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Erasmus a Vienna: gioie e dolori

erasmus-vienna-austria-studiare-università (1)Appena arrivati a Vienna, agitati, pieni di aspettative e idealizzazioni, stereotipi e abitudini italiane incarnate, trovano qualche difficoltà: i Pan di stelle al supermercato non esistono, nelle aule universitarie saranno pochi ad iniziare un discorso col compagno di banco, all’uscita dei locali il profumo “nr.5” rimarrà solo un ricordo, sostituito ben presto dall’odore di tabacco.

Gli studenti Erasmus scelgono di venire a Vienna per la lingua, l’università, la cultura o semplicemente perché volevano scappare dalle mura di casa.

Partono dall’ Italia sovraccarichi di valige riempite di cibo da genitori preoccupati, oppure ricevono all’arrivo pacchi di sopravvivenza spediti da mamme generose contenenti rigorosamente pasta, tortellini, piadine, sughi, marmellate, dolci, foto.

Non mancano i bigliettini per ricordare ai figli che prima o poi, ahimè, finirà anche questa avventura e si intralegge un dolce “ti aspetto a casa” scritto tra le righe.

erasmus-vienna-austria-studiare-università (2)Nello scorso anno accademico (2012/2013), 70 studenti italiani hanno scelto Vienna come meta per il famoso “semestre sabbatico” mentre l’anno precedente furono un ottantina di studenti.

Sono stati tutti accolti dall’associazione Erasmus Student Network (ESN), che organizza incontri, feste e gite per gli “incomings” dall’estero.

Sono state molte le iniziative organizzate tra le quali l’”international Dinner”, lo “speed friending”, la caccia al tesoro, le gite fuoriporta (a Praga, Brno e Cracovia ) e le numerose feste colorate, allegre e multiculturali.

Dalle lunghe e bizzarre nottate insieme a suon di musica e sorrisi , hanno trovato spazio anche serate ai fornelli e lezioni di cucina italiana per gli amici nordici – seguite poi da presentazioni di foto del proprio paese d’origine, le foto da bambino, di famigliari ed amici.

Con l’arrivo dell’estate è terminata l’esperienza tra abbracci, foto, cartoline, lacrime e un “arrivederci, amici, a rivederci.”

Andavano dunque i nostri Erasmus allegramente…

Marina

È un'altoatesina a Vienna, ma toscana nel cuore. Marina di nome e di fatto, quando può scappa al mare. Non beve la birra, non arriva (quasi) mai puntuale, non vuole un “aifone” ma grazie al lavoro sta mutando in una piccola nerd. Nella vita privata però preferisce l'analogico: post-it, agenda e una paperella scaldaletto. Dicono che sia “l e n t a, dolce e con quel leggero tocco di follia.” Quando a Vienna non nevica (quando...), insegue i sogni in bicicletta e li intrappola in una fotografia istantanea. Click.

Scritto da Marina

È un'altoatesina a Vienna, ma toscana nel cuore. Marina di nome e di fatto, quando può scappa al mare. Non beve la birra, non arriva (quasi) mai puntuale, non vuole un “aifone” ma grazie al lavoro sta mutando in una piccola nerd. Nella vita privata però preferisce l'analogico: post-it, agenda e una paperella scaldaletto. Dicono che sia “l e n t a, dolce e con quel leggero tocco di follia.” Quando a Vienna non nevica (quando...), insegue i sogni in bicicletta e li intrappola in una fotografia istantanea. Click.

2 Commenti

  1. Igor ha detto:

    Era l’ottobre del 93 quando una domenica sera, una macchina di amici scalmanati mi accompagnava alla stazione di Verona a “ciapà al trenu”. Destinazione Erlangen, motivo progetto Erasmus. Non era proprio la destinazione che avevo in mente, m’interessava l’Inghilterra, per l’inglese e perché gli studenti nonni che tornavano, avevano dato gli esami più difficili oltremanica senza problemi. La concorrenza era però tale, che all’ultimo cambiai con la Germania per essere sicuro di partire. Con ottime conoscenze del dialetto della bassa mantovana e un infarinatura di quello parmense, il fatto di non conoscere neanche una parola di tedesco non era assolutamente un problema, almeno fino a quando dovetti scendere dal treno. A quei tempi, non si portavano cellulari, ipod o computers, però mia mamma mi mise un salame in valigia da portare al professore che ci avrebbe dovuto accogliere. Ne fu entusiasta. All’estero appresi la morte di Fellini e Senna, mentre vissi l’avventura dell’Italia di Sacchi a USA94 dalla tv tedesca. Quando tornavo in Italia, per le vacanze, si vedevano i cacciabombardieri che passavano in formazione per andare in Jugoslavia. L’Erasmus fu per me un periodo pieno di meravigliosi ricordi. Ne vorrei citare uno. La frase che mi lasciò il professore, quello del salame, quando tornai alla fine: “Facciamo tutto questo per fare in modo che quello sta succedendo ora in Jugoslavia, non succeda mai più in Europa ”.

  2. Marina ha detto:

    I brividi.
    Sono Momenti preziosi!
    Grazie mille per il tuo contributo!

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