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Arthur Schnitzler: scrittore per gente che non soffre di vertigini

Quando ho deciso di scrivere la mia tesi di Laurea su Arthur Schnitzler, la mia relatrice mi ha chiesto perché avessi scelto proprio quell’autore ed io ho risposto candidamente: “Perché amo
Vienna!” Cioè… lo ammetto non le ho detto così, però se me lo domandassero proprio adesso allora sì che pronuncerei “Perché amo Vienna!” e non cadrei in contraddizione, perché se c’è uno scrittore e drammaturgo che meglio ha saputo descrivere e raccontare la Vienna della fin de siècle, quello è proprio Arthur Schnitzler.

Se il nome non vi dice niente, vi dirà forse qualcosa “Eyes Wide Shut”, film capolavoro di Stanley Kubrick ispirato proprio a una novella del nostro Arthur (mi permetto di prendermi una certa confidenza!), Traumnovelle alias Doppio Sogno, quella dove i protagonisti Fridolin e Albertine, in apparenza felice coppia borghese nella Vienna tanto familiare a Schnitzler, quella della Sacher, dei giri di valzer e dell’Opera, si scoprono in crisi e si lasciano sopraffare dai loro desideri più intimi, più nascosti, scavano nell’inconscio delle loro pulsioni, si allontanano per poi forse ritrovarsi per sempre come vorrebbe Fridolin, il cui nome rimanda non a caso alla parola tedesca Frieden, pace.

Che c’entra Vienna in tutto questo e nell’interesse dello scrittore per i disagi esistenziali degli individui? Bella domanda!

Vienna è il cuore pulsante della vita di ogni personaggio, è il punto di riferimento, il centro nevralgico e lo scenario dove si susseguono le vicende degli uomini. Ed è sempre la città An den schönen blauen Donau (Sul bel Danubio blu), presente o assente, a decidere i comportamenti da adottare in società, le regole da seguire e a annunciare i profondi cambiamenti che caratterizzeranno la società fin de siècle e che porteranno a sconvolgimenti così radicali che si ripercuoteranno nel lento declino di ogni suo abitante.

Come nella novella Flucht in die Finsternis (Fuga nelle tenebre) dove questa volta per l’individuo ormai dilaniato e disorientato non c’è più nessuna via di scampo: il protagonista Robert, infatti, scivola lentamente nel baratro della follia e finisce per freddare il fratello Otto, convinto che questi voglia ucciderlo per mettere fine ai suoi tormenti. Mi piace sottolineare la scelta del nome del personaggi principale: Robert deriva dall’antico alto tedesco hruod “Ruhm” fama e beraht “gläzend” splendente, ovvero “splendente di fama” usato con una valenza antifrastica, visto che Robert avvertiva la propria esistenza priva di profondo significato se paragonata a quella del fratello Otto!

Sì, senza ombra di dubbio Arthur Schnitzler aveva perfettamente ragione quando parlava di sé come di “uno scrittore per gente che non soffre di vertigini!”

P.s.: Arthur Schnitzler nasce a Vienna nel 1862, dove si laurea in Medicina nel 1885. Scrittore e drammaturgo, tra le sue opere si ricorda Leutnant Gustl, (il sottotenente Gustl) dove impiega il monologo interiore, Fräulein Else, (La signorina Else), anche questo scritto con la tecnica del monologo interiore, Liebelei, (Girotondo), Anatol (Anatol)… Muore nella capitale austriaca nel 1931.

Scritto da Lucilla

Sono nata a Livorno nel 1981, e mi sono laureata in Lingue e Letterature Straniere con una tesi su Arthur Schnitzler. Vienna è per me una "Città dei Sogni", sospesa tra passato e presente: dall'architettura barocca allo Jugendstil, dalla Staatsoper ai centri industriali fino ai quartieri più periferici dove si può gustare una tipica Wiener Schnitzel o un esotico Kebab. Inutile sottolineare che per quasi cinquant'anni è stata la città dei sogni di Freud!

2 Commenti

  1. Angela ha detto:

    Lucilla, grazie e complimenti per il tuo articolo sul grande Schnitzler. Mi ritrovo in tutto ciò che metti in evidenza, sullo scrittore e su Vienna: impossibile fare a meno di entrambi!

  2. Vania ha detto:

    Ciao Lucilla vorrei leggere la tua Tesi visto che la mia e’ “il doppio sogno di eyes wide shut”

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