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Elezioni in Austria 2017: come andrà a finire?

Manca un solo giorno alle elezioni in Austria ma parlando con vari amici austriaci la domanda che sento porre più spesso è “chi dovrei votare?”. E’ stata effettivamente una campagna elettorale molto accesa e non c’è nessun partito che si possa considerare migliore degli altri, sia tra quelli grandi (l’FPÖ non lo prendo nemmeno in considerazione) che tra quelli più piccoli.

Ma oramai i giochi sono fatti ed è quindi necessario iniziare a pensare ai risultati che arriveranno. Gli ultimi sondaggi sembrano abbastanza chiari: primo partito sarà quello di Sebastian Kurz (che non so più se chiamare ÖVP o in che modo) con il 33-35% dei consensi, seguito dall’FPÖ di H.C. Strache, stabile al 25-27% dei consensi, seguito infine dai socialdemocratici (SPÖ) del cancelliere uscente Christian Kern. I partiti minori – Grüne, Neon e Liste Pilz – galleggiano tutti nei sondaggi intorno al 5-6%, quindi oltre alla soglia di sbarramento per entrare nel parlamento.

La prima considerazione da fare è quanto questi numeri si ritroveranno poi nei risultati di domenica: nelle ultime elezioni si è visto anche in Austria che i sondaggi non sono poi così precisi come può sembrare. Mi ricordo benissimo 2 anni fa quando per le elezioni comunali di Vienna ci si aspettava un testa a testa tra SPÖ e FPÖ, mentre alla fine ci furono ben 9 punti percentuali di differenza. La mobilitazione degli elettori sarà anche un punto fondamentale: quanti vedendo l’ÖVP già vincitore (o l’SPÖ perdente) andranno comunque a votare? E quanti di questi daranno il loro voto ad un altro partito pensando che comunque il loro preferito prenderà già abbastanza voti? Sono tutte incognite che potrebbero modificare sostanzialmente il risultato finale.

Se i sondaggi sono giusti, cosa si farà dopo?

Come per ogni elezione in Austria nessuno dei partiti ha voluto mettersi d’accordo o esprimere un interesse per una coalizione prima delle elezioni. Ognuno cerca di ottenere più voti e seggi possibili per poi creare un governo in base ad un accordo con gli altri partiti e creare una maggioranza.

E’ una strategia politica seguita in campagna elettorale che ho visto già varie volte nelle elezioni che ho seguito in Austria, ma che non sempre ha portato a buoni risultati. In governi di questi tipo ogni partito cerca di portare a casa piccole vittorie per il proprio elettorato, ma le grandi riforme difficilmente vengono realizzate. Questo tira e molla ha avuto quasi sempre come conclusione una rottura, sia per incomprensioni che per tattica politica, che però si è spesso tramutata in un boomerang per i partiti tradizionali – che effettivamente continuano a perdere consensi.

Forse vi ricorderete del 2008, quando la grande coalizione si spaccò e ci fu una campagna elettorale molto accesa e simile a quella attuale, con continui battibecchi e “mai più” tra i due partiti, concludendosi però con un governo formato nuovamente dagli stessi partiti di centro-destra e centro sinistra, ma con un nuovo segretario a capo di quello perdente.

E quindi chi governerà l’Austria dal 16 ottobre?

La risposta che fino a poco tempo fa sembrava scontata è una coalizione tra ÖVP ed FPÖ, con cancelliere Sebastian Kurz e vice H.C.Strache. Questo significherebbe sicuramente una svolta verso destra di tutte le politiche sociali e di immigrazione, ma sarebbe sicuramente osteggiata in maniera molto decisa sia dalla società che dalle istituzioni (nazionali ed internazionali). Il ricordo negativo della stessa coalizione che governò dal 2001 al 2007 è ancora vivo sia tra gli elettori che nelle cause di tribunale.

Una alternativa di cui speculano vari commentatori è che anche questa volta si torni a fare una grande coalizione, guidata da Kurz ma con qualcun’altro al comando dei socialdemocratici al posto di Kern (si parla molto del ministro Doskozil). Per l’SPÖ sarebbe un modo per rimanere al governo ma come la prenderebbero gli elettori che si sono sentiti dire durante tutta la campagna elettorale che una coalizione di questo tipo non avrebbe più funzionato?

Alcuni analisti hanno addirittura preso in considerazione la possibilità di un governo di minoranza del solo ÖVP, che vada poi a raccogliere consensi tra i vari partiti in parlamento in base alle proposte di legge. Un progetto del genere avrebbe però molte difficoltà senza un numero veramente ampio di parlamentari. In Austria questa strada venne seguita solo da Bruno Kreisky nel 1970, ma perché ottenne il 48% dei voti e non la maggioranza assoluta e funzionò in ogni caso solamente per meno di 2 anni.

La possibilità di una coalizione SPÖ-FPÖ – come è stata paventata molte volte da Kurz negli ultimi dibattiti – la vedo invece molto remota. I punti di incontro tra i due partiti sono veramente pochi, e lo sforzo per rimanere insieme bloccherebbe qualunque tipo di lavoro per il Paese.

Rimane infine la possibilità che i partiti minori ottengano più consensi di quelli che ci si aspetta dai sondaggi e si possa creare una coalizione di 3 partiti (ÖVP-Grüne-NEOS oppure SPÖ-Grüne-NEOS sono state ventilate), ma anche qui ci dovrebbe essere un vero ribaltamento delle previsioni, e con i numeri attuali sembra impossibile.

Le possibilità e i dubbi che rimangono sono quindi ancora molti: non ci resta che aspettare la sera di domenica 15 ottobre – i seggi elettorali chiuderanno alle 17 e si sapranno i primi exit-poll – per capire il futuro di questo nostro Paese.

Scritto da Paolo Manganiello

Vivo a Vienna dal 2004. Da più di dieci anni racconto tramite QuiVienna questa città e tutto quello che succede in Austria, con un occhio di riguardo per la comunità italiana.

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