Alberghi & Hotel Lascia un commento

I migliori ostelli di Vienna: spendi poco e dormi bene!

Per chi vuole visitare Vienna o cerca una sistemazione temporanea spendendo poco, gli ostelli di Vienna sono una buona soluzione.

Per aiutarvi nella scelta dell’ostello che fa per voi, ho raccolto in questa pagina i migliori ostelli di Vienna mettendo in relazione prezzo, posizione (vicinanza ad una metropolitana) e giudizi degli ospiti che vi hanno già soggiornato.

Gli ostelli sono stati selezionati dal sito web booking.com, leader mondiale del settore, a garanzia di affidabilità e sicurezza.

Se gli ostelli riportati in questa pagina fossero pieni o non corrispondessero alle vostre esigenze, potete consultare la lista di tutti gli ostelli di Vienna prenotabili tramite booking.com

Wombat’s City Hostel Vienna

L’ostello della catena Wombat è situato a pochi passi dalla fermata Kettenbrückengasse della metropolitana U4.

Inaugurato nel 2011, nasconde dietro la sua facciata storica un ambiente moderno ed elegante.

Colazione e connessione Wi-Fi nelle aree comuni sono inclusi nel prezzo.

Informazioni su disponibilità e tariffe per Wombat’s City Hostel Vienna

Hostel & Guesthouse Kaiser 23

Situato a pochi passi dalla stazione dei treni Westbahnhof e dalla via dello shopping Mariahilferstrasse, l’ostello Kaiser 23 è una sistemazione con uno stile urbano unico a Vienna, tra classico e moderno.

La vicinanza alle linee della metropolitana U3 e U6 e i vari collegamenti di autobus e tram lo fanno un ottimo punto di partenza per scoprire Vienna.

Informazioni su disponibilità e tariffe per Hostel & Guesthouse Kaiser 23

A&T Holiday Hostel

L’ostello A&T Holiday si trova a 500 metri dalla Reumann Platz – collegata alla metropolitana U1 con la quale si può raggiungere il centro in 10 minuti.

Nella struttura moderna e ben curata è presenta una connessione gratuita ad internet nella aree comuni.

Informazioni su disponibilità e tariffe per A&T Holiday Hostel

Westend City Hostel

Ubicato a 5 minuti a piedi dalla stazione dei treni Westbahnhof, il Westend City Hostel è ubicato in un edificio storico (ristrutturato) risalente al 1876.

Offre ogni mattina una prima colazione a buffet e mette a disposizione una zona comune con giardino e connessione Wi-Fi gratuita.

Informazioni su disponibilità e tariffe per Westend City Hostel

Wombats City Hostel Vienna – The Base

Altro ostello della catena Wombats, è in realtà il primo della catena ad essere stato aperto.

Situato a soli 10 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria Westbahnhof, la struttura propone Wi-Fi gratuita nelle aree comuni e camere con letti a castello per 3, 4 o 6 persone.

Ve lo consiglio casomai non trovaste posto nella filiale presso la Kettenbrückengasse indicata in precedenza.

Da non perdere in ogni caso l‘happy hour al bar dell’ostello dalle 18:00 alle 20:00,

Informazioni su disponibilità e tariffe per Wombats City Hostel Vienna – The Base

Italiani a Vienna 9 commenti

QuiVienna… Ma é veramente Vienna qui?

Ebbene lo ammetto, quest’inverno, mentre scrivevo con disinvoltura articoli per QuiVienna, io in realtà a Vienna non c’ero. Ero in Italia. O almeno ci provavo.

Basta spulciare tra gli articoli di questo blog per scovare decine di motivi possibili, probabili e più o meno condivisibili che spingono ognuno di noi a pensarci, a volte, al ritorno al Bel Paese.

Motivi affettivi, motivi sociali, motivi climatici, motivi enogastronomici, motivi professionali , a volte motivi inesistenti che fanno comunque venire il mal di stomaco. Ebbene, qualche mese fa anch’io ho impacchettato i miei motivi e sono partita, convinta di non tornare.

Ho il Meldezettel a Vienna da Luglio del 2000. Ovvero, facendo due conti veloci, da quando avevo 22 anni.

