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Il governo perde un pezzo (e le vaccinazioni vanno a rilento)

In Austria i titoli di studio sono mostrati spesso come trofei. E’ normale trovarli nei documenti o che negli uffici pubblici si senta chiamare Herr (o Frau) Magister seguito dal cognome. E mi è capitato più di una volta veder cambiare l’atteggiamento di uno sconosciuto non appena viene a conoscenza che ho un titolo universitario.

Ha fatto quindi scandalo la scoperta che Christine Aschbacher, ministro del lavoro e della famiglia, ha copiato gran parte della sua tesi di laurea (e sembra anche quella di dottorato).

Ad accorgersene è stato Stefan Weber, famoso “cacciatore di plagi” che analizzando il testo con uno speciale software ha notato tantissime incongruenze. Ma basta anche sfogliarne qualche pagina (qui alcuni esempi) per chiedersi come l’università abbia potuto accettare un testo del genere (valutandola anche con il massimo dei voti).

Non ci è voluto molto perché da varie parti si chiedessero le dimissioni, che sono arrivate sabato. Il governo aveva probabilmente già previsto questa conclusione, nemmeno 24 ore dopo è infatti già stato presentato il suo sostituto: si tratta di Martin Kocher, prestigioso economista non legato ufficialmente ad alcun partito.

Una scelta sicuramente migliore per un ministero che deve gestire la grave crisi economica causata dal coronavirus (attualmente sono più di 500.000 i disoccupati in Austria).

Le vaccinazioni vanno a rilento

Questo avvicendamento di governo ha spostato un po’ l’attenzione mediatica dal coronavirus, che rimane comunque il tema centrale anche in Austria.

In particolare la strategia adottata per le vaccinazioni è stata al centro del dibattito negli ultimi giorni. Dopo un inizio altamente mediatico con le prime iniezioni davanti alle telecamere il 27 dicembre, la distribuzione dei vaccini si era infatti praticamente bloccata.

All’inizio della settimana scorsa molti osservatori si erano chiesti perché sebbene siano disponibili oltre 60.000 dosi (con altrettante in arrivo entro la fine della settimana), solamente 6.770 persone avevano ricevuto un vaccino (dati del 6 gennaio).

In un’intervista Katharina Reich, caposezione per la salute pubblica al ministero, aveva spiegato con non poche difficoltà che per la complessità della gestione l’inizio vero e proprio in tutte le case di riposo e nei soggetti a rischio era prevista solo per il 12 gennaio.

Questo ha scatenato varie polemiche e in base alle ricostruzioni un intervento diretto del cancelliere Kurz e del suo team, che ha preteso un inizio più veloce, promettendo che già entro questa settimana sarebbero state effettuate almeno 70.000 vaccinazioni.

Molti osservatori hanno fatto notare che sebbene le critiche siano giuste, non è possibile cambiare un piano in così poco tempo, oltre ovviamente a mettere in discussione in questo modo l’operato del ministero per la salute.

In base alle ultime informazioni disponibili, fino a ieri sono state vaccinate in tutta l’Austria circa 30.000 persone, un numero tra i più bassi in Europa.

Quando arriverà la fine del lockdown?

Dopo che l’opposizione la settimana scorsa ha bloccato il progetto del Freitesten, ovvero la possibilità con un test negativo di poter accedere a negozi, ristoranti e altre attività prima della fine del lockdown, il governo non ha potuto fare altro che confermare la data del 24 gennaio.

Cosa accadrà dopo questa data non è però al momento ancora chiaro. Poiché il numero di casi giornalieri di coronavirus non sta ancora scendendo ai livelli necessari, gli esperti stanno infatti già discutendo su quali restrizioni rimarranno comunque in vigore.

Al momento l’unica cosa che sembra decisa è che dopo il lockdown chi vorrà partecipare ad eventi con più di 20 persone o soggiornare in un albergo dovrà presentare un test negativo non più vecchio di 48 ore. Inoltre per certe tipologie di lavoro a rischio (insegnanti, camerieri, autisti e tutti coloro che hanno un contatto diretto con molte persone) sarà previsto l’obbligo di un test settimanale.

Non è al momento ancora chiaro se l’ingresso in ristoranti e negozi verrà regolamentato, come anche se la quarantena per chi rientra da un altro Paese rimarrà valida o meno.

I nuovi test di massa a Vienna

Nel frattempo venerdì sono iniziati a Vienna i nuovi test di massa voluti dal governo. La partecipazione sembra al momento ancora più bassa rispetto a quella precedente, con meno di 100.000 persone che si sono prenotate per un appuntamento.

La possibilità di effettuare un test rimane aperta a tutti fino al 17 gennaio, una prenotazione è necessaria solamente per chi si vuole recare alla Stadthalle, mentre ci si può presentare in ogni momento – anche la domenica – per le stazioni al Prater/Stadion e alla Marx Halle. Trovi qui gli orari e maggiori informazioni.

I numeri della settimana

  • i casi attivi in tutta l’Austria sono attualmente 20.250 (363 in meno rispetto a sette giorni fa)
  • i ricoverati in ospedale 2.246 (+19), di cui 372 (+9) in terapia intensiva. I deceduti sono 6.723 (+399).
  • la regione con il maggior numero di casi attivi è la Bassa Austria (4.299), seguita da Vienna (3.610), Stiria (3.097), Alta Austria (2.418), Salisburgo (2.274), Tirolo (1.710), Voralberg (1.145), Carinzia (1.097) e Burgenland (600).

La donazione degli organi in Austria

Alcuni giorni fa il Post spiegava che in Italia le persone che accettano di donare gli organi in caso di decesso sono sempre poche, probabilmente perché è necessario dare un consenso attivo ad eventuali trapianti.Trovo sempre interessante mettere a confronto come certi temi vengano trattati in modo diverso tra i vari Stati. In Austria infatti la gestione delle donazioni è esattamente opposta: qui infatti per legge tutte le persone decedute sono potenziali donatori, a meno che non si abbia espresso esplicitamente la propria contrarietà.

Secondo te quale sistema è più giusto?

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Paolo Manganiello

Vivo a Vienna dal 2004. Da più di dieci anni racconto tramite QuiVienna questa città e tutto quello che succede in Austria, con un occhio di riguardo per la comunità italiana.

Scritto da Paolo Manganiello

Vivo a Vienna dal 2004. Da più di dieci anni racconto tramite QuiVienna questa città e tutto quello che succede in Austria, con un occhio di riguardo per la comunità italiana.

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