Elezioni Un commento

Perchè voterò NO al referendum sul taglio dei parlamentari

Il 20 e 21 settembre gli italiani – anche noi residenti all’estero – sono chiamati alle urne per approvare o respingere la riforma cosiddetta del “taglio dei parlamentari”.

Per chi non sa di cosa sto parlando, ecco i punti chiave:

  • la riforma per cui si dovrà votare prevede la riduzione dei seggi alla Camera da 630 a 400 e quelli al Senato da 315 a 200
  • il referendum è di tipo confermativo, non è quindi previsto quorum
  • per noi residenti all’estero la votazione si svolgerà per posta, i plichi elettorali arriveranno a casa ad inizio settembre
  • saranno ridotti anche i parlamentari eletti dagli italiani all’estero: i deputati passeranno da 12 a 8 e i senatori da 6 a 4

L’ultimo punto è quello che naturalmente mi tocca più da vicino e che mi ha spinto a decidere di votare per il NO.

Come avevo già scritto dopo l’approvazione della legge, già ora i deputati e senatori non sono sufficienti per rappresentare in modo adeguato i 5 milioni di italiani residenti all’estero. E se il referendum venisse approvato la proporzione peggiorerebbe ancora, diventando di uno ogni 400.000 italiani.

Per le realtà più piccole – come Vienna e l’Austria – che già ora sono visitate raramente dai nostri parlamentari, l’approvazione di questa riforma significherebbe una ancora maggiore diminuzione della rappresentatività degli italiani all’estero presso il Parlamento italiano.

Potreste obiettare che anche adesso la situazione non è delle migliori, e ve ne do ragione. Il mio auspicio – e anche di questo ne avevo già scritto – sarebbe una riforma completa della rappresentanza degli italiani residenti all’estero (rafforzando per esempio Comites e CGIE), ma non si può obbiettare che questo referendum rappresenti comunque un ulteriore passo indietro.

La mia posizione in generale rispetto a questa riforma è molto semplice: l’ordinamento politico dell’Italia si basa su una democrazia rappresentativa. Ognuno di noi dovrebbe avere dunque qualcuno a cui potersi rivolgere e che porti avanti le proprie istanze.

Diminuire il numero di parlamentari significa quindi rendere più difficile il rapporto diretto con i cittadini, e questo è secondo me un male per la democrazia. Per questo motivo voterò NO al referendum.

Paolo Manganiello 1
Paolo Manganiello

Vivo a Vienna dal 2004. Da più di dieci anni racconto tramite QuiVienna questa città e tutto quello che succede in Austria, con un occhio di riguardo per la comunità italiana.

Scritto da Paolo Manganiello

Vivo a Vienna dal 2004. Da più di dieci anni racconto tramite QuiVienna questa città e tutto quello che succede in Austria, con un occhio di riguardo per la comunità italiana.

1 Commento

  1. Glauco ha detto:

    Mi dispiace intervenire, ma il suo punto di vista mi sembra delicato. E’ ben vero che il Parlamentare, Deputato o Senatore che sia, ha come compito la rappresentatività della popolazione che lo ha eletto, ma è altrettanto vero che non ha alcun vincolo di mandato. La conseguenza, purtroppo frequente, è che, spesso i nostri Rappresentanti cambiano casacca per ragioni personali, rinnegando i propri elettori. Tornare alla vita privata in caso di disaccordo, lasciando il posto al primo dei non eletti della stessa formazione politica è oltre l’orizzonte della coerenza. In alcuni casi c’è stato un vero mercimonio senza alcuna sanzione per il baratto ideologico.
    Con stima immutata

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