Ovvero tredici anni. Ovvero sei appartamenti, sette datori di lavoro, due auto, tre biciclette, due pesci rossi, svariati amici arrivati e ripartiti, innumerevoli cambi di pettinatura, partite IVA aperte e richiuse quasi con la stessa frequenza delle ante dell’armadio al mattino, perché qui a Vienna non si sa proprio mai come vestirsi.

Tredici anni e due tentativi di fuga

Il primo nel 2003. Contratto di lavoro italiano in tasca, non dico un buon contratto, ma esattamente il tipo di lavoro che volevo. Tempo di resistenza: nove mesi conclusisi con fuga a gambe levate su per le Alpi. Fuga dal lavoro? No. Dall’Italia.

Secondo tentativo: Agosto 2012. Forte motivazione affettiva. Intenzione dichiarata ad alta voce di voler restare per sempre questa volta. Risultato? Fuga in punta di piedi alle prime luci dell’alba. Da cosa? Dall’Italia.

Certo, sarei potuta andare ovunque, perché proprio Vienna? Perché Vienna, soprattutto prima del progressivo ingresso dei paesi dell’Est in Europa, sembrava essere una linea d’ombra per gli indecisi, una “non scelta”, la decisione andava giú fresca come un sorso di Sturm a fine estate.

Puntina rossa sulla cartina del vecchio continente, piazzata in un punto strategico, permetteva di muoversi agilmente in tutte le direzioni senza per questo dover rinunciare ad una comoda stabilità sociale, ad una rassicurante qualitá della vita, a contratti di lavoro piú che onesti e ad un fermento culturale non da riflettori e riviste patinate, ma piú di “nicchia” e proprio per questo piú affascinante. Venendo dal Paese dell’eterno compromesso, una spacie di Utopia.

Un misto di lingue, culture, palazzi barocchi, edifici di vetro e architetture tardo-socialiste che dava la sensazione di trovarsi ovunque e in nessun luogo.

Avevo quattro amici storici italiani conosciuti per strada o per caso a Vienna. Il resto era un minestrone di cose, persone, lingue, culture, sapori ed etá, come è giusto che sia all’estero e come, secondo me, dovrebbe essere ovunque.

Cosa è rimasto in me di Italiano?

Da un po’ mi chiedo, dopo tutti questi anni passati qui, cosa sia rimasto in me di italiano, soprattutto a fronte del fatto che dell’Italia ormai so sempre meno, ho smesso di interessarmene da tempo e i fatti recenti dimostrano che non riuscirei piú a viverci. Ma il passaporto non mente, sono italiana, che mi piaccia o no.

Da Marzo sono ufficialmente-di-nuovo-viennese. Mi hanno accolta una neve che non la smetteva piú di cadere dal cielo lattiginoso e una comunità di italiani della cui esistenza non mi ero mai resa conto. Dove si nascondevano? Eppure sono quasi tutte persone che risiedono qui da alcuni anni.

Di fatto gli ultimi mesi sono stati riempiti, con mia grande sorpresa, da cene, gite, aperitivi, incontri, conversazioni, cultura, progetti di lavoro, chiacchiere da bar, tragedie napoletane, scambi di sguardi e di olio d’oliva, come una catena di Sant’Antonio che si autoalimenta. Tutto rigorosamente italiano. Del resto degli abitanti di Vienna sembrano essere rimaste solo alcune briciole sulla tovaglia stropicciata a banchetto concluso .

Qualche anno fa non sarebbe successo. Anzi, ammetto con onestà che qualche anno fa non l’avrei fatto succedere. Ammetto anche, non senza vergognarmene un po’, di aver guardato in cagnesco e cercato in tutti i modi di evitare i miei connazionali viennesi. Non mi sarebbe piaciuto stare qui con la sensazione di perdermi le infinite possibilità offerte delle mille sfaccettature della multiculturalità viennese.

Ho scoperto che mi piace l’italianità…

Ora invece per qualche motivo mi piace “l’italianià” e non sento piú quella fastidiosa vocina che mi sussurra “integrazione, subito!”. Ma una cosa deve necessariamente escluderne un’altra? È davvero necessario costruire categorie culturali in cui identificarsi?

