Una delle colazioni più amate, un rito, una cerimonia, un simbolo della nostra italianità nel mondo. Cornetto e cappuccino è un abbinamento nel quale ci sentiamo rappresentati come popolo e che vantiamo nel mondo, così come una delle prime cose che cerchiamo quando lasciamo il nostro paese per vivere all’estero.
Per il cappuccino siamo arrivati addirittura a stabilire una sorta di galateo, una costellazione di regole su quanto e come berlo che difendiamo a spada tratta quando vediamo qualcuno che non lo rispetti.
Eppure secondo alcune leggende, l’avventura di cornetto e cappuccino sembra partire proprio da qui, Vienna, la città in cui questa bevanda è soprattutto un ammazzacaffè, un’alternativa al limoncello e all’amaro, ottimo per buttare giù uno Schweinsbraten.
Il tutto si dice sia legato ad un particolare evento, l’assedio del 1683 che oltre alle notevoli conseguenze storiche sul destino d’Europa ha apparentemente portato i viennesi a profonde riflessioni sulla loro colazione.
Per prendere di sorpresa la città gli assediatori ottomani decisero infatti di scavare dei tunnel per entrare passando sotto le mura e per non essere scoperti dagli assediati scavarono di notte. Ignorando però che, come probabilmente ancora oggi, le notti di Vienna sono popolate dai suoi fornai.
Fra una Topfengolatsche e un Mohnweckerl, gli instancabili panettieri si accorsero del rumore di picconate sotto i loro piedi e nel dubbio andarono ad avvisare le guardie. La sorpresa fu così smascherata e la città si salvò.
Non è chiaro ora se furono commissionati o se vennero presi da un moto spontaneo ma per celebrare l’evento, i fornai viennesi iniziarono a sfornare i Kipferl, dolci a forma di mezzaluna, ispirati alla bandiera turca (della serie “ce li siamo mangiati!”).
Grazie agli intensi scambi e alla storia comune di Vienna e del nord Italia si può tranquillamente immaginare come il Kipferl si sia diffuso negli anni successivi in tutta la penisola.
Sarà poi la regina Maria-Antonietta ad esportarli alla corte di Parigi dove verranno rielaborati fino a diventare il noto croissant con cui la nobildonna viennese pare abbia cercato di risolvere il problema della fame in Francia.
Al termine della stessa battaglia o forse dopo un’altra battaglia della stessa guerra un soldato polacco, tale Georg Franz Kolschitzky, sembra sia tornato a Vienna con 300 sacchi di caffè lasciati dai soldati turchi in fuga e che per rivenderli abbia aperto in Stock-im-Eisen-Platz 4 una delle prime Kaffeehäuser.
Essendo il caffè molto amaro decise di aggiungervi latte e miele e, dato il colore della bevanda simile a quello del saio dei cappuccini, battezzò il risultato appunto “Kapuziner”. Vera o no che sia il racconto, all’angolo di Favoritenstraße 64 i viennesi hanno posto nel dubbio una statua per ricordare Kolschitzky ed i suoi caffè.
Queste due storie escludono a priori una potenziale origine italiana di cornetto e cappuccino ma per fortuna abbiamo un’altra leggenda a cui aggrapparci per poter vantare dei diritti di proprietà intellettuale almeno sul cappuccino, quella di Marco d’Aviano.
Questo è stato un importante religioso italiano, appartenente all’ordine dei cappuccini, confessore e consigliere dell’imperatore Leopoldo I. Non si sa bene dove, come, quando e perché, ma ad un certo punto, poco prima, durante o poco dopo l’assedio di Vienna del 1683, ha fatto aggiungere del latte ad un caffè troppo amaro e un cameriere nelle vicinanze, sorpreso da questo nuovo modo di bere un caffè, ha esclamato “Kapuziner!”.
La storia è incredibilmente poco verosimile, molto lacunosa, ma ahimè è tutto quello che abbiamo al momento per nutrire il nostro patriottismo sul tema (esistono molte altre varianti , tutte altrettanto incomplete).
Sebbene sia molto difficile valutare la veridicità di queste leggende è certamente molto interessante che tutte siano legate allo stesso evento, un assedio, parte di una guerra durata in totale più di dieci anni e che ha influito sul volto che l’Europa ha ancora oggi.
Dopo un evento di tale portata, i viennesi hanno evidentemente sentito la necessità di qualcosa di dolce, caldo e confortante per riprendersi.
Questo breve excursus di storie che nascono male, si sviluppano male e si concludono male non chiarisce ovviamente da dove venga una delle nostre colazioni preferite, ma sicuramente apre un interrogativo molto importante: se il cappuccino è davvero nato a Vienna, chi fra italiani e austriaci ha il diritto di decidere se si possa bere dopo una pizza?
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