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100 giorni di Coronavirus in Austria

Il 25 febbraio 2020 una coppia italiana residente ad Innsbruck venne messa in isolamento con febbre e tosse sospetta. Si scopriranno essere i primi casi ufficiali di Coronavirus (o Covid-19) in Austria.

Da quella data sono passati esattamente 100 giorni, un buon momento per guardarsi indietro: l’epidemia in Austria si è diffusa in maniera simile a tanti altri Paesi, sembrando inizialmente circoscritta a poche zone, ma estendendosi poi velocemente in tutto il Paese in maniera esponenziale.

Anche se non sarà mai possibile capire da dove è arrivato veramente il primo caso (a Vienna si scopri in seguito che un avvocato era già da 10 giorni in ospedale senza essere stato testato), il focolaio di Ischgl in Tirolo ad inizio marzo è stato sicuramente il fattore scatenante che ha fatto esplodere la crescita in tutto il Paese – e anche in molte altre zone d’Europa.

Da li le cose si sono evolute velocemente: il governo austriaco già il 10 marzo, con appena 182 casi accertati, decise di introdurre le prime restrizioni, tra cui il divieto di ingresso dall’Italia senza certificato medico, l’annullamento della maggior parte degli eventi e la sospensione delle università. Il giorno seguente venne comunicato che anche tutte le scuole sarebbero rimaste chiuse.

Il 13 marzo poi – quando i casi confermati erano già saliti a 504 – venne comunicata l’inizio della “quarantena” in tutto l’Austria. Tutte le aziende che ne hanno la possibilità avrebbero dovuto permettere il telelavoro, ristoranti, bar e negozi sarebbero dovuti rimanere chiusi e venne esortata la popolazione a lasciare la propria abitazione solo per 3 motivi:

  • Motivi di lavoro che non possono essere rinviati
  • Acquisto di beni di prima necessità
  • Attività di aiuto verso altre persone

Venne però comunicato che passeggiate nelle vicinanze della propria abitazione sarebbero rimaste possibili, ma solo insieme a persone del proprio nucleo familiare.

Queste misure restrittive, prese quando i casi erano ancora relativamente pochi sono state (col senno di poi) introdotte – per calcolo o per fortuna – proprio nel momento giusto. L’epidemia ha infatti raggiunto il suo picco in Austria il 3 aprile con 9.193 casi, per poi iniziare lentamente a scendere.

La strategia seguita dal governo è stata quella di introdurre nuove disposizioni, sia restrittive che di allentamento, ogni 14 giorni, per vederne gli effetti sul diffondersi del contagio.

Il 30 marzo per esempio, è stato comunicato l’obbligo di uso delle mascherine protettive nei supermercati e nelle altre attività aperte al pubblico. Dal 14 aprile venne permessa la riapertura dei piccoli negozi, ma allo stesso tempo venne introdotto l’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi pubblici.

Dal 1 maggio venne poi permessa la riapertura di tutti i negozi, dei centri commerciali e dei barbieri. Inoltre vennero sospese le limitazioni agli spostamenti attive da metà marzo.

Il 15 maggio è stata poi permessa la riapertura di bar e ristoranti, con distanze di sicurezza ed limitazioni al numero di persone trai tavoli, e infine dal 29 dello stesso mese è arrivata anche la riapertura gli alberghi, le palestre e le piscine.

Questa strategia in Austria sembra aver funzionato: attualmente in tutta l’Austria ci sono solo 358 persone ammalate di Coronavirus, in costante diminuzione. La maggior parte (211) si trova a Vienna, un numero in ogni caso molto piccolo per una città di 2 milioni di abitanti. I piccoli focolai che compaiono vengono più facilmente tracciati e al momento non sembra esserci il rischio di una nuova crescita esponenziale.

Con un totale di 16.700 casi registrarti e 670 decessi l’Austria è uno dei Paesi in cui l’impatto del Coronavirus è stato sicuramente tra i più lievi, anche se le conseguenze sull’economia e sulla popolazione sono ancora ben presenti e dureranno a lungo.

A Vienna la vita di tutti i giorni sembra tornata alla normalità (a parte la presenza costante delle mascherine protettive), ma non è ancora tutto finito: stiamo ancora aspettando che il confine con l’Italia venga riaperto ufficialmente, ed è difficile sapere come si evolverà la situazione nei prossimi mesi.

Io mi auguro – e anche a voi lettori – che tutto andrà bene.

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Paolo Manganiello

Vivo a Vienna dal 2004. Da più di dieci anni racconto tramite QuiVienna questa città e tutto quello che succede in Austria, con un occhio di riguardo per la comunità italiana.

Scritto da Paolo Manganiello

Vivo a Vienna dal 2004. Da più di dieci anni racconto tramite QuiVienna questa città e tutto quello che succede in Austria, con un occhio di riguardo per la comunità italiana.

2 Commenti

  1. Carla Bianchi ha detto:

    Grazie, Paolo. Grazie per le informazioni che ci dai. Spero che l’Austria riapra all’Italia entro il 1 luglio, perché il 7 dovrei tornare nella mia città preferita. Grazie ancora. Carla

  2. Domenico ha detto:

    Grazie, ti seguo continuamente.
    Speriamo in una riapertura dei confini il più presto possibile, compatibilmente con la situazione sanitaria presente in Italia, vado spesso a Vienna che rimane una città a me molto cara. Grazie e Saluti Domenico

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