Sará che a me dividere il mondo in categorie non è mai piaciuto molto; le categorie finiscono sempre per stare troppo strette e rischiare di far mancare l’aria a chi ci sta chiuso dentro. Leggendo della controversa tematica dell’integrazione sugli altri blog italo-viennesi, mi è rimasto appiccicato addosso una sorta di senso di esclusione.

In quale categoria mi avranno messa? Da che parte della linea mi devo schierare? Sono integrata o no? Se no, devo diventarlo? E se si, dovrei forse smettere? Panico. Respiro profondo. Risposta: who cares? Non basta vivere e star bene in un luogo, uguale quale esso sia? Non so dare una risposta universalmente valida, posso solo dire che sì, a me basta e sembra bastare anche a molti altri (quindi non sono proprio geek, menomale!).

Ho la sensazione che i “nuovi arrivati” si preoccupino meno rispetto a me all’inizio del millennio e saltellino disinvolti tra le offerte della cittá scegliendo quello che preferiscono senza farsi troppe domande. Di fatto sembra che qualcosa stia cambiando nel modo di relazionarsi fra connazionali.

L’interesse per la diversità si accompagna alla voglia di incontrarsi coi propri “simili”. Certo, gli ultimi mesi potrebbero essere un caso, una mia esperienza personale isolata. Ma guardandomi intorno, non ne ho per nulla l’impressione; ha tutto il sapore di un’inversione di tendenza.

Che sia solo merito della crescente facilità dei contatti grazie ai social networks e alle varie online communities? O piuttosto del sempre crescente numero di Italiani residenti qui abbinato alla nostra caratteristica facilitá di socializzazione in gruppi allargati rispetto ad altre culture?

Io propendo piú per la seconda delle ipotesi, nonostante in un arco di tempo limitato siano nati tre blog principali e svariate pagine e gruppi online di Italiani a Vienna che peró, a mio parere, sono piú l’effetto che non la causa di una mutata esigenza relazionale.

Penso anche che, essendo quello dell’emigrazione giovanile diventato un fenomeno molto piú diffuso rispetto a qualche anno fa, si sia un po’ perso quel senso di esplorazione di terre sconosciute: uno zaino un po’ sgualcito, un moleskine, una cartina sempre troppo grande da poter essere spiegata completamente e una scheda telefonica internazionale per chiamare casa una volta alla settimana, giusto il tempo di dire “è tutto a posto, ritorno per Natale ad ogni costo”.

Nostalgici ricordi dell’era ante smartphone, quando bastava fare 100 Km in autobus per ottenere un timbro sul passaporto… L’Europa si è allargata diventando al contempo piú piccola e muoversi per i suoi vicoli è sempre piú agevole salutando con lo stesso interesse differenze e analogie.

Un mood ibrido e piú rilassato in cui si ricerca il benessere a prescindere dalla bandiera che sventola alle sue finestre e con meno sensi di colpa e di inadeguatezza per una piú lenta assimilazione della cultura ospitante.

Sono veramente a Vienna qui?

Difficile uscirne con in mano un quadro nitido. Una contorta concatenazione di cause ed effetti che sfugge al mio grezzo e frettoloso tentativo di analisi.

Ma adesso, dopo sei mesi, con gli amici che tornano uno alla volta dalle vacanze in Italia, l’autunno che sta per cominciare, gli impegni e i buoni propositi che riempiono l’agenda, mentre cerco di organizzarmi la vita e il tempo dividendoli tra mille cose che dovrei e vorrei fare, mi guardo intorno, stringo la macchinetta del caffè, do un’occhiata veloce a mails e messaggi, quasi tutti scritti in italiano e mi chiedo: sono veramente a Vienna qui?

No, perché da quando sono tornata a me sembra di essere in Italia. Ma un’Italia piú bella, che mi assomiglia un po’ di piú. Un’Italia che parla la mia lingua anche quando ne utilizza altre. Un’Italia in cui mi pare si trovino a loro agio persino gli austriaci.

Un’Italia in cui si potrebbe anche decidere di restare.

Fotografie Lascia un commento

Impressioni di fine estate a Vienna

Una serie di fotografie di Vienna a fine estate. Edifici urbani, cieli nuvolosi e il Prater, bellissime immagini da ammirare.

