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Assembramenti di vita – La contemporaneità di Klimt

Quante volte passiamo di fronte ad uno stesso punto, che possa essere un angolo di una città o un libro su uno scaffale, senza che esso attragga particolarmente la nostra attenzione?

E poi in un dato momento ti si svela davanti agli occhi, quasi come un risveglio improvviso?

Ecco, questo è accaduto a me con un’opera di Gustav Klimt che ho avuto occasione di incontrare più volte al Leopold Museum, e mi riferisco più esattamente al dipinto “Tod und Leben” (Morte e Vita), forse volutamente per evitare la riflessione che un quadro di tale portata può trasmettere.

Il dipinto è un olio su tela, e nella sua spazialità è diviso nettamente in due parti: dal lato sinistro una sinistra figura avvolta dal buio più scuro mentre sulla destra un insieme di corpi che si confondono fra loro attorniati da vivaci colori. Un’antitesi che emerge come chiara contrapposizione di due realtà così differenti ma nel contempo indissolubilmente legate.

La Morte è rappresentata in maniera classica, ovvero con un teschio ed una tunica, ma se lo osserviamo meglio la figura non è immobile: il suo sguardo è beffardo e la veste decorata da croci con sfumature differenti ha un sapore ironico. Inoltre stretta fra le sue ossute mani, tiene una clava pronta a colpire chi le si para di fronte. Dall’altro lato la Vita viene rappresentata attraverso donne e uomini di differenti età, compreso un neonato, che nella loro nudità dolcemente si aggrappano fra di loro, racchiusi da un’aurea fortemente cromatica e rassicurante, quasi a richiamare l’utero materno.

Il motivo per cui questa opera del Maestro della Secessione mi è tornata in mente è abbastanza chiaro. Questo periodo prolungato di pandemia mondiale ci ha costretto ad un confronto collettivo con la morte, in quanto aleggia attorno in un periodo in cui (causa coprifuoco, lockdown più o meno leggeri e bombardamento mediatico) la riflessione si impone maggiormente a noi. Ma ad attrarre maggiormente la mia attenzione non è la figura della Morte, bensì la caratterizzazione con la quale Klimt rappresenta la Vita.

In questi mesi di forzato distanziamento fisico, nella sofferenza della mancata espressione dell’affettività, l’essere umano ha cercato altri mezzi per ritrovarsi e stringersi agli altri, cercandosi anche solo uscendo per un caffè d’asporto bevuto in piedi e al freddo vicini anche a persone sconosciute. Sì perché è il non sentirsi soli che ci fa sentire più sicuri, e non la chiusura forzata fra quattro mura drogati di serie TV e cibo ipercalorico.

E questa voglia di vita, Klimt l’ha rappresentata perfettamente nella sua opera: osservate le donne e gli uomini come si appoggiano dolcemente l’uno all’altro, e del senso di serenità che si propaga da questa immagine. I colori scelti per avvolgere le figure sono chiari e caldi, come un sole di primavera che invita ad esporti ai suoi raggi, e inoltre i corpi (nel puro stile Klimt) emanano sensualità e passione, elementi costanti di una vita reale.

Gustav Klimt con questa sua opera, realizzata nella prima decade del Novecento, riproduce al meglio quanto affermato recentemente da Papa Francesco (“Nessuno si salva da solo”) e quanto inconsciamente ognuno di noi crede, soprattutto ora.

Il ritorno all’arte come ossigeno per l’anima in un periodo di depressione sociale, è stata una piacevole sorpresa per chi come me ha scelto il mondo della cultura e della natura per la propria sfera professionale, nonostante dalle Autorità siamo visti come uno dei principali veicoli di contagio. Anche se nella realtà cultura e arte sono sì veicolo di contagio, non da covid però, bensì di bellezza, sapienza, speranza.

“La bellezza salverà il mondo” (Fedor Dostoevskij)

Immagine: Gustav Klimt, Public domain, via Wikimedia Commons

Alex Stacchini

Romagnolo DOCG, nasce lo stesso giorno di Mozart ma qualche anno più tardi. Collabora con un importante tour operator italiano per il quale viene spesso “inviato” a Vienna e in Austria, tanto da definirla ormai la sua seconda patria. E nell'attesa di diventare prima o poi cittadino viennese, prova a dare qualche consiglio su come scoprirla e amarla di più. Nella speranza che possano esservi utili.

Scritto da Alex Stacchini

Romagnolo DOCG, nasce lo stesso giorno di Mozart ma qualche anno più tardi. Collabora con un importante tour operator italiano per il quale viene spesso “inviato” a Vienna e in Austria, tanto da definirla ormai la sua seconda patria. E nell'attesa di diventare prima o poi cittadino viennese, prova a dare qualche consiglio su come scoprirla e amarla di più. Nella speranza che possano esservi utili.

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