Al passante curioso, muovendosi dalla Staatsoper verso la Kärntner Straße, può esser capitato di notare, durante una golosa sbirciata attraverso le vetrine, una targa sul muro dell’Hotel Sacher: “Hier wohnte im Jahre 1741 der große Komponist / Antonio Vivaldi, / * 4.3.1678 In Venedig † 28.7.1741 in Wien”.All’epoca, purtroppo per il veneziano, non sorgeva il celebre e lussuoso hotel, bensì una palazzina proprietà della vedova Maria Agate Wahlerin, la quale ne concedeva in affitto un appartamento. Lì, nel 1740, si stabilì Antonio Vivaldi, espatriato in cerca di fortuna.
Compositore geniale e innovativo, noncurante della carriera ecclesiastica cui era stato forzatamente destinato, il Prete rosso conquista in breve la città natale col suo operato presso l’Ospedale della Pietà (un orfanotrofio in cui si cura dell’istruzione musicale delle ragazze) e in seguito come impresario d’opera al Teatro Sant’Angelo.Nel 1711, con la pubblicazione della raccolta di concerti L’Estro armonico, arriva la consacrazione internazionale e, sette anni dopo, la nomina a Maestro di Cappella presso la corte di Mantova. Quando decide in seguito di tornare a Venezia, si trova ormai all’apice della carriera: diverse casate nobiliari di tutta Europa gli domandano dediche e commissionano composizioni. Tra queste non possono mancare gli Asburgo.
Quando Carlo VI, recatosi a Trieste per supervisionare la costruzione di un nuovo porto, ha modo di incontrare Vivaldi, lo loda entusiasticamente, nominandolo cavaliere e attribuendogli una medaglia d’oro. Ma, soprattutto, lo invita a corte. Svariati anni dopo il compositore inizia a rendersi conto come il gusto musicale stia lentamente mutando: il suo stile sarebbe stato ben presto bollato come ‘fuori moda’ e dimenticato. Senza contare che, pare, inizino a girare troppe voci a proposito di una relazione (ancora non provata) con la cantante Anna Girò, fatto quanto mai disdicevole per un uomo di chiesa. L’ambizione di ottenere un qualche a posto ufficiale presso la corte asburgica lo fa definitivamente decidere di partire per Vienna – senza sapere che mai più avrebbe rivisto la natia Venezia.
Brutalmente svenduti molti manoscritti per finanziare il viaggio, entra nella capitale austriaca nel 1740, stabilendosi tatticamente nei pressi del Kärntnertortheater, dove spera di poter far rappresentare qualche opera. Sfortunatamente, in ottobre, Carlo VI muore, generando la Guerra di successione austriaca con conseguente chiusura di tutti i teatri sino all’anno successivo. Vivaldi si trova così solo, malato, senza possibilità di guadagno e, soprattutto, senza l’appoggio dell’Imperatore. Impossibilitato a tornare in Italia per ristrettezze economiche, continua a svendere propri manoscritti nella speranza di un miglioramento, il quale, purtroppo non arriva.
Nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1741, Vivaldi muore solo nel proprio appartamento causa “infezione interna”. Dopo una sobria cerimonia funebre presso il Duomo di Santo Stefano (cui, secondo una leggenda ormai smascherata, avrebbe cantato il giovane Joseph Haydn), viene seppellito presso il cimitero del Bürgerspital, in una zona adiacente la Karlskirche.
Questi luoghi non sono più visitabili: l’ultima residenza del compositore è stata abbattuta nella seconda metà dell’Ottocento per la costruzione dell’Hotel Sacher, mentre sopra il vecchio cimitero – chiuso nel 1783 da Giuseppe II – è stata costruita la Technische Universität. Rimangono oggi, unica memoria di questa triste sorte, delle targhe situate in questi luoghi, che qualche passante curioso potrebbe forse notare…
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