Bambini Un commento

In viaggio verso Vienna con bambini!

Molte volte prima di organizzare la prossima vacanza si valutano varie destinazioni, come il mare, la montagna o la città…insomma differenti soluzioni.

Per chi viaggia come me, spesso con tutta la propria famiglia al completo e quindi in compagnia anche dei miei bambini, a volte non è molto semplice scegliere la destinazione più adatta.

Quest’anno abbiamo optato per rimanere in Europa, visto che comunque anche i due piccoli sono un po’ cresciuti (8 e 5 anni).

Leggendo le varie opinioni sul web abbiamo deciso di visitare una fra le capitali più conosciute…stiamo per dirigerci in Austria, ovvero a Vienna.

Vienna è davvero molto in alto nel settore del turismo, soprattutto grazie alle sue numerose attrazioni, per la storia e la cultura, così da arricchire ogni momento del vostro tempo libero. Ma tutti sappiamo che la pianificazione di una vacanza con i proprio bambini ha bisogno di nuove attività ogni giorno. Per questo genere di attività Vienna è davvero ricca: musei, teatri, monumenti ed eventi culturali vi aiuteranno durante la vostra permanenza.

Un consiglio che vi do è quello di controllare questi luoghi fantastici della città in compagnia di tutta la famiglia prima di lasciare il vostro alloggio, e chissà, magari insieme ai più piccoli si può godere in modo diverso la solita vita cittadina. Zainetto alla mano ed un bel sorriso sono le vere carte vincenti per affrontare ogni giornata a Vienna.

Far divertire i vostri bambini qui a Vienna è davvero molto semplice. Per cominciare vi propongo un tour generale della città, il quale lo potrete fare in una carrozza trainata da cavalli, in bicicletta, in battello o a bordo di alcuni mitici autobus d’epoca. Un giro turistico davvero emozionante, che potrà piacere a grandi e piccini.

Alcuni dei principali musei che hanno in programma alcune speciali manifestazioni e visite guidate per bambini, offrono l’opportunità di entrare gratuitamente a tutti i minori di 19 anni (ovviamente presentando un documento d’identità). Alcuni di questi ad aderire all’iniziativa sono: Il Museo di Storia Militare, Il Museo delle Belle Arti, Il Museo di Storia Naturale e molti altri.

Un’altro museo che purtroppo non aderisce all’iniziativa è il Madame Tussauds, ovvero il museo delle cere. Molto bello…ma attenzione che i più piccoli non prendano qualche spavento!

Per dare un tocco di avventura al vostro viaggio vi consiglio di tuffarvi nel mondo fiabesco del grande Prater. Vi attendono ben 250 stand ed attrazioni. All’interno del Prater si svolgono numerose manifestazioni, soprattutto durante le domeniche. Una delle attrazioni che dovrete assolutamente provare è la famosa Ruota Panoramica, da dove potrete godervi una vista mozzafiato di tutta la città, da ben 64 metri di altezza!

Oltre alle infinite giostre, attorno a voi potrete usufruire del Prater Verde, ben 6 chilometri di vasti prati verdi dove poter correre e giocare insieme. La stagione più ideale per visitare questo logo va da marzo ad ottobre; i prezzi per le singole attrazioni sono davvero modici (1/1.20 Euro). Volevo inoltre ricordarvi che l’ingresso al parco è assolutamente gratuito.

Per spostarsi in città vi consiglio di utilizzare i mezzi pubblici (metropolitana, autobus e tram); vi informo che tutti i bambini in età prescolare possono usufruire di corse gratuite selle varie linee di Vienna.

Queste sono solo alcune delle molte attività che potrete esplorare insieme ai vostri bambini. Quindi cosa aspettate? Il prossimo viaggio in compagnia di tutta la famiglia è già stato prefissato!

Abitare a Vienna 16 commenti

Il costo della vita a Vienna

Alcuni giorni fa leggevo un articolo che metteva a confronto il costo della vita a Roma e a Berlino per una persona “under 35” senza famiglia che vive in una casa condivisa con più persone.

Il risultato era che il budget minimo mensile per vivere attualmente a Roma è di circa 1000 Euro mensili, mentre a Berlino è di circa 800 Euro al mese.

