Italiani all'Estero 7 commenti

Viaggiando verso l’Italia: il cibo controcorrente

Fatta la lista delle cose da comprare e portarsi dall’ Italia, rimane da fare la lista delle cose da portare in Italia.

Fino a qualche anno fa la prassi era quella di arrivare in Italia con la valigia vuota, mangiare, riempire la valigia e tornare a Vienna piú pesanti e piú felici.

Ma in fondo il ruolo di noi Italiani all’estero è bivalente. Volenti o nolenti, non siamo solo stranieri, portatori sani di cultura italiana a Vienna, ma anche diffusori involontari di cultura austriaca in Italia.

Cosí con l’intensificarsi delle visite di parenti e amici a Vienna, comincia ad allungarsi anche la lista dei desideri da esaudire in Italia. Che noi abbiamo bisogno di un po’ d’Italia a Vienna é scontato, ma che anche l’Italia desideri un po’ di Vienna nel piatto non smette mai di stupirmi.

Passata, fortunatamente quasi subito, l’ondata delle turistiche palle di Mozart, ecco quindi la lista del “cibo controcorrente”, quello che viaggia in direzione contraria: da Nord a Sud.

Ovvero la Top Ten dei piú richiesti dall’Italia, che mostra, secondo me, una sorta di controtendenza e di maggiore interesse rispetto a qualche anno fa.

  1. La Sachertorte. Fin troppo ovvio, no?
  2. Kürbiskernöl. Dopo le diffidenza iniziale, sembra creare dipendenza.
  3. Marillenschnaps della Wachau.
  4. I semi di papavero per fare i dolci.
  5. La Liptauer Aufstrich (di origine ungherese in realtà).
  6. Tisane di frutti vari e di zenzero. In particolare le varie tisane di natale, tipo “Wintermärchen”, “Weihnachtszauber” e simili. (Vanno a ruba!)
  7. Il preparato di spezie per fare il Glühwein e quello per fare i Lebkuchen, molto di moda al momento.
  8. Il preparato, o meglio le buste giá pronte da cuocere, per fare le varie Knödel, siano quelle di Semmel, di semola o di patate.
  9. Diversi tipi di pane nero. Il pane alle noci e quelli con vari tipi di semi in particolare.
  10. E dulcis in fundo, Le Rum-Kokos della Casali (come le avranno scoperte?)

Sicuramente è merito del turismo italiano a Vienna che non è un fenomeno nuovo, ma è anche un po’ merito degli italiani in Austria che portano a casa ogni volta un pezzetto di novità e che, forse mentre ancora lo stanno criticando, non si accorgono di star diffondendo il gusto Austriaco.

D’altronde i numeri parlano e dicono che l’emigrazione cresce. In ogni cerchia di conoscenti pare ci sia almeno un Italiano tra i 20 e i 45 anni residente all’estero. Lo scambio è inevitabile. Che si fosse inteso principalmente questo con l’idea dell’unione dell’Europa?

Dimenticando per un attimo le motivazione economiche, a me piace pensare che sia cosí, mentre scrivo la lista della spesa e noto con piacere che non manca neanche una dieresi alla parola Kürbiskernöl scritta su un post-it da mia zia.

Alessandra

Mi chiamo Alessandra, vengo dalla provincia di Varese e vivo e lavoro a Vienna dal 2000.

Scritto da Alessandra

Mi chiamo Alessandra, vengo dalla provincia di Varese e vivo e lavoro a Vienna dal 2000.

7 Commenti

  1. ALBERTI ha detto:

    Bravissma!

  2. PaoloB ha detto:

    Questo articolo è molto interessante: in particolare le conclusioni sull’Unione Europea. Avete presente quel programma sulla storia intitolato “La Storia Siamo Noi”?

    In effetti dovremmo pensarla così: l’Unione Europea siamo noi.

    1. Alessandra ha detto:

      Ciao PaoloB,
      grazie mille!
      è un argomento che a me sta molto a cuore, soprattutto ultimamente si sentono e leggono tante critiche sull’EU, ma io sono della generazione che ascoltava Jovanotti cantare “Estate 1992” e sono cresciuta con la speranza di poter essere, da grande, cittadina europea. Sono passati tanti anni, ma siamo finalmente europei?

      1. PaoloB ha detto:

        Io penso sia davvero difficile dare una risposta ad una domanda di questo tipo. Sicuramente progetti come l’Erasmus o il Leonardo hanno cambiato negli ultimi anni la mentalità di molti giovani europei. Mia madre è austriaca e vive da molti anni in Italia. Quando si trasferì all’epoca, nei lontanissimi anni 80, dovette quasi laurearsi da capo perchè il titolo di studi non le era stato pienamente riconosciuto. C’erano ancora frontiere e si aveva bisogno di un passaporto. Ovviamente la percezione di essere all’estero era molto molto più marcata. I confini sulla carta geografica erano molto più spessi di ora.

        Insomma prima che mi incarti senza aver detto nulla…: penso che l’Unione Europea sia un progetto, un percorso avviato, ma lungo e di cui non abbiamo in testa un risultato finale preciso. Se si costruisce una casa si commissiona ad un architetto di disegnarne una con forme ben precise. La foma ben precisa di Europa purtroppo la classe dirigente dei NOSTRI paesi ancora in testa non ce l’ha. Però sono convinto che i giovani sanno di essere su un binario che va in un’unica direzione. Chi è antieuropeista è ormai fondamentalmente un anacronista. Poi è chiaro che non tutti sono predisposti a viaggiare o vivere all’estero. Ma un fenomeno che vedo in enorme crescita è quello di persone di paesi diversi che stanno insieme. Sono tutti segnali inconfutabili di un percorso. Un percorso che per ora secondo me è più culturale e SOCIALE che politico!

        Io, inoltre, sarei ben contento di delegare parte della mia sovranità nazionale a una sovrastruttura di controllo se questo può servire a migliorare il mio paese.

  3. federica ha detto:

    anche l’Apfelgold Essig, le cosine di profumeria da dm, lo speck, marmellate di marillen provenienti dalla regione del Wachau, dei panini al latte per mio padre che trova buoni solo da penny e diverse altre cosine :D

  4. Mauro ha detto:

    1) Sachertorte, ovvia ma immancabile
    2) Ettolitri di Almdudler
    3) Marillenschnaps
    4) Apfelessig

    Quando la grande distribuzione internazionale non aveva ancora “globalizzato” gli scaffali dei supermercati di Roma (non “tantissimissimi” anni fa…..), mettevo nella valigia anche prodotti non tipicamente austriaci che però trovavo con più facilità a Vienna tipo Frankfurter, Berner, Bratwurst, Lyoner wurst…….

    Sono cresciuto con il programma RAI “Europa, Europa” (chi se lo ricorda?). A Roma, credo, di essere stato tra i primi ad installare un’antenna satellitare sul balcone di casa, quando ancora la pay-per-view, il digitale satellitare o internet non si sapeva cosa fossero, con l’intenzione di curiosare nei telegiornali o nelle trasmissioni di altri paesi.
    A volte mi chiedo come sia possibile rendere più “vera” l’unione europea quando, al contrario, all’interno dei singoli paesi (vedi il nostro) ci sono forze che cercano di disgregare già le unità nazionali……

    1. Alessandra ha detto:

      Mauro,
      secondo me é proprio quella la risposta, le unitá nazionali sono troppo “strette” nel contesto attuale, si sgretolano perché non rispondono piú alle esigenze di un sistema ampliato. É come voler insistere a infilare il piede nelle scarpette di quando eravamo bambini, non volendo ammettere che il piede sia cresciuto.

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