenti del XX secolo.
Ceco-ungherese di origine, ma viennese di adozione, Wotruba incentrò i suoi studi sul tema della figura umana, coniugata con l’ambiente circostante; con il passare degli anni, la sua concezione di scultura si legò sempre più profondamente all’architettura, arrivando alla scomposizione del corpo in blocchi di materia.
La sua ricerca culminò proprio nella realizzazione di questa chiesa. Si tratta di un’opera veramente unica nel suo genere, composta da cubi di cemento (ben 152!) di grandezza diversa, il cui peso varia tra le 2 e le 140 tonnellate; disposti irregolarmente a strati, i blocchi sono collegati tra loro da pannelli di vetro, che permettono alla luce del giorno di illuminare l’interno.
La cosa, che più mi ha colpita man mano che mi avvicinavo all’edificio, è l’aura di profonda sacralità e al tempo stesso di semplicità che si respira; sensazione davvero interessante, se si pensa che Wotruba (ispirandosi alla cattedrale gotica di Notre-Dame) progettò la chiesa senza sapere quale sarebbe stato il sito della costruzione, e morì prima che fosse ultimata.
Eppure è proprio il luogo ad amplificare di fatto la potenza di questo gigante scultoreo: è davvero affascinante osservare come questi blocchi solitari di cemento, circondati solo dagli alberi e dal vento, sembrino quasi vegliare dall’alto della collina sulla città di Vienna.
Suggestivo anche il contrasto tra l’esterno e l’interno della chiesa: mentre fuori si ha l’impressione di camminare sulla superficie di una scultura colossale, una volta varcate le porte di vetro, ci si ritrova in un ambiente intimo, scarno, dominato unicamente dalla croce sullo sfondo e dai riflessi della luce naturale, che penetra obliqua tra le pareti sghembe.
L’intento di Wotruba era quello di creare qualcosa “che mostrasse come la povertà non deve essere necessariamente qualcosa di sgradevole, che la rinuncia può esistere anche in un luogo di estrema semplicità, eppure bello e che ci rende felici” (das zeigt, dass Armut nicht hässlich sein muss, dass Entsagen in einer Umgebung sein kann, die trotz größter Einfachheit schön ist und auch glücklich macht). E si può ben dire che Wotruba abbia colto nel segno.
Quando la chiesa fu terminata, in realtà, ci fu un’insurrezione generale da parte degli abitanti del posto: l’aspetto inusuale dell’edificio venne considerato inappropriato e poco rispettoso per un tempio dedicato a Dio. Ma, alla fine, l’unicità di quest’opera d’arte e la scelta perfetta della cornice, in cui fu eretta, ebbero la meglio e la chiesa è oggi divenuta l’orgoglio della comunità.
La Wotrubakirche è raggiungibile prendendo la linea U4 fino a Hietzing e proseguendo poi con lo Straßenbahn 60 fino a Maurer Hauptplatz, infine con il bus 60A fino a Kaserngasse, oppure dalla stazione Wien Mitte (linee U3 e U4) con il treno S9 fino a Liesing, poi bus 60A fino a Lindauergasse.
Nessun costo d’ingresso.
Per ogni altra informazione: www.georgenberg.at