Incuriosito dal risultato ho pensato di fare lo stesso calcolo per Vienna.

Ho basato il tutto sulla mia esperienza. , avendo vissuto in questa città da quasi 10 anni, prima come studente o ora come lavoratore in una casa condivisa (con la mia ragazza).

Affitto camera o appartamento con utente varie

In base alle offerte attuali l’affitto di una stanza (singola) in un appartamento condiviso con più persone costa all’incirca 300 Euro al mese, tutto compreso.

Se si divide un appartamento in due (~60-70 mq), per esempio con la propria compagna, il costo è di circa 400 Euro a testa.

Un monolocale da soli può costare all’incirca 500-600 Euro al mese.

Mezzi di trasporto

La macchina a Vienna è nel 90% dei casi non necessaria. Il sistema di mezzi di trasporto pubblici è efficiente e soprattutto economico.

Se avete meno di 26 anni potete fare l‘abbonamento per studenti (basta eventualmente iscriversi all’università, costo circa 15 Euro a semestre), che vi costerà in totale quindi 239,- Euro all’anno (75,- Euro a semestre più i mensili per Luglio e Agosto a 29,50 Euro più l’iscrizione all’università 30,- Euro l’anno).

Per i non studenti l’abbonamento annuale costa 365,- Euro all’anno.

Spesa

Nel confronto tra Roma e Berlino venivano riportati circa 160 Euro al mese per la spesa (cibo e articoli per la casa), e credo che possa valere come cifra indicativa anche per Vienna.

A Vienna ci sono sicuramente molti discount (Hofer, Lidl) con prodotti comunque di qualità dove è possibile risparmiare, ma ci sono comunque prodotti che a volte sono anche più cari rispetto all’Italia (per esempio detersivi).

Pasti e serate fuori, sport e piccole spese quotidiane

Per quanto riguarda i costi per le uscite con gli amici, gli hobby e altre piccole spese quotidiane (vestiario, giornali, etc) anche in questo caso concordo con le stime per le altre città e si possono calcolare circa 200 Euro al mese in media.

Uno studente può usufruire delle mense dell’università, risparmiando sul costo dei pasti, e utilizzare altre agevolazioni, ma come ricordo bene uscirà molto di più sia durante che nel fine settimana, mentre un lavoratore avrà sicuramnete più spese di vestiario e non avrà alcuna agevolazione per gli hobby (per esempio la palestra o il cinema).

Riassumendo, il costo della vita a Vienna in base alla mia esperienza è più economico rispetto a Roma o Berlino.

Uno studente spenderà in media a Vienna circa 700 Euro al mese, mentre un lavoratore circa 900 Euro.

Queste sono ovviamente solo delle stime in base alle mie esperienze. E’ sicuramente possibile spendere di meno (o di più) in base alle proprie esigenze e stile di vita.

Quanto spendete voi al mese per vivere a Vienna?

Tedesco 3 commenti

Il dialetto viennese: origine, storia e curiosità

Leggendo i commenti a diversi articoli, ho spesso notato che si diceva che a Vienna si fa fatica a capire la gente, perché parlano il dialetto e non il cosiddetto “tedesco alto” (Hochdeutsch), cioè il tedesco che si impara nei corsi e a scuola.

La domanda allora è: cos’è il dialetto Viennese? Vediamo di fare un introduzione.

Partiamo dalla lingua austriaca. L’austriaco a differenza del tedesco svizzero non è accettato come lingua propria. Colpa forse del poco interesse da parte degli austriaci a tutelare di più la propria lingua, ma sicuramente per via del fatto che in ambiti ufficiali, radio e tv si usa il tedesco alto, a differenza della svizzera.

Nel protocollo nr. 10 l’Unione Europea ha fatto mettere per iscritto 23 parole austriache che si possono usare al posto di quelle tedesche. Per il resto sulla tutela della lingua austriaca si trova poco o niente.

Se ora ci addentriamo più specificamente nella lingua della capitale austriaca, bisogna iniziare con qualche considerazione. Per prima cosa il dialetto Viennese fa parte del tedesco bavarese (come del resto tutti i dialetti Austriaci, escluso quello del Vorarlberg che appartiene all’Alemanno, del quale a sua volta fa parte il tedesco Svizzero).

