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Hotel Sacher, un assaggio della Vienna Fin de Siècle

sacher-hotel-vienna-austria-torta-storia-libroLa domanda è d’obbligo per chiunque sosti attratto, anzi incantato, davanti alla vetrina del negozio Sacher in Kärtnenstraβe: “È nata prima la torta o l’albergo?”. La stessa cosa, un poco più confusi, se la chiedono i turisti che, dalla riva del fiume Salzach, ammirano l’hotel Sacher di Salisburgo “Ma il Sacher non è a Vienna?”. Questioni lecite, che non riguardano solo il marketing o la mera industria alberghiera austriaca, ma in primis la storia di una famiglia ed in particolar modo di una donna, che ha lasciato un’impronta nella storia della capitale dell’Impero Austro-Ungarico.

E questa storia ci viene raccontata dalla scrittrice austriaca Monika Czernin nel suo libro “Hotel Sacher, l’ultima festa della vecchia Europa” (EDT) la quale, in un susseguirsi di episodi e avvenimenti legati all’hotel più famoso d’Austria, svela i retroscena di un periodo storico che ancora aleggia fra i viali e i palazzi di Vienna. Tutto nasce da un’idea di Eduard Sacher, figlio di Franz (il noto inventore della torta Sacher), che prima con un ristorantino nella Innerstadt, poi al Prater e nel contempo con una “maison meublée” dietro all’Opera, conquisterà il cuore pulsante della società viennese, diventando con gli anni un celebre ritrovo della nobiltà e della borghesia emergente del fortunato periodo del “Gründerzeit”, ovvero quando Vienna attraverso la realizzazione della Ringstraβe, divenne il cuore culturale (e finanziario) dell’Europa di fine Ottocento.

La Czernin pagina dopo pagina ci accompagna letteralmente negli ambienti sempre in movimento dell’hotel Sacher, con gli attori della Storia che ne calcano il proscenio, ma dove l’unica vera protagonista è lei, ovvero Anna Sacher, nata Fuchs, seconda moglie del celebre “gastronomo” Eduard. Sarà lei giovanissima a condividere con il marito le attività imprenditoriali legate all’attività della ristorazione e della ricettività (non dimentichiamo che il nome “Sacher” prima di essere legato all’hotel era sinonimo in città di alta cucina) e a prenderne poi le redini in mano alla morte di lui avvenuta nel 1892, amministrandola con mano ferma e grande capacità imprenditoriale fino al 1929.

Quindi fra le sale del ristorante, nei suoi separé, fra le cucine e le camere e i grandi ricevimenti al “Sacher Garten” del Prater vedremo sfilare l’élite nobile, borghese e culturale della Vienna fra fine Ottoceno e i duri anni Venti del secolo scorso. Scorrendo le pagine ci tufferemo nell’Esposizione Internazionale del 1873, ammireremo l’imperatrice Elisabetta concedersi un momento di tranquillità, assaggiando una fetta di torta Sacher al Prater, entreremo nelle sale della Hofburg per una cena ordinata dal principe ereditario Rodolfo, assisteremo alle discussione di intellettuali e artisti quali Schnitzler, Mahler, Reinhardt e di “arrampicatori sociali” quali Viktor Ephrussi, Nathaniel Rothschild, Karl Wittgenstein, Camillo Castiglioni, senza dimenticare arciduchi e ministri dell’Impero. Nel contempo si muovono le vicende private di Anna, alla cui vita privata dedicherà sempre poco tempo (cosa che si ripercuoterà poi sulla famiglia) e che scoprirà, nei suoi rari momenti di libertà, un “tenero legame” che la unirà a Julius Schuster, ovviamente dopo la morte del marito Eduard. Il tutto però doveva trovare spazio solo dopo aver curato gli affari del suo piccolo regno personale.

L’hotel Sacher acquisì un ruolo centrale nella frizzante vita sociale viennese, grazie alle capacità di Anna ed alla posizione strategica nel quale si trovava (subito dietro l’Opera), infatti al suo interno cadevano i tabù legati al ruolo che si occupava in seno alla Corte o all’appartenenza etnica e religiosa, simboleggiava perciò la vera anima della capitale dell’Impero: una città multietnica e rispettosa delle differenze, ma ben legata alla propria identità asburgica. Questa identità resisterà nonostante i grandi cambiamenti legati alle conseguenza della Grande Guerra.

Interessante ed utile è la sezione dedicata alle “fonti” che trova spazio alla fine del libro, nella quale si possono carpire meglio le situazioni narrate, fra descrizioni di avvenimenti reali e licenze narrative.

Con questo interessante racconto la Czernin non solo ci accompagna all’interno di un’intimità legata ad un mondo e ad un periodo che ancora oggi appassiona migliaia di persone, ma svela l’identità di una prestigiosa firma universalmente conosciuta, che ancora oggi vive nella dolce glassatura al cioccolato della torta Sacher.

Immagine: (c) © wikipedia / David Monniaux

Alex Stacchini

Romagnolo DOCG, nasce lo stesso giorno di Mozart ma qualche anno più tardi. Collabora con un importante tour operator italiano per il quale viene spesso “inviato” a Vienna e in Austria, tanto da definirla ormai la sua seconda patria. E nell'attesa di diventare prima o poi cittadino viennese, prova a dare qualche consiglio su come scoprirla e amarla di più. Nella speranza che possano esservi utili.

Scritto da Alex Stacchini

Romagnolo DOCG, nasce lo stesso giorno di Mozart ma qualche anno più tardi. Collabora con un importante tour operator italiano per il quale viene spesso “inviato” a Vienna e in Austria, tanto da definirla ormai la sua seconda patria. E nell'attesa di diventare prima o poi cittadino viennese, prova a dare qualche consiglio su come scoprirla e amarla di più. Nella speranza che possano esservi utili.

3 Commenti

  1. Andrea ha detto:

    Eppure i miei amici viennesi indicano tutti Demel come detentore della ricetta originale della torta Sacher!

    1. Alex Stacchini ha detto:

      A Rimini c’è una statua in centro che rappresenta Papa Paolo V, che agli inizi dell’Ottocento fu “modificata” per farlo diventare San Gaudenzio e risparmiarla dalla furia iconoclasta dei soldati napoleonici, e circa 90 anni dopo (scampato da tempo il pericolo) la statua tornò al suo aspetto originario e il pontefice ne riprese la titolarità. Eppure tanti riminesi, compresi molti miei amici, credono ancora che si tratti di San Gaudenzio.
      Ecco, questo per mostrare come una cosa sia la “vox populi”, un’altra la Storia. Questo vale anche per la torta Sacher che fu inventata da Franz Sacher e dai suoi due figli che ne seguirono le orme come “gastronomi” di eccellenza. Fu il nipote del pasticciere, Eduard (che portava lo stesso nome del padre ma che al suo contrario era privo di senso di imprenditoriale e sempre alla disperata ricerca di denaro) a vendere alla pasticceria di Corte “Demel” la licenza per la produzione della Sacher, che scatenerà poi la “guerra delle torte” trascinatasi per 24 anni in tribunale (dal 1938 al 1962) che darà al Sacher la possibilità di mettere il timbro “original” sulle proprie torte.
      Quindi la ricetta sarà anche la medesima, ma affermare che i detentori della ricetta originale sia unicamente la pasticceria Demel non è assolutamente veritiero.

  2. Piero Garofalo ha detto:

    L’ho letto anche io ed è davvero molto utile per chi come me ha lasciato il cuore a Vienna

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