Elezioni 3 commenti

Ha senso eleggere dei parlamentari per gli italiani residenti all’estero?

In un articolo apparso a fine dicembre sul Corriere della Sera , Gian Antonio Stella descrive un quadro molto sconfortante riguardo ai parlamentari eletti dagli italiani residenti all’estero.

Si va da personaggi di dubbia fama che pensano più alla pensione che alle sorti del Governo, ad altri eletti senza nemmeno risiedere all’estero, fino a presunti brogli con le schede elettorali.

La lettura dell’articolo mi ha fatto riflette sull’utilità di tali parlamentari, ben 12 deputati e 6 senatori, eletti in base alla cosiddetta legge TremagliaLegge 459 del 27 Dicembre 2001.

Da una parte l’elezione di tali rappresentanti può essere vista come un fatto positivo: negli ultimi anni sono sempre più gli italiani emigrati all’estero, e può essere sicuramente utile avere un modo per far sentire la proprio voce all’interno delle istituzioni e per “non essere dimenticato” pur vivendo all’estero.

Ma quante sono le questioni che il parlamento dovrebbe discutere riguardanti gli italiani all’estero?

Personalmente non me ne vengono in mente molte, la maggior parte dei miei contatti con le istituzioni italiane avviene tramite l’Ambasciata, la quale dovrebbe provvedere in ogni caso e senza distinzione di Governo a tutte le necessità degli italiani all’estero nel migliore dei modi possibili.

Inoltre sono veramente necessari 12 parlamentari e 6 senatori? Io credo che uno solo per ogni Circoscrizione Estera sia più che sufficiente. Si può sostenere che in questo modo si assicuri la pluralità delle componenti politiche, ma personalmente non credo che le questioni che riguardano gli italiani all’estero siano basate su un partito di destra, sinistra o centro.

La questione del numero dei rappresentati mi porta anche a chiedermi come possa funzionare una rappresentanza per delle aree geografiche così vaste.

Per me che vivo a Vienna, come posso sentirmi rappresentato da una persona che risiede in Germania, Francia o in un altro Paese europeo e che non conosce minimamente la situazione degli italiani in Austria?

Infine mi chiedo se in generale abbia veramente senso che una persona che abita magari già da 10 o 20 anni in un Paese straniero debba ancora essere rappresentato in Italia e dall’Italia, non sarebbe forse meglio votare per le elezioni del Paese dove si vive?

La Legge Tremaglia secondo me – lo avete capito – non è perfetta. Anche nell’articolo di Gian Antonio Stella citato all’inizio venivano descritti vari tentativi di riforma proposti negli ultimi anni che però non sono stati finora attuati.

Personalmente ritengo che sarebbe necessario riformare completamente le modalità di rappresentanza degli italiani all’estero. Invece di pochi parlamentari per regioni immense bisognerebbe trovare il modo di creare una rappresentanza anche per le piccole realtà italiane nel mondo.

Questo può accadere tramite una maggiore cooperazione tra italiani residenti e le Ambasciate oppure tramite un maggiore supporto alle associazioni italiane presenti nei Paesi stranieri, per esempio togliendo alcuni dei parlamentari eletti all’estero e destinando i fondi risparmiati in questo modo a tali iniziative di aiuto e aggregazione per gli italiani residenti all’estero.

Paolo Manganiello 1
Paolo Manganiello

Vivo a Vienna dal 2004. Da più di dieci anni racconto tramite QuiVienna questa città e tutto quello che succede in Austria, con un occhio di riguardo per la comunità italiana.

Scritto da Paolo Manganiello

Vivo a Vienna dal 2004. Da più di dieci anni racconto tramite QuiVienna questa città e tutto quello che succede in Austria, con un occhio di riguardo per la comunità italiana.

3 Commenti

  1. domenico ha detto:

    Belle osservazioni che darebbero senso al voto dei residenti all´estero,ma é chiaro anche che la superficialitá verso il valore” voto” dei residenti all´estero non é casuale e speculazioni politiche giá perpetuate lo dimostrano (vedi plebiscito di Stoccarda nell´ultima tornata elettorale).L´eletto finisce poi agli arresti ma i brogli che lo hanno portato in parlamento vengono trattati con sufficenza,il sistema rimane intatto e la democrazia fagocita la malattia.Bello auspicare e proporre soluzioni valide che magari portino un cambiamento e diano senso alle scelte degli ellettori all´estero. Una politica fatta da onesti é il seme da piantare,ma prima va rassodato il terreno italia devastato dai malgoverni che si sono ripetuti.

    Domenico

  2. Veru ha detto:

    Posso aggiungere il mio pensiero in proposito?
    Lo trovi su vanity Fair:
    http://blog.vanityfair.it/2013/02/perche-gli-expat-non-dovrebbero-votare-e-gli-erasmus-si/

  3. vittorio romanelli ha detto:

    Il voto degli italiani all’estero é non solo un dovere da parte di Roma, ma un diritto di chi vive all’estero ed una ricchezza enorme per l’Italia. Tutti gli altri cittadini europei votano quando risiedono all’estero. Se sono successe rare cose poco chiare, e realmente in Argentina é accaduto si faccia luce e si processi. Peró non facciamo d’ogni erba un fascio. A proposito di Fascio e Tremaglia, nessuno puó dire nulla contro la sua legge. Io iscritto al PD ,ex staffetta partigiana ho il massimo rispetto perché non ha mai voluto favorire il MSI,tanto che dopo la batosta alla prima elezioni , quel gentile signor La Russa ed altri l’hanno pubblicamente denigrato!
    Continuaiamo a votare e Stella sia meno provinciale, s’informi prima di scrivere certi articoli!

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