Inoltre c’è da dire che la vicinanza di Vienna ad altri Stati, particolarmente dell’Est, i contatti con quelle popolazioni e soprattutto i flussi migratori da quei Paesi hanno lasciato molte traccie nel dialetto di Vienna.

Da citare sono le influenze boeme (nell’ ora Rep. Ceca) e slave, portate a Vienna dai lavoratori giunti in cerca di lavoro verso la fine dell’800. Molte traccie ha lasciato anche il Jiddisch, la lingua della comunità ebrea, che fino alla seconda guerra mondiale era ben nutrita. Altre influenze sono arrivate dagli altri paesi confinanti e dalle popolazioni dei Sinti e Rom.

Alcuni esempi sono per le parole Kiberer=Polizist=Poliziotto e Habara=Freund=Amico, entrambe assimilate dal Jiddisch. Comunque c’è anche da dire che non esiste un’ unica ortografia, nei due esempi sopra citati si puo scrivere e dire: Kiberer, Kieberer, Kibara, Kiwara, oppure Habara, Hawara, Haberer, Hawerer…

Il dialetto di Vienna si distingue anche per parole composte e fantasiose come per esempio Hackenstad=Arbeitslos=Disoccupato.

Un altro esempio spesso citato e che dovrebbe essere tipica del dialetto viennese, sarebbe: “An Eitrige mit an Buggl und a sechzehna Blech”, la quale viene usata per ordinare un Würstel tipico, cioè la Käsekrainer (Eitrige=Pus per via del formaggio che fuoriesce dalla salsiccia) con un pezzo di pane nero, cioè la parte finale e rotonda (Buggl=gobba) e una birra in lattina (sechzehna Blech=lattina del 16. distretto, la dove viene prodotta la birra Ottakringer).

Alla fine dell’800 a Vienna si parlavano 4 tipi di dialetti, uno dei quali era quello di Schönbrunn e cioè la lingua dei monarchi (per sentire una prova guardatevi un film di Hans Moser).

Oramai le differenze di quei 4 dialetti si sono fusi in un unica parlata e il dialetto di oggi è influenzato molto dalla serie televisiva degli anni 70 “Ein echter Wiener geht nicht unter” (Un vero Viennese non affonda), che a distanza di oltre 30 anni viene riproposta annualmente sull’emittente di stato ORF. La lingua usata in quella serie TV è stata quella del lavoratore “tipico”. La star è un elettricista che abita con la sua famiglia nel 10. distretto.

Attualmente si riscontra una diminuzione nell’uso del dialetto appannaggio del tedesco alto. Simile alla situazione italiana è forte l’influenza della TV e in Austria particolarmente l’influenza dei programmi prodotti in Germania.

Inoltre la popolazione istruita si allontana sempre maggiormente dalla parlata dialettale, che viene vista come il linguaggio del proletariato, brutto e da evitare. Capita spesso di incontrare genitori con figli, dove i genitori parlano ancora dialetto mentre con i figli si mettono a parlare hochdeutsch.

Si riscontra così nella maggior parte delle conversazioni un miscuglio tra parole dialettali e parole in tedesco alto. Da citare come esempio dialettale sono l’uso di i=ich=io e na=nein=no.

Il dialetto invece  è ancora dominante nel ceto “basso”, composto per la maggiore da persone migrate a Vienna in cerca di lavoro, che apprendono la lingua sul posto di lavoro e non a scuola, tramandandosi il dialetto.

Ma anche se il dialetto sembra (dico sembra, dato che ci sono comunque associazioni che provano a rivitalizzare il dialetto) scomparire è facile sentire la differenza tra un tedesco e un austriaco nella parlata. La cadenza e la pronuncia delle parole resta differente.

Per ulteriori informazioni vi raccomando la serie in tedesco “What the fuck is Bayrisch” prodotta da studenti dell’Università di Vienna dove vengono spiegate le particolarità del dialetto Viennese e del dialetto Austriaco (qui la prima parte: http://www.youtube.com/watch?v=4pVQt-sQRwk).

Da non perdere il sito ufficiale della serie televisiva “Ein echter Wiener geht nicht unter”, dove si possono guardare dei spezzoni e trovare informazioni.

