Nelle ultime settimane a causa di alcuni fatti di cronaca in Italia si è tornato a discutere su due temi molto importanti come l’aborto e la legislazione sul cosiddetto „fine vita“.
Ogni volta che sento parlare di un tema particolare nei media italiani mi viene spontaneo fare un confronto con la situazione in Austria. Lo trovo un esercizio utile sia per conoscere meglio il Paese in cui vivo che per fare un confronto su come vengono affrontati temi spesso delicati.
La legislazione sull’aborto in Austria
In Austria l’interruzione volontaria di gravidanza è stata regolamentata e resa legale nel 1975. In base alla legge un aborto (Abtreibung) è consentito entro i 3 mesi dall’inizio della gravidanza senza la necessità di giustificare alcun tipo di motivazione dopo una consulenza con un medico. In seguito è possibile solo se sussiste un motivo di salute per la madre o in presenza di gravi problemi fisici o mentali del feto.
Sebbene la legge sia chiara, anche in Austria l’interruzione è comunque un tema di discussione e di contrasto da più di 40 anni. La legge infatti sebbene non preveda una “obiezione di coscienza” come in Italia non prevede comunque l’obbligo da parte dei medici o personale sanitario di eseguire un aborto e può capitare – in particolare al di fuori delle grandi città – di avere difficoltà a trovare una clinica o medico che esegua l’operazione.
Altro punto di contrasto è che in Austria una interruzione di gravidanza non è inclusa nelle prestazioni delle assicurazioni sanitarie nazionali (a meno che non venga fatta per motivi di salute) e deve quindi essere pagata privatamente, con un costo che può variare tra 500 e 800 Euro.
Questa esclusione dal programma sanitario da una parte non permette di avere dati statistici chiari su quanti aborti e in quali cliniche od ospedali vengano effettuati, d’altra parte permette un completo anonimato del paziente, che non è obbligato a fornire le proprie generalità.
Per chi volesse maggiori informazioni o avesse bisogno di una consulenza su una gravidanza, a Vienna ci si può rivolgere a varie strutture, come l’ambulatorio ProWoman (Fleischmarkt 26, 1010 , http://www.prowoman.at/).
Il testamento biologico e l’eutanasia in Austria
Nel 2006 è entrata in vigore in Austria una legge sulla dichiarazione anticipata di trattamento, il cosiddetto “testamento biologico” (Patientenverfügung) in cui il paziente può dichiarare a quali terapie venir sottoposto nell’eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere la propria volontà attivamente.
In base a questa legge un paziente può comunicare in maniera scritta o tramite un modulo a quali trattamenti venire sottoposto o quali persone possono decidere per lui la terapia da seguire.
Nella legge viene differenziato tra una dichiarazione vincolante (verbindlich) e una di “richiesta” (beachtlich). Nel primo caso è necessaria una procedura più complessa, come una consulenza medica e legale, mentre la seconda viene vista come una indicazione orientativa per il medico curante.
Per quanto riguarda l’eutanasia (Sterbehilfe), sia che eseguita da un medico o direttamente dal paziente, è invece come in Italia vietata dalla legge. Anche in Austria è un tema discusso da molto tempo, ma al momento non sono previste proposte di legge in merito.
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