Una possibilità per sentire il dialetto più o meno viennese sono le canzoni di Wolfgang Ambros , Georg Danzer, Ludwig Hirsch e tanti altri, che hanno contribuito a dare vita a cavallo tra gli anni 70 e 80 al cosiddetto Austropop.

Infine per approfondire un interessante dizionario del dialetto Viennese.

Vienna 3 commenti

Vienna Low Cost: la mia guida per scoprire Vienna… spendendo poco!

vienna-low-cost-ebook-gratisIn questo periodo di crisi è sempre utile qualche dritta per risparmiare, ed ho quindi pensato di raccogliere idee e consigli utili per vivere o visitare Vienna spendendo poco!

Poichè i consigli che mi sono venuti in mente sono stati tanti (più di 50!) li ho raccolti in una guida in esclusiva per i lettori di QuiVienna.

Sono quindi felice di presentarvi “Vienna Low Cost“, la guida con 50 e più idee e consigli per scoprire Vienna… spendendo poco!

La guida offre consigli pratici sia per chi vive a Vienna sia per il turista che vuole visitare Vienna senza spendere troppo, raccolti in varie categorie come per esempio “Arrivare e mouoversi a Vienna“, “Alberghi e hotel“, “Mangiare e bere“, “Musei e attrazioni turistiche“, “Souvenir” e molto altro.

Per ricevere Vienna Low Cost è necessario iscriversi alla newsletter settimanale di QuiVienna.

Potete farlo senza alcun costo inserendo il vostro indirizzo email nel box alla fine dell’articolo oppure tramite questo link. (Vi prometto che la vostra email rimarrà sempre sicura! Non sarà data ad altri e verrà utilizzata solo per inviarvi contenuti relativi a QuiVienna).

Voglio infine segnalare che la guida Vienna Low Cost è in continua evoluzione, quindi se avete altre idee e consigli (o correzioni) per risparmiare a Vienna sono i benvenuti!

Me li potete inviare tramite un messaggio privato o segnalandoli nei commenti a questo articolo.

Lavoro 13 commenti

insegnare italiano a vienna

quando il mio fidanzato matematico ha ottenuto un assegno di ricerca a vienna ho pensato: “ma certo, lo seguo, mollo tutto e vado a insegnare italiano“.

“del resto l’italiano è tutto quello che so” mi dicevo, forte della mia laurea in lettere e della mia esperienza in casa editrice come lettrice di inediti e correttrice di bozze. “studio per il cedils, (certificazione in didattica dell’italiano a stranieri), supero l’esame, e il gioco è fatto“.

dopo aver sbadigliato su qualche noiosissimo manuale di didattica mi sono presentata all’esame, l’ho superato e in pochi mesi, senza grosso sforzo, avevo un bel foglietto di carta che certificava la mia abilità all’insegnamento dell’italiano agli stranieri.

ho quindi inviato per email la mia candidatura con cv, laurea e certificazione a tutte le scuole private di lingua di vienna che offrivano anche lezioni di italiano.

alcune hanno risposto ed è quindi iniziato il balletto dei colloqui.

i colloqui, sorpresa, erano in tedesco. tutti. sempre. nel mio cv era evidente che non avevo nemmeno un’ora di insegnamento sulle spalle.
con il mio B1 di tedesco non capivo quasi nulla, non riuscivo a spiegare quasi nulla, e la domanda che mi veniva rivolta, che era la stessa che mi facevo io è: come pensi di insegnare italiano se non sai il tedesco e non hai alcuna esperienza in aula?

tutti i colloqui si concludevano con un “le faremo sapere” di cortesia, cui seguiva un silenzio tombale.

fino a che una scuola mi ha dato fiducia. avrei dovuto tenere un corso individuale con una principiante. il libro “Espresso 1” era l’unico che avevo e sul quale millantavo di saper lavorare.

sui libri di didattica avevo studiato la differenza tra unità didattica e unità di apprendimento, ma non ne avevo mai costruita nessuna, non avevo idea dei tempi, delle modalità. arrivavo in classe e mi prendeva il panico. mi sentivo un impostore.

facevo ascoltare il cd, facevo eseguire gli esercizi, e a ogni domanda di grammatica sudavo freddo. “ma perché l’aggettivo finisce per “e” anche se è una parola femminile? non dovrebbe fare “a”. la matita rossa. la gonna eleganta.”

la prima scuola che mi ha dato fiducia mi pagava in nero, dieci euro l’ora. tutte le altre facevano le cose complicate, dicevano che avrei dovuto iscrivermi alla SVA.

capire cosa fosse, come funzionasse, in che cosa consistesse era impossibile senza una conoscenza madrelingua del tedesco. è così che mi sono resa conto di essere una freelance. e quando sei una freelance, le entrate sono incerte, i carichi di lavoro o nulli o esagerati e l’assicurazione te la devi pagare da te, e si chiama appunto SVA.

ho fatto l’impostore per più di un anno, ho ingannato un altro paio di scuole. lavorando sempre con principianti sullo stesso libro avevo anche acquisito un po’ di sicurezza, fino a che mi è capitata una studentessa che voleva sostenere l’esame di bilinguismo a bolzano.

imparare una lingua non è un processo lineare ma è una spirale. a livello avanzato bisogna ripercorrere tutto e coprire le lacune. e io sapevo di non essere in grado di aiutarla ma ho accettato l’incarico ugualmente.

lei ha passato l’esame solo perché le è capitato un testo, tra i 200 possibili, sul quale avevamo lavorato insieme. e questa botta di fortuna, invece di incoraggiarmi, mi ha convinta che no. insegnanti di italiano non ci si improvvisa.

concludo sottolineando che con le sole lezioni di italiano non sarei assolutamente riuscita a mantenermi. l’italiano non è una lingua molto richiesta, le insegnati di italiano che conosco fanno anche altri lavori o sono in grado di insegnare altre lingue, per esempio l’inglese.

Libri Lascia un commento

Voglio Vivere Così, un sito e un libro per chi sogna di cambiare vita

libro-voglio-vivere-così-come-lasciare-tutto-e-cambiare-vitaE’ in tutte le librerie da poco più di un anno e sui principali siti web per la Netwon Compton Editori Come lasciare tutto e cambiare vita realizzato dalla redazione di Voglio Vivere Così.

Il libro nasce da un’idea: racchiudere in un testo tutte quelle problematiche legate all’expat che per anni (esattamente nel 2007) raccontiamo sul sito Voglio Vivere Così.

Il sito è nato infatti per dare voce a tutti quegli italiani che hanno deciso di cambiare vita e si sono trasferiti a vivere all’estero e si è evoluto, negli anni, in un sito di informazioni a 360 gradi per chi sogna una nuova vita all’estero e non.

Ci sono infatti numerose rubriche e articoli focalizzati su diversi temi come lavoro, visti, immobiliare, pensioni all’estero e molto altro.

Inoltre, da poco più di un’anno abbiamo lanciato www.voglioviverecosiworld.com dove, dalle principali capitali del Mondo, gli italiani che ci vivono ci raccontano mensilmente cosa succede.

Breve presentazione del libro

Stanco del tuo lavoro? Stressato dalla città in cui vivi? Esausto per una quotidianità che non ti offre più stimoli? Allora hai scelto il libro che fa per te! Tra le pagine di questo manuale scoprirai che il cambiamento in grado di ribaltare la tua vita è possibile, se lo desideri davvero.

Come lasciare tutto e cambiare vita è un libro ricco di consigli utili e informazioni pratiche per affrontare la metamorfosi con la necessaria consapevolezza e raccoglie preziose testimonianze di chi ha avuto il coraggio di farlo, in Italia o all’estero, scoprendo in sé talenti inaspettati.

Sono storie esemplari di italiani che hanno portato in giro per il mondo la loro fantasia, creatività e voglia di fare. Se è vero che non basta espatriare per risolvere i problemi, è altrettanto vero che, una volta presa la decisione, bisogna conoscere molto bene il posto che si sceglie come nuova casa.

Troverai quindi schede dettagliate per orientarti senza entusiasmi eccessivi, e soprattutto senza la paura dell’ignoto. Perché il cambiamento è un percorso, prima ancora che un risultato, in cui nulla è facile, ma niente è impossibile. E noi italiani, si sa, siamo un popolo di santi e navigatori, ma in fondo anche di emigranti…

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